Archivi categoria: Dico sul serio

La fiera dello spreco

A cosa servono le lampadine da 100 watt se poi le copriamo dietro abat-jour spesse e opache per la “luce soffusa”?
A cosa serve pompare l’aria condizionata quando si viene in ufficio in giacca e cravatta ad agosto?
A cosa serve vantarsi della nuova auto diesel che fa fa 500 chilometri con un pieno quando poi abbiamo il forno elettrico che trasforma in calore corrente ottenuta…bruciando calore?
Le luci accese di notte in banca servono a non far inciampare i ladri?
Perché ci affanniamo alla raccolta differenziata e nessuno si scandalizza dele caramelle incartate una per una?
La carta igienica colorata fa pendant con i nostri sederoni pallidi?

Non voglio esagerare con la mia ossessione per il risparmio energetico, ma questi sprechi sono la peggiore onta a tutti quelli che in Iraq e altrove quotidianamente muoiono perché noi manteniamo le nostre abitudini.

San Natale da Taranto

Ieri è morto Natale Morea, il barbone (adesso li chiamano clochard perché è più elegante…) che salvò alcune ragazze da due teppisti che volevano violentarle e che lo massacrarono e lo ridussero in fin di vita. ? morto nella sua Massafra (Taranto), e tutta la sua città ha motivo di essere orgogliosa di questo piccolo eroe scappato di casa per nascondere la sua omosessualità e ritornato dopo quell’avvenimento che gli ha segnato la vita. Negativamente, perché da quelle percosse Natale non si è mai ripreso, ma anche positivamente, perché quel gesto importante da solo vale più di tante vite insignificanti di noi persone "per bene" fatte di lavoro, casa a rate e vacanze in offerta.
 Natale è morto da eroe, premiato anche dal presidente della repubblica: dubito che la Chiesa potrebbe mai fare santo un barbone omosessuale, ma se dovesse mai accadere Natale se lo meriterebbe proprio…

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Mattini oscuri

Il movimento è l’unico esorcismo contro l’oppressione di decadenza che avvolge certi mattini. Se mi muovo sono vivo e lo segnalo a questa pioggia battente che si rifuta di ritirarsi, a questo vento autunnale che a maggio sembra più a suo agio che mai, a questa malinconica danza ombrosa che ricama il cielo plumbeo di Bologna. La radio ci parla di madri assassinate e mogli sacrificate al dio dell’orgoglio, di corruzione eretta a sistema di potere, di scambi, affari, strizzatine d’occhio tra complici, guerre dimenticate e guerre da dimenticare. Ma non solo. Sia lode e gloria agli uomini che ci ricordano le nostre sembianze divine, a quegli uomini che riescono a percorrere 47 chilometri con una rotula fratturata perché sentono di dover compiere il proprio dovere fino in fondo, fino all’ultimo metro. Sia gloria, effimera e suggestiva, a Petacchi Alessandro, ciclista, che in un giro d’Italia che preferisce il Belgio al meridione, ci ha ricordato cosa vuol dire la tenacia. Qualcuno sospetterà maligamente che, imbottiti come sono di bombe dopanti, i ciclisti non sentono più neanche il dolore. Ma in questa mattinata buia c’è già troppa amarezza e non è il caso di affidarsi alla malignità. Speriamo di arrivare al traguardo con tutti i nostri acciacchi, prima o poi arriverà la primavera…

Bum Bum

Ahmed Ismail Jatib aveva 12 anni, e chissà quante speranze davanti a sè. Forse voleva fare il pilota, o forse l’architetto, o il musicista.
Chissà.
Non ci sarà dato saperlo perché Amhed è stato assassinato sabato scorso dall’esercito israeliano. L’unica colpa, quella di giocare con un fucile giocattolo, in una terra dove il gioco, il fare finta che, l’immaginazione e il sogno sono stati banditi da decenni. L’hanno scambiato per un estremista palestinese, bum bum, addio architetto, addio pilota, addio Ahmed. Di bambini ammazzati nell’indifferenza collettiva ce ne sono tanti, troppi: sia che lancino pietre o che giochino alla guerra perché non hanno visto altro in vita loro, troppo spesso trovano un eroico difensore della libertà occidentale pronto a trivellargli le budella.
Ma Ahmed non era un estremista, e neanche i suoi parenti. Hanno deciso di donare gli organi che salveranno alcuni ebrei, visto che il bambino era stato trasferito in una struttura israeliana. Chissà che questo gesto immenso non serva a far riflettere il prossimo eroe che si sente tanto fiero del suo mitra e lo faccia esitare un istante prima di fare di nuovo bum bum contro una creatura innocente.

Oggi va cos

Un pomeriggio silenzioso di pensieri dissolti in una strano stato tra la veglia e il sogno. Passeggio nel grigiore illudendomi di essere sempre lo stesso e interrogandomi sul soffio di vita che anima gli alberi intorno, il cane che rincorre festoso il padrone, la città che si affanna dietro la siepe. Quel soffio che ci attorciglia, ci guida, ci tiene aggrappati e poi ci lascia andare verso ignote destinazioni. L’uccellino svolazza smarrito, non comprende il cemento sotto di lui, non capisce le auto, non può adattarsi ai rumori che ne smorzano il canto. Può volare lontano, certo, verso altri prati e altri lidi, alla ricerca di quel mondo per cui fu creato e che se sta andando sotto barili di bitume. Può fuggire ma non può cambiare quello che lo circonda.E sopra di un sole svogliato, distante, un sole lontano siamo solo un puntino nel cosmo.
Le parole sono l’unico strumento che abbiamo per carezzare l’anima.
Oggi va così.

Le radici del terrore

C’è un odore di morte che si diffonde nell’aria in una lunga scia che si propaga da Londra all’Iraq e attraversa il vecchio continente. Il self-control inglese, siamo tutti londinesi, attacchiamo l’Egitto, è colpa dell’euro. Come sempre il vociare dopo una tragedia diventa un insostenibile miscuglio di ignoranza e impulsività. Credo che le vittime di questa ennesima sciagura meritino un silenzioso rispetto. Dopo di che, faccio due sole riflessioni: l’effetto più evidente di questa tragedia è che nessuno più, dopo la grande attesa suscitata dal Live8, parla più dell’avidità e della scarsa lungimiranza dei G8, che non sembrano interessati ad affrontare il problema della povertà se non con le solite insulse proposte di intenti. La seconda riflessione riguarda la campagna che in questi giorni le amministrazioni pubbliche stanno facendo contro la zanzara tigre. Ci spiegano che certo si possono usare zanzariere, pomate, rimedi caserecci, ddt: ma occorre soprattutto evitare che l’acqua ristagni e che l’ambiente sia sporco perché è lì che le zanzare si riproducono. Ai signori dei G8 vorrei suggerire che metaforicamente possiamo alzare nuove inutili zanzariere e ricoprirci di pomate: ma non servirà a nulla finché ci ostineremo a non vedere non l’acqua stagnante ma l’immensa palude che si estende dalla favelas dell’America Latina ai villaggi subsahariani, dalle steppe della Mongolia alle periferie mediorientali. Se non facciamo nulla per migliorare quegli ambienti, le zanzare continueranno ad aumentare e ad uccidere innocenti..