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La ragazza con il pantaloncino in riva al mare

spiaggiaVorrei fare qualcosa per te, perché lo so che non è giusto.
Vorrei poterti dire che presto passerà, ma quel presto potrebbe essere tra quattro giorni e magari domani tu parti.
Vorrei poterti dire che quello che sta accadendo nel tuo organismo probabilmente ti farà vivere qualche anno in più di tuo fratello, ma tuo fratello sta sguazzando felice nel mare mentre tu combatti con un cerchio alla testa e ti domandi perchè doveva succedere proprio oggi.
Tu, ragazza malinconica con il pantaloncino in riva al mare.
Ma non dico niente perché si vede lontano un miglio che sei talmente incaxxata che potresti far volare in Nord Africa tre file di ombrelloni solo aprendo bocca. Non dico niente perché la verità è che una incavolatura così noi maschi possiamo solo immaginarla. Può capitarci per esempio di dover lavorare quando gioca la nazionale, ma insomma. Può succedere di ammalarsi il giorno prima di un viaggio prenotato da mesi. Può capitare di essere invitati ad una cena succulenta il giorno dopo una brutta gastroenterite. Però tutto ciò non rende a pieno il tuo stato d’animo, ragazza “indisposta” come dicono le persone per bene, che hai scoperto di non poter fare il bagno proprio oggi che ti hanno portato a mare. E chissà domani. Chissà.
Mentre quel cretino di tuo fratello, di tuo marito, di tuo padre o anche solo il tuo vicino di ombrellone si diverte beato, tu stai lì a soffire, e dire che oggi fa un caldo pazzesco. Parliamo pure di parità e chiacchiere vare, la verità è che il contributo più severo alla sopravvivenza della specie tocca proprio a te e alle altre donne, a voi che magari di figli non ne volete e non ne avrete mai, ma ciò nonostante una volta al mese potreste essere costrette ad essere al mare in pantaloncino.
E dire che hai pure qualche amica che riesce a fare tranquillamente il bagno, complice qualche ritrovato tecnologico di ultima generazione: vogliamo andare su Marte, riusciremo a fare andare al mare le ragazze in quei giorni lì. Si però quel ritrovato tecnologico con te evidentemente non funziona adeguatamente, o non ti rassicura abbastanza.

Ragazza malinconica con il pantaloncino in riva al mare, sei il mio eroe della giornata.
Perché avresti potuto restartene chiusa in albergo, avresti potuto rimanere sotto l’ombrellone a leggere Fabio Volo o Topolino (ma quest’ultimo solo se l’emicrania è leggera), avresti potuto nasconderti. Invece te ne stai lì, orgogliosa, fiera, ti bagni i piedi e guardi l’orizzonte speranzosa che un bel nuvolone appaia da sud e un violento acquazzone estivo rovini la festa a questa massa di strxxxi che si divertono, spensierati, alla faccia del tuo mal di pancia.

Cronache dal villaggio – 2016

31 luglio – Un genitore può fare del suo meglio per regalarvi qualche giornata spensierata, qualche ricordo prezioso da conservare nello scrigno, come i nostri genitori hanno fatto con noi.
Ma poi, quando verrà il momento, la strada, con le sue salite, le sue curve e i suoi ostacoli, dovrete farla da sole.
E adesso si torna a casa, con lo scrigno un po’ più pesante.

arcobaleno30 luglio – In piscina ho usato una cuffia talmente stretta che quando l’ho tolta parlavo di jobs act e monocameralismo

30 luglio – Basta trascorrere una settimana al mare per capire quanto stupido sia giudicare una persona dal colore della pelle

29 luglio – Uso delirante dello zoom elettronico, riprese verticali, movimenti improvvisi, mano tremolante, messa a fuoco casuale… sto già male adesso per i parenti a cui farete sorbire le vostre video riprese delle vacanze, vandali!

piscina29 luglio – Vedo in spiaggia strani individui con una specie di fiaschetta piatta al collo tipo San Bernardo.
All’inizio ho pensato si trattasse di alcolisti che hanno bisogno di tanto in tanto di un sorso di cognac, e li ho compresi.
Poi mi sono reso conto che al collo hanno lo smartphone. Mi dispiace, ma voi non vi comprenderò mai

28 luglio. Arcobaleno. Fenomeno luminoso generato dall’induzione elettrica, provocata dal vorticoso sfregamento testicolare del villeggiante a cui un’acquerella del piffero ha rovinato il pomeriggio.

27 luglio

1. La Juventus acquista un fuoriclasse e spende molti soldi
2. Alcune testate giornalistiche segnalano la crisi del mercato dell’auto in Italia
3. Alcuni sindacati prospettano tagli e licenziamenti
4. Il governo interviene con incentivi per rilanciare il mercato dell’auto
5. La Juventus trova i soldi per comprare un altro fuoriclasse
A repetiscion…

27 luglio – Sempre più vilLAGGIOconvinto che Alvaro Soler sia il candidato ideale alla guida della sinistra europea. Con lui spacchiamo. Il programma non conta, conta la leadership. Sin tu mirada, sigo, sin tu mirada Sofiaaaa!

27 luglio – Il principio su cui si basa la pax di un villaggio turistico è l’abbondanza. È facile essere gentile con il maleducato che ti supera in fila, se tanto puoi prendere la bistecca successiva. Non ti dispiace perdere la navetta, se ne passano in continuazione. Basterebbe ridurre di un 20% i servizi e le razioni per vedere i primi prepotenti pretenderne di più perché sono arrivati prima, perché hanno i capelli più lunghi o perché glielo avrebbe suggerito una qualche divinità.

26 luglio – Da queste parti la connessione è talmente lenta che gli adolescenti vanno a caccia di fossili di Pokémon

26 luglio  – Ho provato l’ebbrezza di comprare un quotidiano che costa quasi otto centesimi a facciata. C’è un articolo della Lucarelli contro il giornalismo televisivo, un articolo contro i critici musicali, un articolo contro il rimborso spese per alcuni giornalisti in riviera romagnola e un articolo di Scanzi contro i giornalisti a cui non piace Bennato. A c’è anche un articolo contro la Rai. Insomma dal giornalismo contro al controgiornalismo…

Mini-guida all’autoscatto sexy

selfieQuesta guida non pretende certo di essere esaustiva, ma certo due o tre consigli per immortalarvi al meglio non guasteranno, visto che con l’estate la tentazione dell’autoscatto sexy c’è.
1. Prima di produrvi in un autoscatto, domandatevi se davvero il mondo ha bisogno di un’altra immagine di voi.
E ricordatevi che quando il rullino e lo sviluppo lo pagavate, qualcuno a cui chiedere di farvi la foto lo cercavate eccome, altro che braccio teso. Anche se poi le alternative erano due: voi in primo piano con qualche monumento incomprensibile dietro, voi minuscoli e invisibili con un bel monumento dietro. E al mare niente macchina fotografica che si rovina. Altri tempi.
2. Se la forma fisica non è al meglio, puntiamo su un grande classico, le gambe nude vista mare, piscina, lago. Si deve intravvedere giusto quello spazio tra la coscia e le ginocchia sul quale nemmeno il pallone della Michelin risulterebbe gonfio o con la cellulite. Meglio nascondere i piedi, però, non si sa mai che uso ne faranno su Internet.
Versione hard:
mostrate anche i piedi, speriamo ne facciano buon uso.
3. Altro alleato dei nostri selfie: la forza di gravità. E allora produciamoci in autoscatti che ci propongono stesi sulla sabbia, in una performance bidimensionale che non solo appiattisce la pancia, ma, per le signore, rinvigorisce anche il decolté. Occhio all’inclinazione, il braccio deve essere perfettamente perpendicolare e l’orario intorno al mezzogiorno, per evitare ombre sgradevoli.
Versione hard:
inclinate un po’ il braccio con il quale vi fate la foto. I vostri amici proveranno a capovolgere lo smartphone su se stesso pur di cogliere qualche sfumatura tridimensionale in più.
4. Un’altra ottima tecnica per venire bene nei selfie è fotografarci con un amico o amica veramente brutto. Dal confronto risulteremo super affascinanti
Versione hard:
amico brutto in primo piano, noi appena dietro. Belli e misteriosi.
5. Non fatevi selfie in cui tendete tutte e due le braccia. E dai, si sa che la fotocamera del tablet è pessima.
Versione hard:
considerando che la fotocamera del tablet è pessima, potreste osare qualcosa, in effetti.
6. Niente foto in auto, non scherziamo. Le mani vi servono per guidare. E poi la vostra foto potrebbe finire in mano alla vostra compagnia di assicurazioni.
Versione hard:
fatevelo, questo selfie, ma con l’auto ferma. Siamo cresciuti con i film americani in cui il protagonista fingeva di sterzare mentre un film in bianco e nero di un rettilineo eniva proiettato nel vetro posteriore, che sarà mai…
7. Per gli uomini. La vostra vista in costume da bagno difficilmente vi attirerà molti complimenti, se è quello a cui mirate. Per non parlare di quella in canottiera, con il colorito paonazzo perché trattenete il respiro. Lasciate perdere. Perché anche se aveste il fisico di Tarzan, le donne non sono Jane, e si fanno convincere meno dal senso della vista. Però potreste piacere molto ad altri uomini, se è quello a cui mirate.
Versione hard:
non ci penso neanche, non scherziamo.

Mamme da spiaggia

spiaggia<—->

Donne! È arrivato l’arrotino.
Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta..ehm…
ATTENZIONE – SPOILER: questo articolo contiene riflessioni ed espressioni di natura beceramente maschilista, e il solito sarcasmo di stampo patriarcale tipico di certi omuncoli nostalgici di un tempo – per fortuna lontano – in cui contavano ancora qualcosa. Donne, evitate di sprecare il vostro tempo leggendo questo post. Lì fuori c’è il sito di Donna Moderna che vi aspetta. Se la cucina fa fumo, togliamo il fumo dalla vostra cucina.

Ci sono diversi modi di fare riflessioni sull’umanità che ci circonda, il mio è osservare le mamme. In vacanza, anche. Sulla spiaggia. Durante le vacanze ne ho osservate alcune molto interessanti. E scartando alcune eccezioni e alcuni casi difficilmente catalogabili, sono arrivato a stilare questa raccolta, con l’obiettivo di aggiornarla in qualunque momento.

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La mamma New York
La mamma New York ha conosciuto momenti davvero brutti, ma ne è uscita e si è ripresa alla grande. I giorni in cui leggeva “Il tuo bambino” e faceva compere all’Ikea solo per sbarazzarsi per qualche ora dei pargoli sono un ricordo lontano: i piccoli ormai sono grandi abbastanza per azzuffarsi in mare, la mamma New York si sente di nuovo il centro del mondo, legge il suo quotidiano e osserva compiaciuta i risultati della palestra che ha ripreso a frequentare. Il merito della mamma New York è quello di aver scaricato tutto sulla nonna Newark nel periodo Giuliani, ma questo in spiaggia nessuno lo sa.

La mamma L’Avana.
La mamma L’Avana fatica a nascondere i segni del tempo che l’hanno profondamente  cambiata, qua e là i dettagli del degrado emergono evidenti. Eppure, che fascino, la mamma L’Avana, mentre si allontana verso il bagniasciuga con il suo costume intero variopinto a controllare la famiglia e ribadire la sua rassicurante presenza. A dirla tutta potrebbe essere anche nonna, la mamma Avana, senza perdere nemmeno un grammo del suo fascino

La mamma Gotham City
Si lo so, Gotham City non esiste. Nemmeno questa mamma, se è per questo, nel senso che non è una mamma. È una tardo trentenne, quarantenne forse, che ha deciso consapevolmente di non avere figli, e su questo nessuno ha nulla da obiettare, se non che la mamma Gotham sente il dovere di spiegare al mondo il perché della sua scelta. Perché mettere al mondo figli al giorno d’oggi è irresponsabile, spiega al papà che gonfia i braccioli, perché non è che se uno non è mamma vuol dire che è una donna peggiore, argomenta con la signora che cerca in borsa i tarallini per il figlio, perché è da egoisti mettere al mondo qualcuno solo perché lo fanno gli altri, determina assertiva con i ragazzotti che stanno cercando di completare la torre del castello di sabbia. Io ho il mio cane, il mio gatto che mi riempiono di affetto e mi basta, continua a ripetere sorridente al bagnino che annuisce e la invita a tornare a casa perché si è fatto buio edeve richiudere gli ombrelloni

La mamma Berlino
Per la mamma Berlino, il muro non è mai caduto, e la divide per orizzontale. Nei paralleli superiori, la ricchezza e l’abbondanza dell’occidente: grazie anche a creme presole, dopo sole e durante sole, mostra un viso luminoso e sereno, un decoltè florido e imponente, spalle fiere e capelli che sanno di balsamo.
Nei paralleli inferiori, la devastazione della guerra, i segni dei bombardamenti ormonali di tre gravidanze, la tristezza e il grigiore di un regime totalitario in cui nessuno ha più voglia di entrare. La mamma Berlino la riconosci per il pareo, perché passa quasi tutto il tempo seduta oppure in acqua, strategicamente immersa fino ai fianchi. Coraggio, mamma Berlino, la guerra fredda è finita, e anche l’acqua gasata ormai è calda, come ti ricorda il bombardiere sfinito di cornetti alla crema che bofonchia sula sdraio lì accanto.

La mamma Gerusalemme
La mamma Gerusalemme è una mamma divisa. Per un terzo è ancora concentrata sul lavoro, e guarda con ansia le e-mail sullo smartphone con la scusa di fare fotografie. Per un altro terzo è presa dai figli che vogliono andare in mare, vogliono andare sull’altalena, vogliono mangiare, vogliono stare all’ombra, vogliono stare al sole. Per un altro terzo, minoritario, cerca ancora di essere donna, lo noti dalla cura con cui alle tre del mattino si è dipinta le unghie e per il costume che è ancora un due pezzi anche se di pezzi per coprire ciò che non è il caso di mostrare ne servirebbero almeno quattro o cinque. La mamma Gerusalemme è una mamma santa, e tutti i papà dovrebbero ricordarsene.

La prova costume del giovane papà

Quando arrivi a toglierti il cinturino prima di pesarti, vuol dire che la situazione è proprio critica. L’estate si avvicina e con essa la terribile prova costume. Che se fosse un costume di carnevale, uno di quei Pierrot che potrebbe indossare anche una balena, non sarebbe nemmeno tanto male. Ma no, il costume estivo è impietoso, e per gli uomini non c’è neanche la via di fuga di costume intero e pareo.
Ho semplicemente deciso che per me il problema non si pone, perché io non sono più un uomo, io sono un padre.

Io non arriverò in spiaggia a mostrarmi, io barcollerò sepolto tra ombrelloni, sedie, giocattoli e cambi. Io non passeggerò sul bagnasciuga, io rincorrerò piccoli esserini che ho contributo a mettere al mondo. Io non risolverò i quiz della settimana enigmistica, ma al limite metterò in ordine le creme pre-sole, sole-sole e post-sole. Io non andrò in vacanza, perché i padri non vanno mai in vacanza.
E soprattutto non farò la prova costume, perché non ne ho il tempo, come non ho il tempo di fare sport, andare in palestra e seguire diete sane, perché porca miseria ci vuole un sacco di tempo per prepararsi uno spuntino sano, e invece il panino con la mortadella riesci a prepararlo anche con una mano impegnata.

Sono un padre, io, non un uomo, e se non ci credete venite a vedere la macchia di latte rigurgitato che mi è apparsa sulla coscia mentre cercavo di mettere insieme questo post.

I cellularditi

C’è quello che ha deciso di rincretinire il nipotino (ma se ha preso da lui non ce n’è bisogno) facendogli ascoltare tutte le suonerie monofoniche del cellulare. Quello che ogni tre minuti controlla se ha ricevuto un messaggio, e no, non ce ne sono. Quella che va spiaggia solo per il gusto di telefonare all’amica che non è venuta, o magari che è andata sull’altro litorale.
L’invadenza dei cellulari nella nostra vita è stata più volte ribadita, ma in vacanza probabilmente l’azione dei cellularditi raggiunge il suo apice. Persino i ragazzotti, anziché sbirciare le ragazza in bikini (saranno sovrappeso, ma almeno sono vere) sembrano più interessati agli ultimi filmatini scaricati da Youtube, mentre una coppia litiga perché lei aspettava un sms, e invece lui gli ha fatto solo uno squillo intelocutorio.
Non resta che tuffarsi in acqua: per il momento non esistono cellulari impermeabili,e i cellularditi in crisi non possono azionare il loro strumento. Buon bagno