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La festa patronale

Festa patronale a Statte
La festa della Madonna dle Rosario a Statte, foto di Vito, tratta da http://rete.comuni-italiani.it/foto/2008/52477

Dopo Natale e appena dopo Pasqua, nelle graduatorie degli eventi importanti per il sudista, c’è senz’altro la festa patronale. Appuntamento di gran lunga più importante di altre feste quali la festa della Liberazione del 25 aprile, la Festa dei Lavoratori del Primo Maggio o del Ferragosto.

Si perché la festa patronale vuol dire luci che per qualche giorno trasformano il centro storico in una piccola Times Square, vuol dire Luna Park e mercatino, vuol dire cassa armonica con la banda del paese vicino e palco per il concertone che può portare alla ribalta artisti che Sanremo non vuole più, ma che fanno ancora la loro discreta figura.
E se finora ho fatto riferimento al profano, anche per il sacro il sudista non è meno attento, con le lunghe giornate di trekking sotto forma di processione di santi, madonne e sacri cuori, con “l’apparato” che addobba a festa la chiesa, con la messa in pompa magna, sindaco e opposizione tra i banchi e le navate per una volta gremite.

Ebbene, il sudista scoprirà ben presto che tutto ciò nelle nebbiose valli padane non esiste. Specie nelle grandi città, la festa patronale è invisibile. Niente addobbi. Niente luci. Niente strade chiuse per la processione. Se c’è, la processione, è un giretto veloce introno al duomo, altro che mitiche maratone con la statua trasportata in giro per la provincia. Niente luna park. Certo i più devoti sanno benissimo che da un punto di vista liturgico ci sono tutti i momenti di preghiera e spiritualità che si possano desiderare, ma insomma, senza ceci, lupini e cassa armonica, non è la stessa cosa.
Che fare, allora?
Molti sudisti organizzano le ferie in modo tale da essere presenti presso la diocesi natia nel momento topico; e se sono fortunati queste feste si tengono a luglio e agosto. Gli altri si convertono al buddismo, che ha una Danza del dragone niente male in occasione del capo d’anno cinese che si tiene a febbraio; oppure vagano per i piccoli paesi che, anche al di là del Rubicone, continuano a difendere una festa patronale dignitosa.
Con le luminarie (certo il consumo di watt è cinque, seimila volte più contenuto che nei centri minori pugliesi), le bande musicali (alle quali per motivi ignoti tuttavia non si concede il lusso della cassa armonica), i cantanti in declino, le processioni (senza statue, però, che tanto nella nebbia non si vedrebbero). In alcuni casi c’è persino un accenno di luna park.

C’è ancora speranza.
Soprattutto se i sudista riuscirà a farsi coinvolgere nel comitato organizzatore importando gli addobbi per la chiesa, le luminarie, la cassa armonica,  e spiegando ai parroci che una processione che non duri almeno due o tre ore non è degna di un paese civile.