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La pupù degli angeli

Quand’ero piccolo mi piaceva la neve. Perché ero piccolo. E perché non c’è la neve, in Puglia.
Magari a Martina Franca, lassù, sulle vette ben oltre i 300 metri, un po’ di neve c’era. Ma dalle mie parti era giusto un’infarinatura buona per fare festa a scuola e giocare a palline di neve prima che si sciogliesse.
Quella dell’Appennino invece è neve.
È neve eccome perché ti entra nelle ossa e te le attraversa come raggi x, solo che anziché stampare una lastra stampa te su una lastra di ghiaccio.
È neve perché mentre ci affondi senti una voce dentro che si avvicina gridando “reumatismiiiiii”.
È neve perchè altro che infarinatura, quando supera un metro la frittata è fatta. Anzi, la ciambella, e inutile fare riferimenti al buco tanto si è capito di chi è la parte offesa.
È neve perché il tuo corpo nemmeno trema, tale è lo shock termico a cui si è sottoposto, e decide che è meglio congelare in fretta piuttosto che battersi e ghiacchiarsi tra inutili agonie.
È neve perché le tue gomme termiche scivolano come quelle normali, ma con più eleganza.
È neve e non è vero che sotto c’è il pane, sotto al massimo c’è la merda congelata del cane del tuo vicino che tornerà a fiorire fra qualche giorno come se appena sfornata.
Quando mia figlia ha visto la prima volta la neve, le ho detto che quella è la pupù degli angeli.
Ma mentre noi bravi genitori provvediamo subito alla rimozione, nostro Signore, con tutti gli impegni che ha, talvolta ci mette dei giorni prima di ripulire le strade.

Dal metanaio

La prima volta dal metanaio è un’esperienza che non si dimentica, per la quale conviene essere preparati. Prima di tutto perché il metanaio va cercato, non è che ti passa davanti agli occhi attraversando un paese o in autostrada.
Devi sapere dov’è allocato il metanaio, e anche in quel caso un indirizzo non ti basta, perché alle volte il distributore è mimetizzato nell’ambiente. Può nascondersi dietro insolite stradine sterrate che si diramano dalla via principale e conducono, dopo un salto spazio temporale, alla agognata stazione. Può fingersi un banale distriture di benzina e nascondere la timida M blu dietro i più sfarzosi draghi colorati o caratteri fiammanti dei signori del petrolio. In ogni caso, è bene sapere che dal metanaio nessuno ha mai fretta. Se voi ne avete, fatevela passare.
Intanto perché il metanaio ha in mano il potere. Non può essere sostituito con una macchinetta mangia soldi aperta 24 ore su 24: per fare metano ci vuole obbligatoriamente il metanaio. E siccome sa quanto è stato faticoso trovarlo, gode di questa sua condizione agiata di potere.
Ho letto da qualche parte che fare rifornimento di metano è una operazione più lenta del fare rifornimento di benzina. Qualcosa di vero c’è, perché per esempio dal metanaio tutti fanno sempre il pieno, e quindi ci vuole un po’ più di tempo. Ma la lentezza dell’operazione non è legata tanto alla pressione o alla fluidezza del materiale.

La lentezza è lagata al fatto che:

  1. il metanaio, dopo che avete posizionato la macchina presso il distributore, prima di alzarsi deve mettersi il cappello, sgranchirsi le gambe, scrutarvi e sbadigliare (a volte l’ordine può canbiare e si sbadiglia prima del cappello)
  2. quando è arrivato da voi, sistematicamente avrà da ridire sul posteggio della vettura, che è troppo avanti o troppo indietro
  3. dopo aver inserito la manichetta nell’autovettura, il metanaio si allontana sempre. Saranno motivi di sicurezza, sarà abitudine, sarà scamaranzia, ma il metanaio deve sempre farsi quei cinquecento metri che lo riportano sulla sedia dove sbadigliare, togliersi il cappello, massaggiarsi le gambe provate dallo sorzo e tornare a scrutarvi
  4. la benzina si paga in euro, il metano in centesimi. E se la spesa è di 12 euro e 48 centesimi, farete bene a trovare anche gli spicciolini, perché il metanaio non ama dare il resto. La maggior parte degli automobilisti viaggia infatti con grossi sacchetti pieni di monete da uno o due centesimi, sacchettini con le monete da uno o due euro e sacchettoni con caramelle e noccioline per i casi di emergenza

Non spaventatevi, dopo le prime difficoltà ci si abitua. L’importante è intrattenere buoni rapporti con tutti: non ci sono altri distributori nel raggio di 30 chilometri, ed è qui che dovete ritornare. Per cui vedete di adattarvi ed integrarvi con il cerimoniale, alla fine non potrete più farne a meno

Quello di Gianna Gianna

C’è un potere enorme che rimane alla televisione e che gli altri media difficilmente, per ora, raggiungeranno.

È  la capacità di divulgare, diffondere un messaggio in breve tempo. Internet funziona bene sulle nicchie, ma Beppe Grillo deve il suo successo anche e soprattutto dal fatto che è da lì che viene, dalla tivù.

Sono molto contento, perciò, che in mezzo a carabinieri, squadre di polizia, commesse e polpettoni fantastorici si sia trovato lo spazio per raccontare Rino Gaetano. 

Sono contento perché almeno adesso in tanti di più sanno chi era, e per molti forse non sarà più soltanto quello di Gianna Gianna. Ho visto lo sceneggiato, tecnicamente mi è sembrato fatto molto bene anche se come sempre succede in questi casi si è cercato di "tipizzare" Rino trasformandolo in un alcolizzato donnaiolo molto bohemienne,  annaquando non poco la sua carica politicamente scorretta. Non è la prima volta che succede: in tivù i toni si smussano, persino Don Lorenzo MIlani fu raccontato come una mite pecorella, Rino diventa una specie di poeta maledetto scollegato dalla vita reale.

Ora che avete scoperto chi era, riascoltate le sue canzoni, e scoprirete che altro che trasognato, Rino Gaetano era uno che ci vedeva benissimo, e cantava gli sfruttati, i malpagati e gli oppressi. Che ci sono ancora, anche se non c’è più a lamentare "nun te reggae più"…

Scrocconi multimediali

Da qualche tempo ho notato la presenza, sotto casa, di ragazzi dotati di pc portatile.
Non pensate a spie od osservatori celati, tutt’altro: sono presissimi dalla loro attività e non si curano di ciò che accade intorno. Fa un certo effetto in una tarda e fredda serata invernale osservare una ragazza, rannicchiata nel cappotto, seduta sul marciapiede di un palazzo buio, smanettare con un pc. Siccome sono curioso ho cercato di capirne di più, e sono arrivato ad una conclusione bizzarra ma plausibile: nel mio palazzo qualcuno ha una rete wireless ed un abbonamento Internet non particolarmente protetto.
Ho infatti notato nel pc di uno degli avventori del marciapiedi la classica chiavetta blutooth che permette di accedere alle reti: con quello che costa Internet, qualcuno deve aver scoperto che qui si naviga gratis, e anche se fa freddo, viene a controllarsi la posta elettronica alle dieci di sera. Di gente che naviga a sbafo del vicino di casa ne avevo già sentito parlare, ma questa è la prima volta che scopro un marciapiede multimediale.
Chissà se dovremo abituarci a neo-rabdomanti multimediali muniti di pc e chiavetta alla ricerca per strada non di oro o acqua ma di collegamenti a Internet.
Intanto speriamo che non si sparga la voce, non vorrei ritrovarmi un raduno di scrocconi sotto casa, già è difficile trovare parcheggio, ci mancano solo loro…

Liberate Babbo Natale

La fine delle feste (ho sempre considerato il rientro post-natalizio il più doloroso in assoluto) porta malumore, sconforto, irritabilità, nervosismo. E allora cerco una buona notizia.
E la trovo, scavando con accortezza: finalmente verranno infatti i rimossi a questo punto gli orrendi babbi natali appesi un po’ ovunque e mortificati a pancia giù contro case, balconi, terrazze. Non so chi abbia cominciato, la prima volta che ne vidi uno (credo fu in Irlanda 6 anni fa) pensavo fosse buffo:era grande, stava su un tetto e sembrava puntare al comignolo). Poi, come sempre succede, la moda ha travolto tutto, e questi poveri simulacri sono stati costretti a quindici giorni di umiliazione, sballottati dal vento, ridicolizzati dalla pioggia, scherniti da piccioni e passanti. Oltre tutto molti di loro erano sagome solo retro, e perciò se si voltavano sembravano spaventosi uomini senza volto.
Non si fa così.
Sarà anche un simbolo consumista, un pupazzo creato dalla Coca-cola stravolgendo l’icona di un santo popolare, però un po’ di rispetto Babbo Natale se lo merita. Se proprio volete appenderlo, l’hanno prossimo, abbiate il buon gusto di rimuoverlo dil 26 dicembre, a missione compiuta.
Anche lui ha diritto a tornare a casa.