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Ispettori gadget

A cosa sarebbero servite le argute abduzioni di Sherlock Holmes, se Watson avesse disposto di schiere di omini in tuta ermetica a caccia di dna? Quali mirabili ragionamenti sarebbero stati concessi a Ellery Queen se avesse avuto la possibilità di sbirciare chilometri di tabulati di intercettazioni telefoniche?
E qualcuno oggi darebbe retta al povero Hercule Poirot, o non l’avrebbero forse mandato ad occuparsi di parole crociate mentre i tecnici scrutavano sulle mappe di Google alla caccia dell’assassino?
I giallisti hanno i loro problemi, e non è un caso se sempre di più si affidano alle competenze balistiche ad autopsie e ad analisi scientifiche del luogo del reato più che a brillanti invenzioni o a geniali analisi dei protagonosti. Eppure a me sembra che di delitti impuniti ce ne siano ancora parecchi, in giro. Giallisti a parte, non è che le care vecchie abduzioni servono ancora per capire chi è stato, prima di sapere dal Ris cosa ha mangiato negli ultimi sette giorni e di che colore avrebbero gli occhi i figli se mai ne avesse?

Google Books

Hanno cominciato con un motore di ricerca essenziale ma efficiente, poi non si sono più fermati. Pubblicità online, mappe, software per ufficio, quelli di Google hanno il marchio più popolare al mondo (e prezioso: l’hanno valutato 67 miliardi di dollari). Adesso hanno cominciato anche a pubblicare libri. Online, ovviamente, come nel loro stile, anche se più di una pubblicazione si tratta di un copia e incolla: anche questo nel loro stile. Provate a cliccare su http://books.google.it/ e cercate, per esempio, “Bello dentro, fuori meno”. Troverete un bel po’ di pagine del mio romanzo da leggere. Si tratta (immagino) di un’iniziativa di tipo promozionale, visto che non tutto il libro è online, ma una parte, per cui qualcuno potrebbe sfogliarlo come farebbe in libreria e decidere poi di comprarlo se gli piace. Però c’è tutta la divina commedia, per esempio, è c’è una valanga di altri testi, tutti ricercabili in modalità full text. Si sta forse realizzando quell’unico, gigantesco Aleph vagheggiato da Borges? Oppure siamo di fronte alla reincarnazione del progetto Xanadu di Ted Nelson, che finalmente risorge e vede la luce? Niente di tutto questo, credo. La natura di Google Books va ricercata altrove: è in quelli piccolo rettangoli pubblicitari che arrivano al lettore di Dante come a quello diei fumetti. I signori di Google non stanno creando una grande biblioteca globale di condivisione del sapere: stanno vendendo, il loro è un grande supermercato, e il povero Dante ridotto a telepromozione…

Parole proibite

Orwell pensava,o forse temeva, un futuro in cui fossero proibite alcune parole come democrazia o libertà, e purtroppo in Cina qualcosa del genere già esiste, grazie anche alla compiacenza delle aziende americane pronte a difendere i diritti dell’uomo solo se non intralciano il loro business. Mi riferisco per esempio alla censura esercitata dalla versione cinese di Yahoo e Google, che non mostrano siti politicamente sgraditi.
Ma anche da noi, involontariamente, si sta diffondendo una sorta di censura nominalista: è quella dei filtri anti-spam. Stanco di ricevere e-mail spazzatura che propongono di vendere il viagra, io posso impostare il filtro affinché cancelli tutte le parole che contengono la parola viagra. E poi quelle che contengono Cialis, e penis, e così via. Solo che se un mio amico mi scrive facendo magari una battuta sul viagra che mi regalerà a Natale, io quella e-mail non la ricevo, perché il filtro è stupido.
Man mano che gli spammer aumentano i loro invii, noi registriamo i filtri, ma, non so a voi, a me la soluzione mi mette a disagio…