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Il monitoraggio dei problem-maker

Alcune urla pisicurezzauttosto veementi provocano un attimo di sgomento nel settore nord-orientale. L’addetto alla sicurezza incaricato recupera la freddezza e con uno scatto repentino riporta la situazione sotto controllo. Intanto due problem-maker più a sud, già precedentemente attenzionati per alcuni comportamenti non proprio ortodossi, entrano in conflitto, ma per fortuna la rissa è sedata immediatamente prima che possa degenerare. Nel settore generale si ripropone un problema già tante volte segnalato alle autorità, e cioè le carenze di alcuni addetti alla sicurezza, che anziché preoccupasi dei problem-maker loro affidati si distraggono trastullandosi con il loro smartphone. La loro inadeguatezza è manifesta e la loro formazione assolutamente carente, ma purtroppo il sistema di controllo vigente non prevede la possibilità di sostituzione. Per non parlare di quelli che in servizio chiacchierano fra loro anziché monitorare l’evolversi della situazione e ancora quelli ormai avanti degli anni chiamati a sostituire i titolari pur non avendo i requisiti fisici previsti per il ruolo.

L’ordine con cui i problem-maker usufruiscono delle attrezzature nel settore occidentale è improvvisamente messo in discussione da un ribelle, ma in questo caso gli addetti alla sicurezza sono pronti e intervengono con tempismo, sebbene uno di loro abbiamo evidentemente provato a fare il furbo garantendo al suo assistito una posizione che non gli compete.
Un altro tentativo di fuga, l’ennesimo, prova a scardinare le difese della sicurezza sul limite orientale, approfittando di una fase di stanchezza di un addetto che è chiamato alla sorveglienza di diversi problem-maker, alcuni dei quali già conosciuti per il loro carattere burrascoso che più volte li ha portati a tentare l’evasione. Il loro tentativo è velleitario, vengono immediatamente ricondotti nei limiti preposti e sedati con l’ausilio di calmanti ad alto contenuto di saccarosio.

Benvenuti in una giornata al parco non più tesa di tante altre da un addetto alla sicurezza di due bimbe…

Un papà lo riconosci

alla_coopUn papà lo riconosci perché è quello che si gode il suo impianto surround 5.1 che gli è costato tanti sacrifici per ascoltare i grugniti della famiglia Pig con il ritorno del subwoofer.

Un papà lo riconosci perché è quello che non ricorda dov’è il suo portatile ma ha una mappa mentale della maggior parte dei ciucci disseminati per la casa, compreso quello nascosto per le emergenze.

Un papà lo riconosci perché è quello che da quando qualcuno lo sveglia tre volte a notte ha risolto ogni forma di insonnia da stress professionale.

Un papà lo riconosci perché è quello che cambia canale quando c’è una scena di sesso in tivù e il giorno dopo prova a recuperarla su Youtube.

Un papà lo riconosci perché è quello che alla Coop usa il carrello al contrario (per chi non l’avesse capita, guadate la foto. Ta-da, bravi bravi, adesso tornate a leggere il resto)

Un papà lo riconosci perché l’ultimo numero di telefono in agenda che una donna gli ha passato era di una babysitter.

Un papà lo riconosci perché è quello che magari esce senza cellulare e occhiali ma ha sempre le salviettine e un pannolino d’emergenza.

Un papà lo riconosci perché è quello che ha cancellato Playboy dai preferiti e l’ha sostituito con Bimbibo.

Un papà lo riconosci perché è quello per cui una punizione non è più il tiro a rientrare di Platini ma i cinque minuti in un angolo per la figlia disubbidiente.

Un papà lo riconosci perché se una volta scriveva romanzi, adesso scrive battutine su facebook; se una volta coltivava l’orto, adesso innaffia una piantina sul davanzale; se una volta leggeva giornali, adesso sbircia i titoli del Televideo. [*l’autore di questo post non ha mai coltivato l’orto, ndr]

Un papà lo riconosci perché è quello contento quando piove, perché dentro di sé pensa almeno oggi niente parco.

Un papà lo riconosci perché è quello che è tranquillo quando arriva in ufficio perché sa che lì nessuno gli nasconderà le chiavi.

Un papà lo riconosci perché è quello rannicchiato in fondo allo scivolo con le braccia aperte, in attesa che dieci chili di felicità lo riconoscano e gli si lancino contro, e tutto il resto non conta.

Tu non sei migliore di me

I genitori che picchiano i loro bambini non sono giustificabili mai e in nessun modo. Sono altri gli strumenti con cui bisogna educare.

al_parcoPerò ammetto sinceramente che qualche volta uno schiaffetto sul popò mia figlia se l’è preso, soprattutto quando disubbidendo mette a repentaglio la sua incolumità e quella degli altri. Lo so, è una sconfitta educativa, ma siccome sono stato un bambino vivace che ne ha buscate, dico anche che non è certo lo schiaffo a fare male (anche perché mia madre, come me, non era certo violenta) ma la teatralità dell’atto, l’umiliazione che sottolinea l’errore commesso e la punizione eseguita senza processo. Ci sono punizioni più efficaci (l’angolo della punizione, niente cartoni per un giorno, eccetera) ma nessuna, nella sua rapidità d’esecuzione, è così fulminante.
E io ancora ricordo bene quelle occasioni in cui ho preso uno schiaffo sul popò, mia madre mi ha anche raccontato che una volta le risposi: approfitta pure finché sono piccolo, perché quando sarò grande potrò darti le botte anch’io. E ripeto ancora, non si fa, ed è giusto che tutti lo ripetano.
Quello che non tutti ripetono è che però anche la situazione opposta è da evitare. Bambini che tiranneggiano i genitori, li umiliano in pubblico, impongono le loro scelte ad adulti che blaterano di scelte pedagogiche…Cosa cosa?
Bimbetto grassoccio (i bimbi odiosi sono sempre grassocci) si ostina ai giardini pubblici a salire sullo scivolo “contro mano”, e così facendo impedisce a tutti gli altri di giocare correttamente. Quando qualche genitore finalmente interviene a destituire il bullo sotto gli occhi della madre che giochicchia con lo smartphone, ecco che l’impiastro esplode in pianto, e la pedagoga dei miei stivali balbetta qualcosa sul fatto che, caro FilibertoTigerGiglio (i bimbi odiosi hanno sempre nomi demenziali) stasera dovremo affrontare il tema della gestione incontrollata della tua aggressività.
Stasera affronterete il tema? Cosa fate, una tavola rotonda con gli esperti? C’è un programma da seguire o improvvisate? Posso venire anch’io o è su invito? Tu devi ringraziare, abietto rifiuto di un lassismo rammolito da apericene e brunch, che io sia in grado di controllare la mia, di aggressività, altrimenti tuo figlio starebbe appeso all’albero per i lacci delle scarpe, giusto per vedere se così un po’ di sangue arriva al cervello e qualcosa si mette in funzione.

Io sbaglio quando sono troppo severo con mia figlia se vedo che non rispetta la fila e prova a passare avanti agli altri, ma tu, tu, abominevole rigurgito di un libertinaggio da inserto domenicale, che chiaccheri amabilmente con le amiche mentre tuo figlio sotto i tuoi occhi gioca a lanciare sassi contro le persone che passano, cercando di colpirle in faccia, tu non sei migliore di me.

E già di vedo difenderlo a spada tratta contro gli insegnanti che si lamenteranno che il bambino è maleducato, perché la colpa è la loro, incompetenti, che non sono in grado di modellare la sua creatività, già ti vedo consolarlo perché non trova un impego adatto alle sue capacità perché la colpa è sempre delle aziende che assumono solo gli amici, già ti vedo affrontare il tema della sua insoddisfazione da quarantenne disoccupato, perché la colpa è dello Stato che non ha saputo garantirgli le giuste opportunità. Se un giorno tuo figlio andrà ad ingrossare le fila di falliti che la colpa è degli stranieri, delle scie chimiche, del complotto sionista, portando al successo partiti che approfittano della rabbia di derelitti come lui, ecco, quel giorno ricordati che sullo scivolo non si sale contromano, e che avresti dovuto insegnarlo a tuo figlio al momento giusto.

Tutti pagano e pochi incassano

Sono tornato quest’estate a Marina di Ginosa, una delle più belle località di mare in provincia di Taranto, una delle poche a fregiarsi della bandierina blu quasi ogni anno. Ma non è stato il mare a colpirmi. E’ stata la villa comunale. Quell’angolo di verde che da bambino mi sembrava una foresta smisurata è rimasto lì, un polmone al centro del paese, eppure qualcosa è cambiato. Venticinque anni fa c’era un chioschetto al centro. Adesso una fetta di parco è adibita a giochi gonfiabili per bambini (gestiti da privati e a pagamento), un’altra è in concessione ad un albergo, al centro troneggia una enorme pista da ballo con bar, un altro bar ha conquistato un altro angolo (ricoprendo il suolo con moquette verde, agghiacciante). Insomma i privati stanno colonizzando il parco: un bene di tutti diventa fonte di lauti guadagni di pochi. E pazienza poi se si trovano anche rottami, spazzatura e angoli secchi. Mi sembra una metafora meravigliosa dell’Italia di oggi, in cui tutti dobbiamo pagare, ma poi ad arricchirsi con i beni pubblici sono i pochi furbi (vedi autostrade, energia, televisioni).
Mi va bene un sistema di mercato in cui un privato si costruisce un giardino e lo adibisce a bar, e mi va bene un sistema pubblico dove il giardino è accessibile a tutti. Ma un giardino pubblico in cui bisogna pagare il barista che se ne è appropriato -legalmente, ci mancherebbe –  proprio no.

9 agosto

Dopo il blocco dei traghetti a Messina e gli scontri a Genova, i tifosi del Bologna si prepararano ad una violenta forma di contestazione: hanno annunciato che per protesta non metteranno il formaggo sui tortellini per tre giorni.


Il Tas ha dato il via libera al mercato della Roma. Un’ottima notizia per la società capitolina, che viste le precarie condizioni economiche ha già previsto la vendita degli armadietti degli spogliatoi, dei calzini usati l’anno scorso e di un phon appartenuto a Bruno Conti.


Si sono estinti gli stambecchi nel parco di Cortina, grazie alla provincia autonoma di Bolzano che ha autorizzato alcuni bracconieri a sterminare gli ultimi esemplari. C’è preoccupazione tra gli abitanti della zona, che si domandano a chi spareranno l’anno prossimo per dilettarsi i simpatici cacciatori.


Giro di vite nella Margherita per impedire ulteriori esternazioni sulla morale di alcuni suoi componenti: d’ora in poi i dirigenti saranno obbligati ad andare in giro sempre muniti di cappellino e dovranno bere molta acqua.


L’agenzia di rating Standard & Poor ha declassato l’Italia per lo scandalo di Banca d’Italia e l’aumento del debito. Pronti i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.