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Paura del sonno

Il giovane papà si accorge che i bambini in generale fanno molta fatica a prendere sonno.
Ogni volta è una battaglia, una lotta nella quale il piccolo ce la mette tutta per spalancare gli occhi e non lasciarsi andare. Secondo alcuni, nell’avversione dei piccoli verso il sonno, c’è semplicemente la paura di non risvegliarsi.
I piccoli non sanno che dopo il sonno ci si risveglia: e si battono perché piace loro stare svegli, vedere, guardare, mangiare, insomma vivere. Non vogliono spegnere la luce, perché non sanno che si riaccenderà.
Quando Cristo si riferiva al fatto che per raggiungere il Regno dei Cieli occorre essere come bambini, credo si riferisse anche a questa disperata voglia di esserci. Per carità, non auguro l’insonnia a nessuno.
Ma rigustare il piacere di risvegliarci al mattino, e ringraziare di essere di nuovo in piedi, forse quello dovremmo riscoprirlo.
Giovani papà e non.

Parolacce

L’altro giorno tornando a casa ho pestato una Mastella.
Queste situazioni mi fanno veramente girare i Veltroni. Se becco quel figlio di Carfagna che ha portato il suo cagnolino a fare i suoi Fini sul marciapiede, giuro che lo mando a fare in Fede. Viviamo in un paese civile, eppure ci sono queste teste di Bossi che non sono capaci di raccogliere le berlusconate dei loro animali, o fanno finta di non vederle. Che Schifani!
PS Il giovane padre si abitua a non dire parolacce per non insegnarle alla figlia

Colichette

Il giovane papà crede nella scienza e nella medicina.
Apprezza i risultati della ricerca sulle malattie più gravi, spera nell’uomo su Marte e sogna un giorno un auto che va a vapore.
Quello che proprio non riesce a capire, il giovane padre, è perché la scienza non faccia progressi nel campo delle coliche infantili. Possono passare a 2,3,4, 5 mesi, chi lo sa?
Possono essere causate dal tipo di latte, dal modo in cui il piccolo si alimenta, dalla sua costituzione, chi lo sa?
Si possono curare con tisane al finocchio, massaggi, coccole, camomilla, chi lo sa?
A volte il giovane padre vorrebbe che la scienza facesse qualche passo avanti nel campo delle colichette.

Piccoli geni

Uno dei problemi del giovane papà è quello del confronto con i suoi simili, cioè con gli altri giovani babbi.
Il nostro infatti è diviso tra la naturale tendenza all’onestà, e la tentazione di rispondere per le rime all’amico che spiega che suo figlio parla correntemente tre lingue. A due anni.
Ecco un paio di risposte che il giovane papà può dare all’occorrenza.
"Mio figlio già mi sorride quando mi guarda"
"Guarda che sono movimenti intestinali"
"Mio figlio ha lo sguardo pensieroso, si vede che è intelligente"
"Che sia intelligente non lo so, ma lo sguardo è dovuto al fatto che ad un mese vede solo ombre"
"Mio figlio agita le braccia per attirare l’attenzione"
"Può darsi. Ma non sa ancora che sono sue, quelle braccia"
"Mio figlio si guarda intorno con curiosità"
"Stavolta hai ragione. Si guarda intorno e cerca la porta"

Sabato pomeriggio – terza parte

Il giovane papà lava con delicatezza la piccola che mostra di gradire. Man mano che il blub giallo lascia le parti intime della bambina aderisce perfettamente alle mani del giovane papà dove ne rimarrano traccia per giorni e giorni. Nuovo pannolino. Ok. Tiriamo su la bimba, si lascia sollevare con estrema docilità, ora che ha il culo pulito la sua visione del mondo è più serena. Infilare il pannolino. No così ovviamente no. E neanche così, il giovane papà ricorda di aver notato che la parte colorata andava avanti.
Facile, più facile del previsto. Ce l’ho fatta.
Povero illuso scemo ecc. ecc.
Il giovane papà non sa che i body per bambini sono disegnati da stilisti frustrati che non potendo dedicarsi al pret a porter autunno inverno confezionano tessuti che niente hanno a che fare con la fisiologia umana. Uno si aspetterebbe due buchi per le gambe, due per le mani e uno per la testa. E invece sono quattro. Cosa sacrificare? Magari le attacchiamo il braccino al petto, non se ne accorge neanche. E poi, dove diavolo sono i bottoni? Il body usato dalla mamma ha una comoda apertura a strappo, quello che tra le mani il giovane papà solo una serie di inutile orletti.
Povero scemo, prendi una decisione e fallo in fretta. Decidi, il body o la bambina.
Il giovane papà lancia il body ancora più lontano e corre a prenderne un altro. Corre all’indietro per non perdere di vista il fasciatoio e ciò complica le operazioni e causa un fastidioso mal di testa post zuccata, ma comunque ce la fa. Il nuovo body non è stato concepito per marziani, la bimba collabora anche perché comincia a temere che quel deficiente le procuri un raffreddore. Tutina: si infilerà da sopra o da sotto?
Da sopra, direi. Ma la testa non ci passa. Non possiamo rischiare di far agitare la piccola ulteriormente, questa ci cresce naziskin. Vada per l’entrata dal basso, allora, meno elegante ma più efficace.
Fatta.
Ritorna la mamma.
Com’è andata data, chiede.
Tutto bene, dice il giovane papà celando a fatica i segni che la battaglia ha lasciato nel salotto e sul suo viso.
La bimba piange: ha fame.
E il ciclo riparte.

Sabato pomeriggio – seconda parte

Non si può aspettare l’arrivo della mamma. Come giustificare il fatto che la bimba è stata lasciata a contatto con quella sostanza giallo fosforescente radioattiva per più di qualche minuto?
Negare è impossibile, nessuno potrebbe affermare di non essersi accorto che la bimba ha evacuato e continuare a pretendere il rispetto e la considerazione che si dà ad uno sano di mente. Fra qualche minuto se ne sarà accorto anche il vicino che la bimba ha evacuato, e rischiamo seriamente l’arrivo della polizia alla ricerca del cadavere. Non si può aspettare. Il giovane papà agisce. Il fatto che i calzini siano sporchi di giallo ocra non depone a favore di una prima ottimistica previsione del tipo "che sarà mai cambiare un pannlino".
Man mano che ci si avvicina all’epicentro, i danni della violenta esplosione si fanno più drammatici. La tutina è andata. Anche il body ha perso il colore originale. Del pannolino praticamente si sono perse le traccia.
È incredibile osservare quanta roba purulenta possa uscire da un corpicino così piccolo e angelico. Ci credo che piangevi povera piccola, ad occhio e croce dovevi essere piena dall’ombelico in giù, talloni compresi. Il giovane papà si lancia al soccorso della giovane erede: via i calzini, lanciati, via la tutina, lanciata più lontano, via il body, praticamente dai vicini. Ecco il pannolino, c’è l’infame, ma non è servito a nulla visto che l’eruzione ha tracimato ovunque. Lanciarlo lontanissimo. Dal balcone, se possibile.
E poi? Lavare, che cavolo. Ma serve l’acqua calda. Portare la bimba con sè è da escludere, lascerebbe tracce difficili da occultare. Il giovane papà corre in cucina e apre l’acqua calda e torna indietro. La bimba è ancora sul fasciatoio. Il giovane papà prende una bacinella e torna indietro.
La bimba è ancora sul fasciatoio ma si agita. Il giovane papà riempie la bacinelle d’acqua calda e torna indietro dalla bimba che è ormai visibilmente incazzata e si domanda chi è il deficiente in balia al quale l’hanno lasciata e che non è capace di cambiare un pannolino.