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Il fuori onda

Vi rendete conto di cosa sarebbe la nostra vita se qualcuno registrasse i nostri “fuori onda” mentre parliamo alla macchina del caffé con i nostri colleghi, oppure se raccogliessero le trascrizioni delle nostre chiacchiere al bar parlando di quel vecchio compagno di classe?
?E cosa penserebbe di noi il nostro vicino se sapesse quello che abbiamo detto di lui in sua assenza alla riunione di condominio? Penso che regrediremmo alla stadio della pietra picchiandoci selvaggiamente con le custodie delle nostre autoradio e accecandoci reciprocamente con i flash dei nostri telefonini.
Invece, siccome siamo evoluti, possiamo continuare a parlar male degli altri perché tanto non siamo in onda. Uhm…
Quasi quasi preferirei una bella zuffa brandendo crick come clave.
Dopo dormiremmo meglio

Questo no, quest’altro neanche

Certi dirigenti italiani sono intrallazzoni, non rispettano il mercato, provengono da famiglie oligarchiche che non favoriscono i meritevoli ma gli amici degli amici.
Queste argomentazioni, e simili, sono ripetute fino alla noia da numerose personalità della sinistra. Poi – penso a Telecom o Alitalia, evidentemente – emerge la possibilità di un acquirente straniero, e apriti cielo, dobbiamo difendere l’italianità, non dobbiamo farci invadere, il Piave mormorava, eccetera eccetera. Ma insomma, chi dovrebbe gestirla, la Telecom, Frate Indovino?
Se il giudizio deve essere solo quello del merito, allora la nazionalità non deve contare: chi è più bravo è più bravo indipendentemente da dove è nato. Se mai un giorno avessimo finalmente una legge decente sulle quote televisive, chi pensate che entrerebbe, nel mercato televisivo?
Per qualche fettina forse De Benedetti, qualcosina forse la prenderebbero le cooperative, ma l’ingresso in scena più impetuoso sarebbe quello di Murdoch. E giù di nuovo allora a piagnucolare sull’italianità. Davvero, lo scenario mi sembra quello di una noiosa riunione di condominio.
Tutti a lamentarsi delle scale. Poi qualcuno propone l’ascensore, e scoppia il putiferio. Almeno finché non si trova un altro buon motivo per lamentarsi…

Il centrosinistra ha vinto le elezioni

L’anno scorso mi sono tolto la soddisfazione (controllate il post se non ci credete) di annunciare con tre giorni di anticipo il vincitore del festival di San Remo. Troppo facile, lo sapevano tutti, direte voi. Va bene. Quest’anno allora cambiamo sfida (anche perché non ho sentito che qualche scampolo di canzone, un po’ poco per azzardare pronostici) e andiamo sul pesante: le elezioni di aprile.
I sondaggi si sprecano, Berlusconi fa telefonare ai call center che fanno domande del tipo “Meglio la lebbra o Berlusconi?” “Se i comunisti instaurassero un regime dittatoriale con campi di sterminio per i dissidenti, violenze e torture, voterebbe ancora per Prodi” “Secondo lei Berlusconi è un dono celeste chiamato a risolvere i problemi dell’Italia o solamente un geniale statista?”
Nonostante tutto, il portatore nano di democrazia non ha ancora annunciato di aver superato l’80% delle preferenze, probabilmente perché è convinto dei brogli comunisti anche nei suoi sondaggi.
Io penso che i risultati saranno: centrodestra 42%, centrosinistra 46%, altri 2%. Il che vuol dire che, con la nuova legge elettorale da repubblica delle banane primitiva, governare non sarà facile.

Sabrina Ferilli ? una cozza

Ho letto recentemente su un giornale free-press che c’è chi ha definito Sabrina Ferilli una cozza.
Chi mi conosce sa che sono un ammiratore di lunga data della signora Ferilli (spero però torni presto al cinema, le fiction – a parte Montalbano – mi annoiano). E condivido pienamente questa definizione: Sabrina Ferilli è un cozza. Lo penso e lo ribadisco perché lo ritengo un complimento straordinario. Sarà che sono nato vicino a Taranto, sarà che in fondo all’anima rimango fondamentalmente un cozzaro, ma non capisco perché dare della cozza ad una signora debba assumere un valore spregiativo.
La cozza è slanciata ed elegante nella sua figura affusolata e nera (il nero è sempre chic), non punge, non graffia, racchiude un alone di mistero, non si offre facilmente, richiede di essere dischiusa con pazienza. Quando si apre, è vero, dona tutto il suo carico di piacere straordinario. Può essere presa cruda, senza troppe precauzioni, e allora si raggiungono vette di libidine indicibile, però si rischiano tre giorni di dolori e una milza gonfia come un’anguria se va bene. Oppure si può prendere cotta, lavorata, arricchita, trasformata: è buona lo stesso, meno appassionante ma garantita da una conoscenza più approfondita.
Cosa si può dire di meglio ad una donna se non suggerirle con ammirazione che è una cozza?