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Desiderio nascosto

scivoloLe scale in effetti potrebbero essere un problema. Il primo gradino, soprattutto, è un vero tranello, perché l’ingegnere infingardo che l’ha progettato l’ha posto molto, troppo in alto. Ma ce la posso fare. Quante volte mi sono arrampicato su per le ciminiere del siderurgico, così in alto da non vedere più nemmeno il capoarea piccolo piccolo decine di metri più sotto che si sbracciava inutilmente imprecando contro tre generazioni di miei avi?

Poi c’è da valutare che la pista di lancio è in effetti troppo stretta. Non è stata evidentemente progettata per me. Ma quando mai ho utilizzato qualcosa che fosse progettato esclusivamente per me? Da bambino ho indossato per decenni i vestiti larghi e sformati di mio fratello, inciampando nei pantaloni troppo lunghi e nascondendo le mani in fondo a maniche che le risucchiavano spietatamente. E la mia prima automobile, quella meravigliosa Autobianchi Bianchina con cui portavo al mare tutta la famiglia, non era certo stata concepita per trasportare pasta al forno, polpettone, anguria, focaccia con le cipolle, ombrellone, sdraio per papà, sdario per la mamma, paletta, secchiello, pallone, canotto e cinque persone. No davvero, la pista non sarà un problema.

Sarà soprattutto la brama per quel momento di gioia assoluta, per quella forte emozione, il cuore che batte forte nel petto, lo sguardo che si annebbia, le mani che tremano, sarà il coraggio di chi non si ferma di fronte a chi gli dice di no che mi aiuterà a superare ogni ostacolo. Lo stesso coraggio con il quale ho sepolto i mie genitori morti dopo una vita di fatiche contadine e l’unica soddisfazione di avermi mandato alle scuole alte, il coraggio di chi si è sposato giovane quando gli dicevano ma chi te lo fa fare, divertiti, aspetta un po’, ma io non ce la facevo ad aspettare e volevo che il mio amore mi accompagnasse lì, subito.

Alcune cautele andranno prese. Devo fare in fretta, su questo non c’è dubbio. Studiare bene in anticipo ogni movimento, coordinarmi come un trapezista che muove i muscoli all’unisono consapevole che il minimo errore può comportare una disgrazia. E soprattutto, devo evitare lo sguardo traditore di chi è venuto qui con me, ed è pronto a raccontare tutto, a ricoprirmi di ridicolo, a denunciare le mie azioni semplicemente perché qualcuno ha stabilito così. Quasi che debba chiedere il permesso, io, a chi ho contribuito a mettere al mondo. Di notte, potrei tornare qui di notte. O magari al mattino presto, anziché fare la fila dalle otto di fronte al supermercato che tanto apre alle nove.

Veloce, silenzioso, invisibile.

Non sono invisibile adesso, però. Mi avranno visto? Dissimulare, presto. Fischiettare. Negare, negare l’evidenza. Allontanarsi.

– Nonno, che fai? Smetti di guardare da quella parte, ti ho visto sai? Lo sai che la mamma ti ha detto che non è per te, poi succede come l’altra volta che ti sei fatto male alle ginocchia. Tu non ci puoi salire sullo scivolo del parco, è per noi bambini! Fai il bravo, nonno, spingimi sull’altalena.

Saluti dal nonno

Cara nipotina,
sono proprio contento del messaggino che mi hai mandato sul cellulare per ringraziarmi del motorino che ti ho regalato per il compleanno.
Peccato che io sia un povero vecchio che non ha familiarità con questi arnesi moderni, per cui non sono riuscito a leggerlo, ma sono sicuro che deve essere molto bello.
Le mie vacanze proseguono bene, grazie a tuo zio che ogni giorno mi accompagna alle 9 del mattino e viene a riprendermi alle 20. Sto bello fresco anche se camminare tanto non fa bene alla mia circolazione. Ogni tanto mi siedo di nascosto su certe grosse poltrone, anche se non si potrebbe, ma non dirlo a papà…Il tuo nonno è proprio un birbone! Ho conosciuto tante signore simpatiche anche se sono sempre molto indaffarate e non hanno quasi mai il tempo di chiacchierare con me. Non sono riuscito a vedere il film che mi avevi consigliato, perché qui ci sono tanti televisori, è vero, ma non ci sono i telecomandi, e bisogna vedere quello che passa il convento. Per non parlare dell’audio:
purtroppo tuo nonno non sente più bene come una volta, e non comprendo mai quello che dicono. Ogni tanto delle signorine simpatiche mi offrono gentilmente il caffé, ma da qualche tempo non si vedono più in giro, in compenso ci sono dei giovanotti eleganti che vogliono sempre  darmi dei soldi, dicono che sono senza interessi, ma anch’io sono senza interessi, da quando la cara  nonna è volata in cielo, per cui non saprei che farmene dei loro soldi. Vado a trovarla tutti i lunedì mattina, sai, quando ho un po’ di tempo libero.

Mi raccomando, con il motorino, metti sempre il casco, rispetta i segnali stradali e non correre!E vieni a trovarmi, ogni tanto, lo sai che mi fa tanto piacere.Mi trovi nel reparto casalinghi, la mattina, oppure nel reparto elettrodomestici al pomeriggio. Ma se fai due passi nel supermercato prima o poi ci incontriamo.A proposito, di’ a tuo padre, visto che non lo vedo mai, di non preoccuparsi più dei miei risparmi. Visto che lui e suo fratello sono stati così attenti ai consigli del ministro della sanità, mandandomi al supermercato per non soffrire il caldo, ho deciso di seguire quelli del ministro delle attività produttive, e di spendere per rilanciare l’economia.
Fra una settimana parto per una crociera intorno al mondo, tornerò fra qualche mese, credo.
Ma questo non dirlo, a papà: è una sorpresa…

I Simpsons

La difficoltà di trasportare un prodotto di successo televisivo al cinema sta soprattutto nel tradurre un linguaggio tra due codici che solo apparentemente sono simili. Non mi riferisco solo alle dimensioni dello schermo (4:3 per la tv, 16:9 o anche più per il cinema), ma in generale al fatto che il cinema assorbe lo spettatore e lo conduce all’interno della storia come la tv, alle prese con gente distratta e disattenta, non potrà mai fare.
Non è un caso allora che Matt Groening c’abbia messo vent’anni prima di decidere a portare la sua famiglia gialla al cinema: i rischio era da una parte di fare tre episodi di fila su grande schermo senza aggiungere niente, dall’altra quella di tradire completamente lo schema originale (si pensi ai pessimi risultati, in questo senso, dei film di Scooby-Doo e Garfield).
Il film riesce nell’impresa: grazie ad un ritmo di gag impressionante, ad una straordinaria coralità dei personaggi (tutti i "comprimari", da Nonno Simpson ai Flanders, hanno il loro momento di gloria) ed alla solita maniacale cura dei testi ("io voglio solo che il giorno non mi faccia troppo male prima di tornare sotto le coperte con te, Marge), il film dei Simpsons è probabilmente il miglior film d’animazione degli ultimi tempi (almeno dal primo Shrek non ricordo niente di così divertente). Con qualche concessione all’animazione computerizzata (quei tipici effetti della camera in volo che i registi di film veri possono solo sognare) e al gioco di situazione (ricordate di essere al cinema: niente rutti e puzzette), il film scorre via senza un momento di noia.
Un consiglio: aspettate tutti i titoli di coda prima di andare via.

Little Miss Sunshine

Un nonno erotomane che sniffa cocaina, uno zio intellettuale illustre studioso di Proust cacciato dall’Università perché gay e tentato suicida, un quindicenne che odia il mondo e ha smesso di parlare, una piccola che sogna di diventare Piccola Miss California (La Little Miss Sunshine del titolo), un padre convinto di aver scritto le regole infallibili per il successo e una mamma che tiene disperatamente insieme questa famiglia sgangherata. Sono quesi i protagonisti, solo apparentemente stereotipati, di un viaggio su un vecchio pulmino Wolfswagen che li porterà alle finali nazionali di Miss California, alla scoperta di se stessi e dei veri valori. Una storia non particolarmente originale tenuta insieme da una sceneggiatura strepitosa e una regina sapiente a mescolare i toni della commedia (un paio di scene sono di una comicità strepitosa) con quelli del dramma e della malinconia. Un film straordinariamente americano nella sua capacità di criticare velenosamente un sistema (la filosofia del successo a tutti i costi, la burocrazia insensibile, il mito dell’apparire, la discriminazione degli omosessuali) pur rimanendoci ancorato dentro, con il sano ottimismo dell’America liberal che rompe le regole (scassando il parcheggio dell’Hotel) ma non troppo (il tono ossequioso con il quale il padre si rivolge al vigile che li ferma).
Se amate i Simpsons non potete perderlo.