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3d: la fine del cinema?

Ho visto il mio primo film in 3d sette anni fa, a Berlino, si trattava di quella tecnologia Imax che richiedeva proiettori speciali e schermi alti trenta metri.
Nonostante il mal di testa riprovai l’esperienza alcuni anni più tardi a Barcellona. Adesso che il cinema 3D è una realtà diffusa anche in Italia, però, mi vengono dei dubbi. Si perché il cinema in 3d è un’esperienza divertente, ma stravolge il senso del racconto filmico. Pensateci un attimo: nel 3d tutto diventa una lunga (noiosa?) soggettiva. Lo sguardo della macchina da presa si identifica con quello dello spettatore, le lenti sono sempre le stesse. Che succede allora al grandangolo, al piano sequenza, al campo lungo, al primo piano?
Chi dice oggi che il cinema 3d sostituirà il cinema ha più o meno le stesse probabilità di prendere una cantonata di chi disse a suo tempo che la televisione avrebbe soppiantato la radio. Quello che potrà accadere, semmai, è che nasceranno una serie di prodotti pensati per il 3d, videogiochi soprattutto ma anche lungometraggi (in cui inevitabilmente ad un certo punto qualcosa, una freccia, un bastone o una mazza finiscono contro lo spettatore, sennò che gusto c’è?), probabilmente film fracassoni e adrenalici (la sola idea che qualcuno possa pensarci per il porno mi fa un po’ ridere, ma prima o poi ci penseranno). I film “film”, invece, rimarranno come sono. Con la macchina da presa messa dove lo richiede la storia, senza occhialini e senza mal di testa.

L’ora della responsabilit

L’etimologia della parola "responsabile" ci dice che deriva da "responsus" (risposta) e "abile" (colui che opera): cioè vuol dire che l’essenza della responsabilità è avere risposte. In particolare, essere in grado di rispondere sul proprio operato.

Dopo il momento della tragedia, del dolore, della solidarietà per il terremoto in Abruzzo, credo che verrà il momento della responsabilità. Il momento di dare risposte. Ci sono 290 vittime innocenti che non torneranno più tra noi: ma al rispetto – se non altro – del loro sacrificio credo sia dovuta questa responsabilità, questo dare risposte a domande dolorose.
Perché paghiamo tecnici, sismologi, geologi per poi sentirci dire sempre che "tanto un terremoto non è prevedibile? Se è così, non possiamo risparmiare quei soldi?
E perché altrove (Giappone, California) i terremoti li prevedono?
Perché se un tecnico in Italia in effetti annuncia un evento disastroso come un terremoto viene definito "imbecille" dal capo della protezione civile e denunciato per procurato allarme?
Chi ha costruito l’ospedale inaugurato pochi anni fa ed ora inagibile? Vogliamo nomi e cognomi, tecnici, maestraenze, ingegneri.
È l’ora della responsabilità, l’ora di dare delle risposte.
Perché il presidente del consiglio deve chiedere al ministro degli interni di inviare dei vigili del fuoco in diretta nazionale su Rai Uno? Non ha il suo numero di telefono per chiamarlo in privato?
Perché si invitano tutti a non recarsi sul posto dell’incidente per non creare disordine, e dopo un paio d’ore ci sono gli sciacalli delle tivù principali a chiedere ai cittadini "Crede ancora nel futuro?"
Perché si parla sempre dell’Aquila come una città medievale, e non si denuncia che a venir giù sono state soprattutto costruzioni di trenta o quarant’anni fa?
Perchè?

In bici sulla higway to hell

L’anno pre-elettorale, si sa, è sempre il migliore per i cittadini. Indipendentemente dal colore della giunta, improvvisamente è tutto un pullulare di iniziative. A voler essere ottimisti, è perché i frutti di quattro o cinque anni di lavoro cominciano a vedersi; a voler essere pessimisti, è perché il timore di non essere rieletti spinge gli amministratori a darsi una mossa.
A Bologna, nella fattispecie, stanno improvvisamente sorgendo piste ciclabili promesse in effetti alcuni anni fa. La pista ciclabile – quella vera: cioè un percorso esclusivamente adibito per i ciclisti, e non una striscia gialla per terra – è un segnale di civilità e quindi ben vengano. Solo, si ricordino, gli amministratori, che non è che un ciclista può fare cinquanta metri di pista, e poi trovarsi disperso nel traffico caotico a sei corsie dei viali. Una pista deve avere un punto di partenza preciso, e uno d’arrivo. A che servono pistarelle a singhiozzo buone solo per un depliant per turisti? Avrebbe senso un’autostrada Milano Bologna che si interrompe a Piacenza e dopo centinaia di chilometri si giungla e sterrato rimprende a Modena? Non avrebbe senso alcuno (anche se, ripensando alla Palermo – Messina…)
Cari ingegneri, la pista deve essere una passerella per attraversare la città silenziosamente e senza inquinare, non il trampolino di lancio per l’inferno…

Sar? pure antipatico, ma fatelo parlare…

Risulta difficile, qualcunque sia il punto di vista, rallegrarsi perché a qualcuno è stato negato il diritto di esprimersi. Anche se non si condividono idee e opinioni, anzi a maggior ragione quando non si condividono idee e opinioni, il dialogo è fondamentale, e per dialogare bisogna ascoltare. Per questo ritengo il fatto che il papa abbia rinunciato a presenziare all’apertura dell’anno accademico alla Sapienza un brutto segno di intolleranza e anticlericarismo sterile (molto, molto meglio sarebbe stato ascoltare il discorso di Nazinger e poi eventualmente contestare i punti non condivisibili).
Ma il punto che mi fa riflettere è un altro: inutile girare intorno alla questione o far finta di niente, questo papa è antipatico. Sarà un grande teologo, un uomo pio e forse un santo, ma simpatico, secondo l’accezione che si da alla parola nell’era della comunicazione, non lo è. Ogni volta che viene invitato da qualche parte, salta fuori qualche grana. Alla Sapienza gli contestano di aver detto 15 anni fa che il processo a Galieli fu ragionevole. I musulmani gli contestavano una citazione ambigua su Maometto, gli ebrei di voler ripristinare la messa in latino con sgradevoli strascichi razzisti. Insomma, c’è sempre qualcuno – a volte a ragione, a volte no  – pronto a estrapolare qualcosa dai discorsi di Nazinger: se andasse allo stadio a vedere la Roma qualche studioso tirerebbe fuori un commento in latino in cui definiva l’inferiorità di Bruno Conti rispetto a Rumenigge, se lo invitassero alla prova del cuoco qualcuno avrebbe pronto un suo appunto in cui sottolineava l’eccellenza del crauto rispetto al fagiolo bartolotto. E meno male che in Vaticano ha il suo appartamento personale, perché se vivesse in condominio quelli della scala 1 troverebbero modo di contestarlo in seguito a quella ricerca post conciliare in cui il pontefice si scagliava contro le scale condominiali dispari.
L’uomo è indiscutibilmente antipatico, Woytila alla Sapienza ricevette la laura honoris causa tra applausi e commozione, a lui non vogliono dare nemmeno il biglietto di ingresso. Di certo, però, la sua personalità è cristallina, non si può certo dire che chi l’ha eletto pontefice non si aspettasse per esempio le sue invettive contro il relativismo. E allora, cari cardinali, l’avete voluto, adesso tenetevelo: sappiate però nell’era della comunicazione di massa, così ben capita da Giovanni Paolo II, eleggere un papa antipatico ha delle controindicazioni, come quella spiacevole dei vostri giorni.
C’è bisogno di missionari, non di professori.
La prossima volta (fra cent’anni, per carità, fra cent’anni) pensateci un attimo prima della fumatina bianca e andatevi a leggere per bene quello che il candidato pontefice ha scritto e detto in gioventù.
Perché se non lo fate voi, prima o poi qualche studentello rompiscatole lo farà…

Voglio un nuovo tv: le dimensioni contano?

Chi mi conosce sa della mia passione per l’elettronica di consumo e talvolta mi chiede consigli su acquisti di questo genere, visto che oggi senza un 40 pollici ti senti un nessuno e poi gli schermi piatti te li tirano dietro.
Ho deciso allora di parlarne anche su questo blog, sperando di evitare qualche incauto acquisto.
Cominciamo appunto con i prezzi: oggi costano 500 euro televisori che due anni fa ne costavano 3000, è un dato di fatto. I primi lettori dvd portatili con schermo costavano quattro o cinque milioni di vecchie lire, oggi si regalano ai bimbi per il compleanno.
Rassegnatevi, dunque: l’elettronica di consumo non è mai un buon investimento da un punto di vista finanziario, quello che comprate oggi domani varrà già la metà.
Ecco allora una serie di consigli dettati più dal buon senso e dall’esperienza che dalle conoscenze tecniche: continuerà nei prossimi giorni, se c’è interesse.
LASCIATE PERDERE QUELLO CHE VI DICONO NEGOZIANTI, RIVISTE E PRESUNTI ESPERTONI (ME COMPRESO): SCEGLIETE VOI.
Sembra un aspetto banale, ma se entrate in un negozio e avete l’impressione che il vecchio tubo catodico da 28 pollici abbia un’immagine migliore del nuovissimo lcd, bé sappiate che non siete degli zoticoni, probabilmente si vede davvero meglio. Se vi piace di più, e avete lo spazio per tenerlo in salotto, prendetelo. Le tecnologie mature raggiungono il massimo dell’efficacia con il minimo del costo: e i vecchi televisori hanno raggiunto la maturità da anni. Se però volete il nuovo, fate pure, però rassegnatevi, le televisioni locali si vedevano meglio col vecchio televisore che con il nuovo plasma che avete preso, e sarà sempre così. A me che non vediate un dvd o una trasmissione digitale, e allora le cose cambiano.