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A Valeria, e a tutti gli altri

candelaDomattina, appena svegliati, respirate a pieni polmoni provando ad avvertire l’ossigeno che vi riattiva la circolazione. Poi mettete un cucchiaino di zucchero in più nel caffè, annusando l’aroma prima di gustarlo.
E abbracciate i vostri cari, baciate chi vi ama, e fate quella telefonata che rimandate da tanto tempo. Mettete un po’ più di passione nel lavoro quotidiano, e non fatevi pregare per un complimento.
E trovate il tempo per una passeggiata al parco, o un brano del vostro musicista rock preferito. Fatelo per Valeria, per Mohammed e per tutti coloro che, a Parigi, Beirut o in ogni altro angolo del mondo hanno perso questo privilegio. Perché che voi siate cristiani, musulmani o atei, l’unica certezza è che questa vita è fragile e non sappiamo quando chiameranno il nostro nome.
Il modo migliore per rispondere a chi ci vuole terrorizzare è proprio riscoprirne la bellezza minuto dopo minuto.
Lo dobbiamo a Valeria e a tutti gli altri.

Gli ufo a Segrate

Sono tornati gli ufo: pare siano stati avvistati a Segrate. La notizia porta a due rassicuranti conclusioni. La prima è che questi ufo devono essere davvero dei balordi, se anziché fermarsi a guardare, che so, Firenze o Roma (ma anche Parigi o New York, tanto per non essere dei provinciali) si fermano a guardare Segrate. Magari spiavano i segreti delle multinazionali, magari si sono fatti beccare imbambolati proprio perché rimasti agghiacciati (non me ne vogliano gli abitanti di Segrate, ma oltre certi limiti la bruttezza è oggettiva). O forse, dopo aver visto Segrate, hanno deciso di conquistare un altro pianeta, o di tornare quando ci saremo evoluti. La seconda conclusione è ancora più rassicurante. Gli ufo avvistati viaggiavano su dischi sferici, metallici, sembravano galleggiare in aria, sono scomparsi dopo poco. Esattamente la stessa scena che veniva descritta cinquanta, sessanta anni fa. Niente panico, dunque: gli extraterrestri esistono, ma se non riescono ad aggiornare i loro modelli di trasporto, evidentemente sono più in crisi di noi.