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Il colesterolo passivo

fritturaSuperata la soglia dei quaranta ci si abitua a salutare tanti superpoteri che si affievoliscono con gli anni: il superpotere di essere sufficientemente lucido dopo una notte quasi insonne, quello di saltare un pranzo senza gravi effetti collaterali, quello di giocare due partite di calcetto consecutive senza dieci giorni di intervallo tra una e l’altra. Anche il metabolismo, quella magia che bruciava salame, cioccolata e patatine fritte e la trasformava in energia comincia a battere la fiacca. Il risultato è che bisogna cominciare a fare più attenzione alla dieta evitando salame, cioccolata e patatine fritte.

E qui però sorge un problema gravemente trascurato dalla comunità scientifica. Quello del colesterolo passivo. Perché sappiamo tutti che vivere con un fumatore fa male anche ai nostri polmoni. Così come è noto che in caso di convivenza con un matto prima o poi si rischia di ammattire.

Ma del colesterolo passivo, vogliamo parlare? Vogliamo parlare di un povero disgraziato che circondato da ventenni tonici si strazia per una mezz’oretta in palestra per bruciare ventigrammi di grasso, e nella strada del ritorno a casa è assalito da pizzerie d’asporto, sushi, trattorie, ristoranti chic, tavole calde e chi più ne ha più ne metta che sprigionano un unto tale che a raccoglierlo si rimpiono un paio di silos? Vogliamo parlare di questa benedetta food city in cui anche la rugiada al mattino è una miscela satura di olio di semi? Le pozzanghere a Bologna non si asciugano mai perché in larga parte sono composte da olio di frittura esausto. E io questo colesterolo lo assumo quotidianamente. Perché ormai in questa città si cucina ovunque, nelle librerie, nei cinema, in piazza, sotto i portici. E anche nelle case, certo: solo che una volta cucinava solo chi ne aveva bisogno per poi mangiare. Ormai anche gli architetti, i postini in pensione e le estetiste nel tempo libero sfornano, impastano, cuociono.

Quella che cala la sera in pianura padana non è nebbia, sono i vapori sprigionati dalla frittura proveniente dalle cappe domestiche. L’unica speranza è che il vento si porti via tutto e provochi una tormenta di dislipidemia sulle coste croate.

Top ten dei motivi per apprezzare l’influenza

pillole10) Avere mal di testa ci ricorda quanto è preziosa. Ripetete: appena mi passo giuro che mi impegno per usarla meglio
9) Finalmente potete testare su di voi il fascino dell’aeroplanino che atterra in bocca con un carico di tachipirina
8) Da quanto tempo era che non guardavate la tivù di lunedì mattina? C’era un buon motivo in effetti
7) Vi lamentate sempre che non avete tempo da leggere, finalmente potrete trascorrere la notte leggendo le riviste in bagno (a intervalli)
6) Guardarsi allo specchio con la faccia grigiastra e due samsonite sotto gli occhi migliora l’autostima: di solito siete molto meglio, dovete riconoscerlo
5) È il momento di usare la giacca da camera molto lord che vi ha regalato vostra suocera e che avete infilato tra i vestiti da matrimonio e il travestimento da carnevale usato nel 2008
4) Per i maschi: siete voi ad avere le vostre cose, adesso! E che cappero. Per le femmine: coraggio, rispetto alle vostre cose questa è una passeggiata. E se avete le vostre cose durante l’influenza, avete decisamente fatto scopa. Brave, le donne manager ottimizzano anche i malesseri
3) Persino vostra madre tornerà a chiedervi come state, solo per cortesia e un attimo prima di domandarvi quello che davvero le interessa, e cioè come stanno le bimbe
2) Anche il cordon bleu pronto in tre minuti nel micronde sembra un piatto da gourmet dopo dieci giorni di pasta lessa
1) Da quanti anni era che non vi entravano quei jeans? Non c’è dieta più efficace di una sana gastroenterite

Vabbé la moda, ma come fate?

Ogni sera ripeto lo stesso rito da meridionale che non si abitua al climaccio padano (la cucina è buona e la gente simpatica, ma no, cari bolognesi, il vostro clima non è buono, suvvia, è proprio una schifezza, gelido d’inverno e bollente d’estate). Cioè mi metto pigiama, felpa, mi rannicchio sotto il piumone e la coperta accessoria sul piumone, dopo di che mi infilo per bene la cannottiera nell’elastico delle mutande, come un Fantozzi freddoloso, perché odio risvegliarmi con la pancia scoperta. Succede inevitabilmente lo stesso perché non indosso il cilicio ma normalissimi slip e perché l’elastico troppo stretto pregiudicherebbe le funzioni circolatorie (giammai); ma nonostante restino piumone e coperta accessoria a copirmi, sento un gran freddo. Allora mi fomando come fate. Voi donne. Certe, non tutte. Come fate, a gennaio, con zero gradi, con i pinguini che passeggiano in piazza e il Nettuno che sembra l’uomo ghiaccio, ad andare in giro con la maglia così corta? E senza niente sotto? Non sono un puritano, semmai il contrario, visto che noto questi dettagli; e nemmeno qui voglio contestare l’usanza di alcune che potrebbero proprio risparmiarsi di mostraci il rotolino di pancetta. Qui faccio solo una domanda: come fate? Non avete freddo? C’è qualche unguento speciale, una dieta particolare da seguire? Come si fa? Lo dite anche a me?