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Il bello di poter cambiare

Alcuni mi hanno chiesto come mai sono passato dalla comicità diretta di "Bello dentro, fuori meno" ai toni un po’ noir un po’ gialli di "Bologna l’oscura". E come mai ho lasciato l’ambientazione di Statte per quella di Bologna. La risposta è che essendo uno scrittore della domenica (nel senso che ho il tempo per scrivere solo nel weekend) posso permettermi il lusso di scrivere con estrema libertà più o meno senza pensare se quello che farò apparterà a questo o quell’altro genere. E poi questo è il mestiere dei critici, non degli scrittori… Quanto a voi, non vi stupite se il mio prossimo lavoro sarà fantasy. Oppure horror. Oppure un romanzo di iniziazione. Oppure niente, se non riesco a convincere di nuovo l’editore…

Sfumature multietniche

Ieri ho giocato a calcetto con un gruppo di persone… variopinto.
C’era un peruviano, tutto tocchi di prima, samba e galanteria d’altri tempi. C’era un siciliano, l’ultimo ad arrivare in campo e attento a sedare le risse da lui stesso alimentate.
C’era un colombiano, anche lui passo felpato, eleganza malinconica e poca sostanza.
Un campano, l’organizzatore, amico di tutti.
Uno scozzese, l’unico a fare corretamente il riscaldamento senza lanciarsi subito sulla palla, con consapevolezza nordica.
Un genovese che si è esibito in un turpiloquio da fare arrossire una capo mafia cinese.
Un pugliese capace di segnare un solo di gol di rapina, nel vero senso della parola. Un giocatore dell’altra squadra, appena cominciata la partita, gli passa la palla, convinto che siano compagni. E lui la scaglia fortissimo in porta, avendo pure il coraggio di esultare.

PS. Il pugliese ero io. W l’Italia.