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L’ultimo arrivato

Vi è mai capitato di arrivare ad una partita di calcio a metà secondo tempo?
Oppure ad una festa quando il cibo è finito e già i primi invitati cominciano a tornare a casa?
Oppure in spiaggia, al tramonto, mentre le persone con la pelle arrossata radunano ombrelloni e teli e si preparano al rientro? Non riesco ad immaginare niente di più triste.
Meglio non assistere del tutto ad un evento, non vederlo, non conoscerne l’esistenza, che assaporare il triste sapore del finale. Tutto ciò per dire che nonostante le gengive sanguinanti, il dolore e la futura parcella del dentista, provo un po’ di compassione per il mio dente del giudizio. Il poveraccio è spuntato poco tempo fa, a trentatre anni compiuti. Oddio, non è che io pensi di morire presto: ma insomma, rispetto agli altri denti che sono lì da più di venticinque anni, lui se n’è perso di spettacolo.
I suoi fratelli sono ingialliti, devitalizzati o piombati, ed ecco che arriva lui, sgomita per conquistare spazio, mentre tutti preferiscono ignorarla.
Poveraccio, proprio un destino avverso.
 E dire che non gli ho ancora spiegato che fra qualche mese conto di tirarlo via…

Fratelli d’Italia

Vincere dopo aver giocato una partita orribile dà sempre un certo gusto. Non so come l’abbiano presa gli australiani, ma se avessero dato contro l’Italia un rigore inesistente come quello su Grosso staremmo già urlando al complotto. Sarà un caso, ma da quando non ci sono più i Carraro e i Matarrese a rappresentarci a livello internazionale gli arbitri sono pià compiacenti nei nostri confronti. In ogni caso, resta il fatto che Bresciano è una riserva del Parma e non il nuovo talento del Barcellona, gli Australiani sono una squadra discreta ma il Brasile li ha liquidati distrattamente con due gol svogliati, resta il fatto che a parte il tuffo olimpionico di Grosso nel secondo tempo non abbiamo fatto nulla e Buffon ha salvato il punteggio.
Ma noi sciocchini non abbiamo capito niente: Lippi ha spiegato ai vergognosi giornalisti che era tutto studiato, che il suo astuto piano era quello di giocare malissimo volutamente per illudere gli australiani per poi colpirli all’ultimo momento. Avremmo potuto segnare anche venti o trenta minuti prima ma lui ha ordinato di no. Sta a vedere che anche l’autogol di Zaccardo (uno che ci auguriamo di non rivedere mai più in campo con la nazionale neanche nelle partite alla Playstation) era voluto.

La vera vittoria di ieri è stato il 75% dei meridionali che hanno invitato Bossi a mantenere la parola e ad andarsene in Svizzera, come prometteva ieri mattina. Il no al referendum è stato netto, massiccio, e i risultati in Sicilia e Calabria dimostrano che anche la destra meridionale ha bocciato questa schifezza di riforma.
A meno che non siamo noi poveri sciocchini che non abbiamo capito niente neanche stavolta. La sconfitta al referendum fa parte di un astuto piano della Lega che vuole conquistare l’indipendenza del Varesotto e della bassa veneta con un esercito di commenda e commercialisti in jeep e camicia verde. Stanno già predisponendo i commando padani in dei campi di addestramento a Sharm El Shaik e a Ibiza: resta da decidere se attaccare prima o dopo l’aperitivo.