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Le feste di compleanno dei bambini, ovvero del tramonto della cultura occidentale

pallonciniI sociologi e gli economisti trascurano colpevolmente un elemento essenziale per capire la realtà contemporanea e analizzare le involuzioni del costume: i compleanni dei bambini. I compleanni dei bambini drenano quantità esorbitanti di risorse che se quantificate giustificherebbero i rallentamenti e i cali del PIL: si tratta infatti di spese allo stato puro e non di investimenti, come qualche analista superficiale vuol farci credere. Fateci caso, i bambini sono tanto meno numerosi quanto più frequenti sono le feste di compleanno: questo spiega la crescita zero dei nordisti, che a questo falò simbolico di quattrini sono affezionati, rispetto per esempio alle popolazioni al di là del Mediterraneo, che più che contare gli anni dei figli contano i figli una volta l’anno, per verificare che ci siano ancora tutti. Non solo: la nascita sempre più numerosa di bidonville alle periferie dei grandi centri urbani è facilmente identificabile nelle aree dove più a lungo e con maggiore virulenza si sono diffuse le feste di compleanno,che per fortuna attecchiscono meno in campagna e sulle montagne.
Vediamo di capire quali sono le manifestazioni più frequenti di questi disastrosi rendezvous.

La festa di compleanno vintage

La festa in questione cerca di ricreare le atmosfere di trent’anni fa che ho evocato in questo articolo. Festa in casa, con le pizzette e i popcorn sul tavolo, i bicchieri di plastica con il nome scritto con il pennarello, la mamma che cerca di organizzare un girotondo e musica dello Zecchino in sottosfondo. Tutto bene, dunque? Se per voi va bene ricomprare il televisore che i ragazzini hanno utilizzato per il tiro al bersaglio con le frecce, si. Ah già, non sono frecce, ma quel che resta della collezione di stilografiche. Se per voi non è un problema sostituire il lampadario al quale si è aggrappato uno degli ospiti gridando “Spaidermeeen” e se siete veloci quando si tratta di spegnere incendi (capiterà, fidatevi, capiterà), allora tutto bene. Ma come è evidente i risparmi sono una pia illusione per il semplice fatto che i bambini di trent’anni fa si sentivano audaci se sbirciavano nello sgabuzzino con le scope e i detersivi del genitore del festeggiato. Quelli di oggi i detersivi li usano per organizzare un veloce calcetto saponato e se li rimproverate vi rispondono che potete chiamare anche la polizia, se volete. Sanno bene che più di tre anni il giudice non glieli darà e con l’indulto è una passeggiata di salute.

La festa di compleanno selvaggia

Variabile della festa di compleanno vintage con cui l’accomunano i risultati (danni, querele, incidenti), questa festa si caratterizza per il fatto che i genitori dopo aver mollato i piccoli terroristi se la svignano alla chetichella, fingendo di non vedere lo sguardo impanicato della mamma del festeggiato. Tornano un paio d’ore a recuperare i figli, e dal loro punto di vista in fondo si tratta di una scelta sagace, visto che di solito tutti i bambini al loro rientro sono ancora vivi. Di solito.

La festa di compleanno in outsourcing

Volete la festa di compleanno? Volete sfogare i vostri istinti repressi, piccole scimmie, e dare una volta per tutte ragioni ai darwiniani? E sia. Vi affitto un capannone industriale che la furbizia del commmerciante ha riempito di gonfiabili, e porca miseria casa mia non la devastate. Soluzione ottimale (personalmente l’ho utilizzata più volte), se non fosse che il commerciante guadagna molto più adesso con quei sacconi gonfi d’aria di quanto non guadagnasse producendo serramenti per il mercato americano, e di ciò se ne accorgerà il vostro conto a fine festa.

La festa di compleanno in cloud

Come sopra, solo che porca miseria con quel che costano, conviene condividere le risorse hardware. Per cui festeggiate almeno tre o quattro bambini contemporaneamente, e se capita anche un battesimo e una festa di laurea per condividere le spese. Se l’Italia non è fallita nel 2011 è grazie a voi, patrioti, altro che Monti.

La festa di compleanno in famiglia

Perché invitare i compagni di classe, quando c’è il nonno disponibile con i suoi divertenti aneddoti sul dopo guerra? A che servono gli amichetti, se c’è lo zio che riesce a rimanere sveglio durante quasi tutta la festa e i cugini con cui giocare? Certo, da piccoli voi avevate quindici cugini. I vostri figli ne hanno due, per cui, se volete allevare dei piccoli Hannibal Lecter, fate pure. Ma sappiate che un giorno lo psichiatra scoprirà come il serial killer festeggiava i compleanni ed essere papà del serial killer potrà alquanto seccante.

La festa di compleanno psicotica

La psicosi in questo caso è della madre che deve avere avuto un’infanzia davvero difficile, un’adolescenza turbolenta e che tutt’ora deve fare una vita abbastanza di merxa se per sollevarsi il morale deve spendere per la festa di compleanno quanto il marito guadagna in un anno. A queste feste di compleanno, alle folli spese per il locale si aggiungono folli spese per i cibi (che non interessano affatto agli invitati, se non come oggetti contundenti o per improvvisare simpatiche pozzanghere di fango à la Peppa), e la follia numero 1 delle feste di compleanno per bambini: si fa un regalo a tutti gli invitati! Spesso sono gli stessi nordisti che per anni hanno festeggiato il proprio compleanno alle spese degli amici (si veda qui), che per i figli impazziscono e decidono di fare un regalino per ciascuno degli invitati. La spirale deviante di questo tipo di feste è evidente, perché poi anche le altre mamme psicotiche compreranno regalini per gli invitati, e magari li compreranno anche solo per una visita dagli amichetti o per un incontro al parco… E voi cpaite che gli ottanta euro di Renzi li spenderete in fazzoletti di carta piangendo solitari di fronte al vostro estratto conto. Altro ch pareggio di bilancio. Che abolisca le feste di compleanno dei piccoli, la Merkel, se vuole davvero tenerci in Europa.

La variabile x: gli animatori

Da quanto sin qui scritto pare chiaro che se c’è una cosa di cui i piccoli invitati non hanno bisogno è l’animazione, perché sono piuttosto animati già di loro. E invece no, anche questo ci siamo inventati. Un povero disgraziato slavo sui trampoli che cerca di evitare le piccole saette e tra un saltello e l’altro rimpiange di non aver seguito lo zio in Montenegro. Un mago che fa giochi di prestigio con le carte e deve stare attento perché a farle sparire sono i piccoli che gli ruotano attorno punzecchiandolo. Una signora di mezz’età che da una vita disegna farfalle sui visi delle bambine, opera come un’automa di un film di Fritz Lang se gli mettete un anguria in mano ricopre di farfalle anche quella. Due clown che gonfiano palloncini, e se all’inizio deliziano gli ospiti con margherite e spade spaziali, dopo due ore propongono palloncini grigi e sgonfi, e sfanculano gli impiastri che fanno notare il declino della loro produzione con graziosi “Se lo vuoi è questo, sennò togliti dai piedi, mostro” (e come dargli torto?). Come si diventa animatori di festedi compleanno per bambini? I soliti accadimenti: un trauma da cui non ci si riprende, la perdita del posto di lavoro, l’abbandono da parte di una persona cara, una profonda depressione. O diventi alcolizzato o, se ti va male, ti dai all’animazione.

La festa di compleanno nordista

Icompleannol vero rito d’iniziazione attraverso il quale il sudista al nord potrà verificare il suo grado di integrazione alle latitudini padane è inequivocabilmente rappresentato dalle feste di compleanno. Sono tanti i sudisti che non superano la prova e si rinchiudono per sempre nelle loro stanze, a osservare con gli occhi lucidi il poster del golfo di Sorrento mentre scuotono la palla di vetro con la neve sui trulli.
Il sudista, invitato ad una festa di compleanno, ragiona con il senso pratico legato a centinaia d’anni di negoziazioni con il conquistatore straniero. Io ci metto il regalo, loro ci mettono le cibarie. Lo scambio è di solito equo, perché con insolita tenacia ragioneristica il sudista calcola un preventivo delle spese che il festeggiato potrà sostenere, lo divide per il numero degli invitati che sospetta saranno presenti, e sulla base del risultato investe nel regalo.
Il compleanno di un amico per il sudista insomma è come un investimento in borsa, in cui, come insegna la teoria economica, un ruolo essenziale giocano le informazioni (dove andremo? Quanti saremo?) e l’esperienza (se va come l’anno scorso, allora come minimo devo regalargli un dvd, ma uno serio, non di quelli che danno con le riviste in edicola).
Non sempre va bene: può capitare che gli invitati siano molti, molti di più del previsto, e quindi non basterà sgomitare al buffet per recuperare la cifra inopportunamente spesa; può capitare che invece il posto sia magnifico e il cibo eccellente, e allora il sudista si sentirà mortificato del misero spargi essenze riciclato che ha portato dopo averlo incartato con i ritagli dei pacchi di Natale.
Tutto ciò, in un compleanno nordista, non vale. Intanto il sudista si rende conto immediatamente di venire invitato con sospetta frequenza e apertura: ti invita il collega del piano superiore che hai incrociato una volta alla fotocopiatrice, ti invita il vicino di cyclette in palestra, ti invita il fratello del vicino di casa conosciuto durante un’assemblea di condominio.
Altro campanello d’allarme per il sudista, che nella sua ingenuità di visitatore straniero non coglie, è che i nordisti in questi casi sfoggiano un curioso senso di condivisione, e anziché fare ognuno un regalo, ne fanno uno unico, di solito mettendo a testa un euro e 45 centesimi, due euro e dieci. Il sudista non ci sta, non vuole sfigurare, mi invitano fuori a cena, come minimo il mio regalo deve valere una quarantina di euro, sostiene. Capirà presto, l’illuso, il tranello che gli stanno giocando, in quel drammatico evento iniziatico di cui dicevamo all’inizio: alle feste di compleanno nordiste l’invitato non solo porta il regalo, ma paga pure. Vi invitano, fate il regalo, pagate.
Il nordista aperto, conviviale e socievole infatti invita cinquanta amici in un ristorante molto elegante dove cucinano il pesce migliore della città, baci e abbracci per tutti, e poi alla fine in coda a pagare ognuno per sé, o peggio ancora alla romana, con il sudista che per educazione si è trattenuto mentre il collega varesino di fronte ha finito sei piatti di scampi innaffiati con il vino più costoso della lista. Il festeggiato, è vero, qualche volta porta la torta, bontà sua.
Chi sopravvive ai primi due o tre compleanni, impara immediatamente a comportarsi con l’eleganza e il saper vivere nordista: mi dispiace, ho già un impegno (e non ho intenzione di pagarti la festa, bastardo), che peccato, sono fuori per lavoro (e comunque se devo andare fuori il ristorante me lo scelgo io), che disdetta, mi sono messo a dieta e il giovedì devo mangiare solo verdura lessa (me la ricordo, sai, quella ciambella sbriciolata che ci hai propinato l’anno scorso, e io che ho messo pure dieci euro per il regalo!). Ovviamente ciò che ho scritto tra parentesi il sudista lo pensa ma non lo dice. O forse si.

Passo per il caffé

Passo da te più tardi, ci vediamo per il caffè.caffè
Quante volte ci sarà capitato di accomiatarci da un amico sudista con questo innocuo saluto? Quante  volte ci sarà capitato di andare a trovare un parente, così, per “fargli una visita”?
Comportatevi allo stesso modo da Roma in sù e vedrete messa fortemente a rischio la vostra  reputazione. Di più, vedrete il terrore negli occhi del nordista, che vi accoglierà a casa sua con il viso
paonazzo quasi l’aveste scoperto in intimità a letto con un pony Connemara. Le prime volte potrà  persino essere divertente, poi capirete che non è il caso di infierire.
Si perché il nordista gli incontri con gli amici li pianifica con mesi di anticipo, li conferma un paio  di giorni prima (allora, mercoledì sera ci vediamo, eh?) e infine, nella sua radicata sociopatia dovuta ai secoli in cui invitare un commensale della contrada avversa poteva costare un accoltellamento, vi chiama anche prima di uscire di casa, non sia mai che aveste cambiato idea. E attenti, l’invito a casa non arriva prima di sei o sette anni di profonda amicizia. Prima viene l’invito a prendere qualcosa al bar, poi l’invito ad andare insieme allo stadio, poi finalmente vi dirà dove abita, furtivamente, solo la via però, il civico è troppo riservato, mica bruciare le tappe.

E che c’avranno mai da nascondere in casa, ‘sti nordisti, pensa uno, la copia rubata dell’Urlo di Munch, un cugino folle incatenato nello sgabuzzino? Magari c’hanno la sorella modella, di cui sono gelosi, che va in giro con indosso solo la biancheria intima. Sì magari. Niente di tutto ciò. I nordisti hanno in casa quello che hanno i sudisti, solo ci tengono che tutto sia perfettamente in ordine anche solo per l’arrivo del postino con la raccomandata in mano. Ci sono nordiste che tirano a lucido la casa prima che arrivi la signora delle pulizie, per non fare brutta figura.
E fatta questa premessa si capisce anche perché non concepiscono che uno passi a trovarti solo per un caffè. Come? Io mi faccio un mazzo così per spolverare una per una le pedine degli scacchi, riordinare in ordine alfabetico – divisi per autore e genere – tutti i libri che ho in casa, stiro per l’occasione le tende appena lavate, e tu ti fermi solo per un caffè? La volta in cui un nordista vi apre l’uscio di casa sua, lo fa per segregarvi almeno un paio di giorni, che tanto ha preparato anche il divano letto dei grandi magazzini, finalmente vediamo se la rete va.

Con le “visite” le cose non vanno meglio. Perché vieni a visitarmi? Hai un recondito interesse? Sai qualcosa che io non so? Mi stanno tenendo nascosta una notizia terribile? Il nordista proprio non riesce a concepire che uno possa venire a casa tua solo per sedersi sul divano, bersi un latte di mandorla (il nordista non sa nemmeno cos’è il latte di mandorla, al limite ha il latte di soia che però è più triste di una birra analcolica sgasata) e fare due chiacchiere con te. E c’è gente in Val Padana che finisce in analisi solo perché l’amico sudista l’ha visto con indosso la maglietta di Winnie the Pooh. E ti vergogni tu perché ti ho trovato in casa con la maglietta di Winnie? Che dovrei dire allora io, che sono venuto a trovarti con il pigiama dei Puffi visto che ho la tuta sportiva in lavatrice?
Prima o poi il sudista si adegua. Ma medita la sua vendetta, quando l’amico nordista verrà a trovarlo al meridione, e impazzirà di vergogna quando gli amici passeranno a trovarlo alle otto di mattina prima di andare al mercato. Ma questa è un’altra storia.