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L’invadenza dei reality

Il reality non è un genere televisivo, è una malattia del palinsesto.
 Un virus nefasto. Come tutti i virus, è contagioso, si diffonde, allenta le barriere immunitarie e dilaga.
Le pseudo-notizie dei protagonisti invadono i programmini pomeridiani e le bbbone domeniche, e fin qui poco male: si infetta comunque roba putrebonda. Per non parlare di certi telegiornali come Studio Aperto che alle tette rifatte e ai calendari con le donnin ignude dedicano ormai redazioni specializzate.
Il problema sorge quando programmi come Quelli che il calcio, che nonostante Simona Ventura possono ancora essere di qualche interesse, ingoiano quintalate di spazzatura proveniente dall’isola dei morti di fama o dal XXX- factor. Oppure quando autori svogliati (leggi Gialappa’s) fanno il compitino affidandosi alla indecente ignoranza di certi concorrenti.
Mi terrorizza l’idea che Quark dedichi uno speciale all’accoppiamento dell’Homo imbecillis in cattività che Blu Notte approfondisca il tema del mistero delle corna messe da Belen a più o meno una dozzina di bellocci. Sembra fantascienza, ma se qualcuno non ferma il virus, ci arriveremo.

21 settembre

Secondo tutte le stime in Italia cala il numero dei disoccupati. Quelli del Nord espatriano, quelli del Sud si ammazzano.

Miss Italia ha rassicurato tutti: non lascerà il fidanzato per fare carriera. E poi un’autista le farà comodo.

Simona Ventura ha annunciato che fra tre anni lascerà il mondo dello spettacolo. Meno 94608000. Meno 94607999. Meno 94607998…

Nella città del Vaticano saranno proibite le proiezioni e la distribuzione su vhs e dvd di Lilli e Il Vagabondo perchè secondo alcuni teologi si tratterebbe di una coppia di fatto non sposata.

Negli ultimi giorni è mancato ripetutamente il numero legale in Senato. La maggioranza sta studiando una tecnica che permetterà ai pianisti più atletici di votare contemporaneamente per cinque colleghi.

Assolutamente s

Bisognerebbe insegnare a scuola che l’avverbio va usato con molta parsimonia e attenzione, è un ingrediente della scrittura prezioso per insaporire dei verbi un po’ insipidi, per colorare di sfumature luminose dei concetti pallidi, per riempire con qualche battuta un pezzo che non si riesce a chiudere. Gli avverbi sono come spezie, profumati e piacevoli ma non insispensabili: e soprattutto,se si esagera diventano velenosi. Quando si fa un lavoro di sintesi, i primi a essere sacrificati sono proprio gli avverbi, seguiti dagli aggettivi che spesso tronfiamente arrichiscono i comunicati stampa. Perché questa digressione sulla scirttura? Perché da qualche tempo, ormai, in televisione non si risponde più si o no, ma “assolutamente sì” o “assolutamente no”. Può capitare la necessità di ribadire un concetto, sottolinearlo, evidenziarlo: ma senza esagerare, se è no è no, si capisce, non è che esiste un no relativo e uno assoluto. Una delle bandiere dell'”assolutamente sì” è Simona Ventura (fateci caso) e in fatti l’avverbio si sta diffondendo rapidamente proprio tra gli appassionati di reality show. Chissà, forse un giorno non troppo lontano il sacerdote chiederà a Pippo: vuoi tu prendere Gina in sposa? E Pippo risponderà: assolutamente sì. E a quel punto il sacerdote darà il via al televoto per stabilire quale testimone lascerà la chiesa…