Archivi categoria: Pollitica

L’Italia s’? desta col cavalletto in mano

Sarà che l’atmosfera di questi giorni è funestata dalle notizie provenienti dall’Asia, dove alla tragedia naturale si aggiunge quella causata dall’azione degli avvoltoi, però la notizia dell’aggressione di Berlusconi a fine anno ha acquistato un rilievo più di costume che di cronaca nera. I telegiornali governativi, che già da settimane avevano pronti i loro servizi sul cenone degli italiani, sullo stress del viaggio e sui consigli per gli acquisti dell’ultima ora, si sono trovati in difficoltà di fronte ad una tale tragedia immane come quella del maremoto, impossibile da nascondere anche per dei professionisti dell’occultamento, e hanno finito per spostare la notizia dell’aggressione nello spazio solitamente dedicato alla cronaca leggera con il quale sorridere un po’. Persino le accuse degli urlatori italoforzuti, più che drammatiche, ricordavano il tormentone da cabaret dell’anno scorso “Attentato, si tratta di attentato”. Eppure a me il fatto è sembrato una cosa molto seria. Gli uomini pubblici sono da sempre e in tutto il mondo soggetti agli attacchi ingiustificabili di folli, esaltati, esibizionisti. Ma l’aggressore di Berlusconi più che un pazzo o un congiurato, mi è sembrato un italiano esasperato, certo un po’ troppo impulsivo e violento. La sua azione non è scusabile: certo però che quando il primo ministro di uno stato democratico viene aggredito in piazza da una persona sana di mente (e una larga fetta della popolazione in cuor suo se ne compiace), c’è qualcosa che non va. C’è una parte dell’Italia di oggi non è quella felice degli spot che fa girare l’economia con i sacchetti carichi di spesa; è un Italia con il cavalletto in mano che vorrebbe (solo metaforicamente, ovvio) darlo in testa a chi ci ha ridotti in questo stato. C’è una campagna d’odio in atto, forse è vero: ma prima di dar la colpa al centrosinistra, che non sarebbe in grado di gestirla e alimentarla (troppo difficile!) i governanti dovrebbero farsi un piccolo esame di coscienza…

Ma chi ci crede?

Non si fumerà più nei luoghi pubblici a partire da gennaio, ormai è ufficiale. Non escludo qualche proroga dell’ultim’ora, o magari un bel condono ai fumatori incalliti beccati in fragrante. Non fumo, non mi piace l’odore, butterei via la mia giacca dopo una serata al pub se solo potessi permettermelo, per cui sono egoisticamente contento. Sarei anche più contento se davvero i locali si adeguassero con strutture ad hoc per fumatori: costano troppo, non credo si farà niente. Ma quello che mi domando è: davvero i gestori inviteranno i clienti a spegnere la sigaretta? O peggio ancora li denunceranno? E davvero qualcuno denuncerà i gestori scorretti? E se anche una multa venisse comminata, davvero qualcuno la pagherà? Lo so, sono decisamente scettico, lo ammetto. Il fatto è che prevedo che alle famose tre sciemmiette con la mano sugli occhi, le orecchie e la bocca”Non vedo, non sento, non parlo”, se ne aggiungerà un’altra, con la mano a tapparsi il naso. Non annuso.

Gianni ? scappato in Sud America

Sarà che ci stiamo avvicinando al Natale, ma l’ottimismo sembra davvero essere entrato nelle nostre vite ed averci dato quella sferzata di entusiasmo che ci fa pensare con fiducia al futuro.
Inanzitutto, il taglio delle tasse. Non quei quattro spiccioli previsti, per carità, con quelli si fa una cena decente, al massimo, sempre che ci spettino. No, mi riferisco al fatto che finalmente si può costruire liberamente ovunque. Basta con la burocrazia e il noioso statalismo, italiani, fate: fatevi la villetta monofamiliare sulla costa, fatevi la veranda direttamente sulla piazzetta condominiale, fatevi il bungalow in pieno parco naturale. Prima o poi, tra rinvii e anticipi, si condonerà. Smettetela di pagare le tasse e il canone, condoneremo anche quelli, noi siamo ottimisti. Imprenditori, smettetela di impiantare costosi impianti a e filtri anti-inquinamento: se sporcano i cinesi, possiamo sporcare anche noi! E se proprio vi va male, se davvero riuscite a combinare qualche pasticcio e vi fate beccare da un magistrato (si sa, sono antropologicamente difettosi, ma li sistemeranno una volta per tutte), non fatevi prendere dallo scoramento. In otto anni il reato è prescritto: con i quattro soldi che hanno i tribunali, i problemi di personale, un paio di ricusazioni del magistrato con la Cirami, un paio di rinvii, di che vi preoccupate? Otto anni volano.
Gianni, come si fa a non essere ottimisti? Gianni? Gianni?

Le croci italiane

L’Italia annuncia che non approverà la seconda fase del protocollo di Kyoto, rinuncia ancora una volta a seguire un cammino unitario europeo e si accoda fedele e servile al gigante nordamericano. In due parole questo significa contestare i limiti che alcuni paesi stanno cercando di dare all’inquinamento atmosferico e non. Abbiamo una cultura del fare, noi, fosse anche quella del fare fumo tossico. L’importante è fare. Mi domando: ha senso chiamare ministro dell’ambiente uno che sostiene che i vincoli di Kyoto limitano troppo lo sviluppo industriale? Chiamiamolo ministro dell’industria, mi sembra più coerente. Sembra quasi una beffa che in questa Italia che vuole tornare a inquinare, che vuole accorciare i tempi della prescrizione, che taglia una fettina di tasse e si prende una fettona di soldi (bolli, tasse locali, aumenti dei costi dei servizi pubblici), in questa Italia mai così male dal dopoguerra, in questa Italia qui, resti a consolarci il crocifisso, che può ufficialmente restare nelle nostre aule scolastiche.
Almeno fino a quando ci saranno aule scolastiche in Italia.

Nomen omen

Come lo chiamiamo, allora, questo centrosinistra? Gad non va bene, sarà anche un nome di sinistra ma tanto il voto di Lerner già ce l’abbiamo e i Gad in Italia sono pochini. Seguendo questa logica tanto vale chiamarlo Maria, così si raccoglie il voto cattolico e quello antiproibizionista. Ulivo no, a Rifondazione ricorda un passato spiacevole e a tutti gli altri ricorda Rifondazione. Uliveto potrebbe essere una buona alternativa e si raccoglierebbe pure qualcosa con lo sponsor: ma l’uccellino saputello sulla spalla di Prodi è poco gratificante per l’elettorato, che già adesso vorrebbe impallinare il pennuto, e pazienza se ci scappa pure un colpo a Del Piero.
Allora Alleanza, bello, biblico, solo che ci sono già le assicurazioni con questo nome, il secondo partito del centrodestra e chissà cos’altro. Per non parlare di quella Alleanza Democratica che doveva sancire l’accordo tra Segni e Occhetto nel 94 e che vedeva tra i suoi promotori niente meno che Ferdinando Adornato (brrrr…).
Una modesta proposta per il centrosinistra: per un attimo cercate di uscire da questa logica da marketing in comode dispense con videocassette, e lasciate perdere il nome. Dateci un programma. Fate nascere questa creatura; per battezzarla ci sarà tempo.

Solo al quarto posto

Che l’uomo più influente del mondo fosse Bill Gates, lo sospettavo: la macchina su cui scrivendo in questo momento ha un suo sistema operativo, e probabilmente anche quella su cui voi state leggendo.

Che poi ci fosse Murdoch con le sue televisioni, non è certo una sorpresa, visto il numero crescente di persone che paga per i suoi programmi (alcuni mi assicurano siano migliori di quelli pubblici: se il confronto è con “L’isola dei famosi”, allora bella forza, anche il monoscopio sarebbe migliore. Poi appare Soros, finanziere, filantropo, sostenitore di kerry ( e quindi tanto influente evidentemente non è).

E poi, al quarto posto, con 10 miliardi di dollari stimati di patrimonio, c’è un italiano, il nostro presidente del consiglio, l’uomo più ricco d’Italia e sicuramente il più potente. Non so se è un buon segno essere in alto in questa classifica, non so se è qualcosa di cui vantarsi con gli amici del golf. So che la fonte di questa classifica è del Financial Times, riportata da un articolo di Repubblica on line di oggi: chissà, forse è il caso che il nostro presidente cambi subito anche il direttore di quella testata, lui è uno a cui piace arrivare primo.

Come dite? Non è ancora sua? Questione di tempo…
PS Qui a Bologna piove ancora e vabbè November Rain e vabbè l’agricoltura, francamente ha un po’ rotto.