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Scommettiamo che…

La prima volta successe che avevo dieci anni, e da alcune immagini emerse che il Taranto, il mio Taranto, si era venduto una partita contro il Padova: tanto erano già retrocessi, tanto valeva arrotondare per le vacanze estive. Otto anni dopo (1993) ricordo di un’inchiesta per un’incredibile vittoria esterna del Taranto che si salvò all’ultima giornata dopo un’altra inattesa vittoria in casa contro il Pescara.
E c’ero in tribuna di fronte a quell’inutile 0-0 contro il Catania che ci impedì, nel giugno 2002, di ritornare in serie B, e anche di questa partita si parlò a lungo perché l’impressione che non tutti i giocatori del Taranto giocassero per vincere fu forte.
Ritorna il calcioscommesse, e noi ci finiamo come al solito dentro, per comprare o vendere partite poco cambia. Ovviamente sono ancora indagini per cui vale la pena aspettare prima di trarre le conclusioni, e magari osservare cosa fa la squadra in campo domani nella semifinale contro l’Atletico Roma.

Certo però che in certi momenti mi sento un personaggio di un feuilleton ottocentesco che si innamora di una donna di facili costumi, e per quanto si sforzi di convertirla, di farla sentire amata, di portarla sulla buona via, si ritrova continuamente tradito.

E come me le migliaia di tifosi “amanti del Taranto”. Speriamo che non ci faccia cornuti un’altra volta, ad essere mazziati siamo ormai abituati

Se non guardi vincono

(c) www.stabiachannel.it

E’ il sabato santo, c’è aria di bontà nell’aria, la primavera si affaccia invitante. Il giovane papà decide di rinunciare all’incontro televisivo JuveStabia -Taranto per portare fuori la figlia.
D’altronde quest’anno ha già assistito a partite di commovente bruttezza, autentici de prufundis per il gioco del calcio quali Andria-Taranto, Barletta-Taranto, Gela-Taranto Foligno-Taranto, partite talmente noiose da far apparire eccitante una televendita di bigiotteria. Incotri di calcio che sarebbe meglio seguire per radio, così almeno ti risparmi rl’inquadratura della gente che sbadiglia sulle tribune guardando l’orologio. Per cui in fondo il papà rinuncia a cuor leggero, a Castellammare, contro una squadra forte e in forma, il Taranto metterà in mostra il solito gioco inconcludente in grado di annoiare però anche l’avversario che stordito si accascia nel solito 0-0.
E invece? Invece il Taranto vince 3-0. In trasferta. Faccio notare che finora il Taranto aveva vinto in trasferta una sola volta, e con un solo gol di scarto (segnato a Lucca nei primi minuti prima della solita discesa nel ritmo catacombale). E invece di gol ne fa tre. Non che al giovane papà dispiaccia, per carità, l’importante è vincere. Ma dopo sette 0-0, proprio il giorno che esco dovevate svegliarvi?

Tutto deve cambiare perch? niente cambi…

Dapprima fermo assoluto del calcio, con assenso popolare. Poi apertura solo degli stadi a norma, e solo di giorno, e il popolo plaude. Poi apertura agli abbonati, che non si possono ledere i loro diritti, il popolo accetta convinto. Adesso si torna a giocare di sera, e il popolo si prepara al ritorno alle notturne. Non ci vuole un profeta per prevedere che, fatta salva qualche minima eccezione, tutto tornerà come prima la morte del povero Raciti. O Matarrese aveva cinicamente ragione e i morti fanno parte del sistema, o il popolo è un cretino.

Calcio sempre e comunque?

In questi giorni ho letto della protesta degli operatori dello spettacolo contro lo spostamento delle partite di calcio di serie B al sabato. La lega, infatti, sempre più avida di denaro, ha deciso di spostare le partite al sabato per “spalmare il prodotto” e vendere più cari i diritti. Di questo passo, tutte le partite verranno giocate una dietro l’altra, in modo che il pollastro con pay-tv abbia modo di pagare da lunedì a domenica, orario continuato. Gli operatori di cinema e teatri temono che la serie B al sabato possa diminuire i loro introiti, che tradizionalmente si concentravano nel sabato sera. Può darsi, come può darsi che il calcio il venerdì sera danneggi le discoteche, quello alla domenica riduca i ricavi delle pizzerie e quello del lunedì stia sulle scatole ai vigili urbani che almeno quel giorno non avevano problemi. Oppure può darsi che a furia di spalmare, il prodotto perda sapore: e allora gli ex-tifosi come il sottoscritto torneranno in pizzeria, al cinema e al teatro perché di calcio non ne possono più.

Al ritiro!

In questi giorni Repubblica ha lanciato una raccolta di firme per ritirare la maglia di Scirea. Sono contrario. Non perché Scirea non lo meriti: credo sia stato un campione straordinario e un uomo eccezionale, un autentico monumento di carattere e dignità rispetto agli omunculi che belano sui campi di gioco oggi. Però sono contrario al ritiro perché è una americanata, una trovata figlia del marketing da gadget plasticone che non dovrebbe appartenerci. Io rivoglio i numeri dei giocatori dall’1 all 11, voglio l’ala destra col 7, il terzino sinistro con il 3 e il trequartista di qualità con il 10. Non voglio più vedere mostruosi 56 o 79 sulle spalle dei calciatori. Chi ama il calcio si ricorderà comunque del 10 di Maradona, del 9 di Paolo Rossi e del 6 di Scirea, non c’è bisogno di ritirarli, impedendo a ragazzi giovani di provare l’emozione di indossare la maglia che appartenne ad un fuoriclasse. Altrimenti dovremmo ritirare anche le bandane di Agassi, la Ferrari numero uno di Schumacher, e forse anche la Vespa di Moretti, la bombetta di Chaplin e gli occhiali dei Blues Brothers. Ritiriamo tutto. Ritiriamoci anche noi e mettiamo in vendita dei cloni di plastica: chissà che non se ne ricavi qualcosa.