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Coraggio Carolina!

Non sono un esperto di pattinaggio artistico, ma certo non occorre essere troppo competenti per capire che certe cadute rovinose sul fondoschiena oltre a non essere piacevoli non sono proprio gesti sportivamente eclatanti.
Di più, sono un po’ come scivolare battendo un rigore, come sbagliare gli ultimi due tiri liberi, come distrarsi e finire fuori strada a pochi chilometri dal traguardo. Ieri alle olimpiadi di Vancouver Carolina è caduta tre volte. Ma si cade perché si osano salti e movimenti complessi. Basterebbe avere un profilo più basso per non correre rischi. Ma con un profilo basso non si vince mai. Si cade perché si rischia, e rischiare è indispensabile per vincere: altrimenti si chiederebbe ad un altro di battere il rigore o si tirerebbe su il piede dall’acceleratore a costo di farsi sorpassare. Coraggio, Carolina: ieri è stata una brutta giornata, ma chi è dotato di un minimo di cultura sportiva sa che la sconfitta è parte determinante del gioco, e il vero campione è quello che sa perdere. Pazienza se i nostri politicanti ai vertici delle federazioni sportive sono solo capaci di dire in televisione “evidentemente non è una campionessa… è delusa lei ma siamo più delusi noi che abbiamo creduto in lei”. Sono parole che dimostrano un’ignoranza e una mancanza di cultura dello sport agghiaccianti, per chi dovrebbe essere d’esempio. Ma sai, Carolina, i capi dei comitati olimpici, bontà loro, non cadono maiCarolina Kostner

La fuga dei talenti

Già c’è chi parla di "fuga" di talenti. Sì perché dopo Kakà che ha lasciato il MIlan per il Real Madrid potrebbero essere tanti i calciatori che lasceranno il nostro campionato per andare a giocare all’estero. E che se ne vadano! Che siano altri a sborsare milioni di euro per gente buona a prendere a calci un pallone. Sarà che per motivi affettivi io seguo solo la serie C o come cavolo si chiama adesso, ma proprio non mi dispiace se il "campionato più bello del mondo" torna ad essere un campionato come tanti.
Solo, adesso speriamo che con i calciatori miliardari spariscano anche procuratori intrallazioni, politicanti che usano il calcio per conquistare gli elettori, pennivendoli capaci di discutere ore di calciomercato, tifosi violenti, veline, personal trainer, portavoci, sponsor. Lasciateci ventidue ragazzi, un arbitro, due guardalinee e un pallone.
Il resto potete pigliarvelo.

Chi doveva avvisare Milito?

Qualche volta sarà capitato anche a voi di organizzare una festa a sorpresa, o uno scherzo, e di aver dimenticato di avvisare qualcuno.
E quel qualcuno magari rovina tutto perché domanda al festeggiato come mai tutti gli amici si sono dati appuntamento a casa sua, oppure svela che quella multa da un milione di euro è un evidente falso.
Certo è irritante, ma i colpevoli siete voi che non l’avete avvisato per tempo. Ecco, secondo me nessuno ha avvisato Milito, il bomber del Genoa in procinto a passare all’Inter, che con il Torino, come dire, la partita andata affrontata con un certo disimpegno. Che tanto al Genoa non interessavano i 3 punti che invece per il Torino volevano dire salvezza. Per carità, niente calciopoli o calcio scommesse. Solo un certo codice da galantuomini (!) un po’ immorale per cui si lascia vincere la partita a chi ne ha bisogno, consapevoli che ci sarà occasione per vedersi ricambiare il favore.
Ma nessuno ha avvisato Milito, che di gol al Torino ne ha fatti 2 portando la sua squadra a vincere 3 a 2 in trasferta e condannando di fatto i granata alla retrocessione. I quali granata non l’hanno presa bene: rissa a fine partita e 7 squalificati. Qualcuno doveva avvisare Milito e non l’ha fatto.

PS Carti tifosi del Bologna, doveri di ospitalità e affetto mi spingono a simpatizzare per la squadra rossoblù. Sono contento che sia rimasta in A. Adesso, visto come v’è andata (gol dubbio contro il Lecce, biscottino con il Chievo e patrac del Torino contro il Genoa) smettela di lagnarvi che sono tutti corrotti tranne voi, suvvia.

Siamo salvi. Da che?

Il Taranto si è salvato e rimane in C1 (o come cavolo si chiama adesso) con la beffa di vedere i cugini del Gallipoli salire nella serie superiore (complimenti) mentre noi continuiamo a rosicare.
Pensando ai tifosi ventenni che gioivano in curva a Sorrento, ho pensato: porca miseria, molti di loro non hanno mai visto il Taranto in serie B. A parte quelli che allo stadio ci andavano nel carrozzino accompagnati da papà, e quelli che la serie B l’hanno vista in videocassetta.
Mamma mia.
Non c’è niente da fare, c’è chi passa dalle stelle alle stalle (penso agli amici di Messina, dalla serie A ai dilettanti), chi vince sempre (le squadre milanesi e la Juve) chi galleggia in una lunga, ossessiva, morbosa mediocrità. Indovinate in quale categoria siamo noi tifosi del Taranto. Dite che dovremmo avvisare quei ventenni in curva? E perché mai. Al limite saranno loro a spiegarlo, fra vent’anni, ai loro figli. Sempre che questi ultimi non tifino Milan, Inter o Juve: più facile e, diciamolo, anche più appagante.

La compravendita del bidone

Improvvisamente, dopo i disastri in coppe europee della settimana, tutti i pensatori dello stivale si radunano scuri in viso per cercare di capire cosa c’è all’origine della crisi del calcio italiano.  Nessuno però che abbia il coraggio di dire che occorre mettere insieme Inter, Roma e Juve per arrivare si e no ad una squadra di calciatori italiani. Nessuno che ricordi che la squadra campione d’Italia di italiano ha solo il presidente; e se ogni tanto gioca qualche italiano (come Balotelli) è per le assenze degli altri.
Nessuno che abbia la faccia tosta di ammettere che un conto erano Maradona e Platini, un conto sono Muntari e Salihamidzic ; il paragone è imbarazzante. Ci sono giovani in serie C molto più validi di questi signor nessuno che hanno invaso da qualche tempo le nostre formazioni.
Nessuna pregiudiziale contro gli stranieri, ma se i nostri club tornassero a occuparsi di calcio anziché giocare alla compravendita del bidone, forse supereremmo qualche turno in più in coppa…

L’ha detto anche Moggi, è l’Inter la Juve di oggi

Si comportavano come dei lord inglesi, colti e raffinati, in mezzo a trogloditi cavernicoli; si guardavano intorno con aria di sufficienza commiserando chi non capiva l’essenza del calcio; attiravano a sè la stima e la simpatia di tutti coloro che in fondo li reputavano superiori.
Sto parlando degli interisti dell’era Moggi. Cinque anni fa essere interista voleva dire manifestare un’evidente superiorità intellettuale: e più la squadra perdeva, più Moratti appariva un essere sovrannaturale calatosi nel mondo per indicare la via della correttezza, dell’onestà, del saper vivere.
Già allora i maligni sospettavano che più che essere onesti, i dirigenti interisti erano lessi e semplicemente non riuscivano ad entrare nella stanza del potere. E adesso? Adesso segnano con il braccio e fanno spallucce, si lanciano in area di rigore come totani surgelati in padella e chiedono il penalty, insultano gli avversari e a chi osa criticarli rispondono di non azzardarsi perchè loro sono i lord, quelli raffinati.
Non so se i vincitori sono più antipatici, non so se c’è una nuova "cupola" che gestisce il calcio, so che alla prova dei fatti anche gli interisti si sono rivelati trogloditi cavernicoli, proprio come tutti gli altri amanti del pallone.