Archivi tag: genitori

I ragazzi del terzo millennio

giovani_oggiCari ragazzi del terzo millennio che andate in gita pensando di godere finalmente di un po’ di libertà, non vi invidio. Non vi invidio perché i vostri genitori possono chiamarvi in qualunque momento e chiedervi come va, com’è il tempo, se avete mangiato e se la maglia della salute vi sta troppo troppo stretta. E se non rispondete entro pochi minuti,  sarà il vostro amico a dirvi scocciato ti prego richiamala sennò manda in paranoia anche la mia.

Non vi invidio perché noi la mamma la sentivamo solo la sera, dopo una fila estenuante in coda al telefono a gettoni, e per quanto carico potesse essere il sacchetto di monetine dorate di cui eravamo forniti, prima o poi la linea cadeva. Se sapevamo giocarci bene le nostre carte, inoltre, in fila potevamo fare incontri interessanti, e magari scambiare due parole con la biondina della 2A.

Cari ragazzi del terzo millennio che andate in gita e volete raccontare in breve com’è andata, non vi invidio. Non vi invidio perché dalle vostre foto sui social chi è rimasto a casa avrà un freddo reportage del palazzo ducale e magari si accorgerà anche che il tempo è nuvoloso. Con quelle centinaia di foto ad altissima risoluzione, con filtri che le rendono tutte ugualmente anonime, non potrete arricchire il racconto di sfumature e, perché no, gonfiare anche un po’ l’entusiamo per le vostre scoperte. Al limite potere essere fotoreporter, insomma, non scrittori in tour. E non regalerete quel brivido all’amica che riceve a casa la vostra cartolina, scritta da voi in piedi in una tabaccheria affollata con la penna tremolante. A dire il vero la cartolina volendo potete ancora inviarla: fatelo, se ci tenete a lei.

Cari ragazzi del terzo millennio, non so nemmeno se ci andrete, in gita. Quel maledetto gruppo whatsapp dei vostri genitori infatti ha fatto litigare i rappresentanti di classe con il preside, il preside con gli insegnanti, gli insegnanti con i genitori. Perché i miei genitori gli altri li incontravano due volte l’anno, il bruto alcolizzato non c’era mai e la pettegola del paese non aveva il coraggio di palesare le sue malelingue davanti a tutti. Adesso il bruto è il gestore del gruppo whatsapp e la pettegola pubblica un contenuto ogni dieci minuti, fate un po’ voi.

Ogni epoca rimpiange il passato remoto, lo diceva anche Sant’Agostino, semplicemente perché non l’ha conosciuto. Sono d’accordo, anche se il passato prossimo io me lo ricordo bene e non era poi così male.
Cari ragazzi, in ogni caso, godetevi questi anni. A quelli dopo di voi probabilmente toccherà un microchip sottopelle dotato di gps e gruppo di continuità. Finiranno per invidiarvi.

Tu non sei migliore di me

I genitori che picchiano i loro bambini non sono giustificabili mai e in nessun modo. Sono altri gli strumenti con cui bisogna educare.

al_parcoPerò ammetto sinceramente che qualche volta uno schiaffetto sul popò mia figlia se l’è preso, soprattutto quando disubbidendo mette a repentaglio la sua incolumità e quella degli altri. Lo so, è una sconfitta educativa, ma siccome sono stato un bambino vivace che ne ha buscate, dico anche che non è certo lo schiaffo a fare male (anche perché mia madre, come me, non era certo violenta) ma la teatralità dell’atto, l’umiliazione che sottolinea l’errore commesso e la punizione eseguita senza processo. Ci sono punizioni più efficaci (l’angolo della punizione, niente cartoni per un giorno, eccetera) ma nessuna, nella sua rapidità d’esecuzione, è così fulminante.
E io ancora ricordo bene quelle occasioni in cui ho preso uno schiaffo sul popò, mia madre mi ha anche raccontato che una volta le risposi: approfitta pure finché sono piccolo, perché quando sarò grande potrò darti le botte anch’io. E ripeto ancora, non si fa, ed è giusto che tutti lo ripetano.
Quello che non tutti ripetono è che però anche la situazione opposta è da evitare. Bambini che tiranneggiano i genitori, li umiliano in pubblico, impongono le loro scelte ad adulti che blaterano di scelte pedagogiche…Cosa cosa?
Bimbetto grassoccio (i bimbi odiosi sono sempre grassocci) si ostina ai giardini pubblici a salire sullo scivolo “contro mano”, e così facendo impedisce a tutti gli altri di giocare correttamente. Quando qualche genitore finalmente interviene a destituire il bullo sotto gli occhi della madre che giochicchia con lo smartphone, ecco che l’impiastro esplode in pianto, e la pedagoga dei miei stivali balbetta qualcosa sul fatto che, caro FilibertoTigerGiglio (i bimbi odiosi hanno sempre nomi demenziali) stasera dovremo affrontare il tema della gestione incontrollata della tua aggressività.
Stasera affronterete il tema? Cosa fate, una tavola rotonda con gli esperti? C’è un programma da seguire o improvvisate? Posso venire anch’io o è su invito? Tu devi ringraziare, abietto rifiuto di un lassismo rammolito da apericene e brunch, che io sia in grado di controllare la mia, di aggressività, altrimenti tuo figlio starebbe appeso all’albero per i lacci delle scarpe, giusto per vedere se così un po’ di sangue arriva al cervello e qualcosa si mette in funzione.

Io sbaglio quando sono troppo severo con mia figlia se vedo che non rispetta la fila e prova a passare avanti agli altri, ma tu, tu, abominevole rigurgito di un libertinaggio da inserto domenicale, che chiaccheri amabilmente con le amiche mentre tuo figlio sotto i tuoi occhi gioca a lanciare sassi contro le persone che passano, cercando di colpirle in faccia, tu non sei migliore di me.

E già di vedo difenderlo a spada tratta contro gli insegnanti che si lamenteranno che il bambino è maleducato, perché la colpa è la loro, incompetenti, che non sono in grado di modellare la sua creatività, già ti vedo consolarlo perché non trova un impego adatto alle sue capacità perché la colpa è sempre delle aziende che assumono solo gli amici, già ti vedo affrontare il tema della sua insoddisfazione da quarantenne disoccupato, perché la colpa è dello Stato che non ha saputo garantirgli le giuste opportunità. Se un giorno tuo figlio andrà ad ingrossare le fila di falliti che la colpa è degli stranieri, delle scie chimiche, del complotto sionista, portando al successo partiti che approfittano della rabbia di derelitti come lui, ecco, quel giorno ricordati che sullo scivolo non si sale contromano, e che avresti dovuto insegnarlo a tuo figlio al momento giusto.

La solitudine dei numeri primi

Il titolo è veramente molto bello. E anche la copertina è una di quelle che si ricordano. E poi? E poi un gran lavoro di editing, la capacità di gestire con maestria i tempi, il colpo di scena la momento giusto, l’equilibrio da manuale di scrittura che copre un vuoto pneumatico di idee e passione.
Personaggi disegnati con l’accetta, genitori cattivissimi, giovani alla continua ricerca della scena madre cinematografica, incomunicabilità eretta a letteratura. Storia inconsistente costruita che si regge sull’autocompiacimento della scrittura e poco altro, molta da mostrare e poco da raccontare.
L’autore ha un certo gusto per il trucido e il ripugnante che fa tanto moderno, quella mancanza di rispetto nei confronti del lettore che piace ai critici e la capacità di infilare qua e là qualche riferimento interessante. Ma se questo è il meglio che la letteratura italiana di oggi ha da offrire, allora vengono in mente Benigni e Troisi.
Non ci resta che piangere…