Archivi tag: recensioni

Essi puzzano. Fenomenologia del rompiballe

C’è quello che si lamenta della temperatura inappropriata del vino dopo aver mangiato in una tavola calda di campagna. Quello che denuncia lo scandalo di una televisione senza Sky in una pensione due stelle sul lungomare. Quello che fotografa inorridito la crepa nell’asse di legno che ha trovato sotto il divano del bed & breakfast, e la pubblica chiedendo giustizia.

Davvero, non invidierò mai i gestori di alberghi, ristoranti, villaggi turistici, e in generale chi offre servizi al pubblico, a questo genere di persone. Visto che li definirei volentieri con epiteti da codice penale, qui mi limiterò a chiamarli puzzoni, perché questa gente lascia con sé una scia di rancore, rabbia, frustrazione, una scia nauseante ovunque essi passi.

Occupandomi di comunicazione istituzionale, conosco benissimo questi individui. Più gretti, avidi e di orizzonti limitati sono, più si lamentano, e scrivono, e blaterano.

Però noi dipendenti pubblici in un certo senso ci abbiamo fatto il callo, agli insulti di chi si sente offeso se, maledetti burocrati. pretendiamo che si paghi il bollo se dovuto sui certificati, alle urla di chi si lamenta che l’ufficio non è aperto il giorno in cui lui ha deciso di presentarsi senza prima consultare niente e nessuno, alle minacce di chi non paga le tariffe scolastiche perché risulta nullatenente e manda la badante a prendere i figli all’uscita di scuola con il suv.

Però per i gestori di pubblici esercizi privati deve essere davvero dura, perché non è che possono mettere la foto di un rompiballe e scrivere “io non posso entrare” alla porta. Grazie ad internet questa fanghiglia adesso emerge, ma c’è sempre stata. Prepotenti che pretendono uno sconto perché non hanno gradito l’aperitivo di benvenuto, sociopatici che non tollerano la dimensione della stanza che non corrisponde a quello che hanno visto sul depliant, peccato che sul depliant abbiano ammirato la “suite deluxe splendor” per poi prenotare una più economica “small nofrills ex-sgabuzzo delle scope ma se a voi va bene pure a noi”.

Un film di fantascienza anni ottanta, “Essi vivono” di John Carpenter, raccontava di una invasione silenziosa di alieni, che potevano essere individuati solo grazie a speciali occhiali. Ebbene, gli occhiali per smascherare i puzzoni li abbiamo, è internet. Se solo potessimo lasciarli fuori, dai ristoranti, dai servizi pubblici, dalla vita civile, quanto saremmo tutti più felici?

Purtroppo non si può, e non ci resta che annusare l’aria intorno a noi, e prendere le distanze appena ne individuiamo l’olezzo ributtante.

Magnitudo Apparente, di Roberta De Tomi

cover_Magnitudo_ApparenteSarà capitato a tanti adolescenti di trascorrere qualche settimana a casa degli zii, magari durante le vacanze estive. Proprio quello che succede a Nicolò, uno dei protagonisti di Magnitudo Apparente, romanzo di Roberta De Tomi edito da Lettere Animate Editore, che trascorre un’estate a Milano lavorando per lo zio che ha uno studio di contabilità. Un’occasione per vedere posti nuovi, fare un’esperienza lavorativa, uscire un po’ di casa.
Ma non è un’estate come un’altra, e Nicolò non viene da una zona qualsiasi: è il 2012 e Nicolò viene da una città emiliana “della Bassa” (così viene spesso definita nel romanzo la provincia a nord di Modena) sconvolta dal terremoto di maggio.
Il terremoto è uno dei protagonisti di questa vicenda, ma l’autrice è scaltra nel raccontarlo nei riflessi opachi di esistenze  profondamente ferite. Più che gli accadimenti sono infatti i ricordi, le descrizioni delle macerie, i racconti di chi è sopravvissuto a quella terribile pagina della storia emiliana a renderci partecipi di un dramma così profondo.
Parte dei racconti vengono proprio da Nicolò, che porta nel cuore di una grigia e distratta Milano l’esperienza di un terremotato molto legato alla sua terra. Una Milano dove tutti sembrano preoccuparsi solo di fatture, clienti e lavoro. In una famiglia “per bene” che, come succede spesso, nasconde tensioni e incomprensioni che l’arrivo di Nicolò contribuirà a far emergere
Un’altra delle voce emiliane, dalle cui parole il lettore scoprirà quel vuoto che lascia nell’anima l’esperienza di un sisma, è una misteriosa donna che ha qualche legame con Carlo, lo zio di Nicolò che evidentemente ha qualcosa da nascondere a sua moglie Rosanna e sua figlia Nicole.
La storia prosegue quindi per immagini, quadretti accostati come scene teatrali in cui più che il filo del discorso o l’intreccio a contare sono i sentimenti sottaciuti, nascosti, talvolta gridati dai protagonisti. Se si trattasse di cinema diremmo che è una storia di primi piani e lunghi piani sequenza più che di montaggio forsennato.
Una storia non facile, che non strizza l’occhiolino al lettore come spesso accade negli autori più giovani ma che nella sua sincerità rappresenta una testimonianza autentica del terremoto del 2012. Con qualche riferimento qua e là alla cultura musicale dark e metal che il sottoscritto ha evidentemente apprezzato.
Un’ultima nota la merita Nicole, la cugina di Nicolò, personaggio femminile centrale “schiacciato” tra genitori ingombranti, esigenti e molto concentrati su se stessi e  figure maschili di successo presente o futuro (il fratello Giordano, il cugino Nicolò). L’autrice la definisce una NEET “Not (engaged) in Education, Employment or Training“, cioè una persona non impegnata nel lavoro, nello studio o nella formazione. Si tratta di un “tipo” sociale abbastanza recente che individua quei giovani che vivono in famiglia (le fasce d’età variano partendo dalla fine della scuola dell’obbligo fino alla soglia dei 30 anni e oltre) e che “galleggiano” in un’esistenza sospesa in cui hanno finito di studiare ma non riescono a trovare lavoro. Nicole in particolare ha un talento artistico e la storia lascia presagire qualcosa di buono per lei, ma non è detto che questo accada a tutti i giovani senza lavoro dopo gli studi (in Italia sono il 25%) di cui finora ci si è svogliatamente occupati solo in studi statistici. Bisogna che qualcuno prima o poi si accorga dei Neet, sembra dirci l’autrice, e non vedo come darle torto.

“Messaggio nella bottiglia” di Katia Brentani

messaggio_nella_bottigliaNon ci sono più quei bei romanzi gialli di una volta, in cui segui la trama con attenzione, raccogli indizi fino a capire chiaramente come andrà a finire, e scopri nelle ultime pagine che l’autore si è bellamente preso gioco di te. Non ci sono più quei romanzi gialli che raccontano la periferia, strade e percorsi meno noti e meno descritti dagli autori più famosi. Non ci sono più quei colpi di scena che credevi di sì e invece no. Non ci sono più quei romanzi gialli che li leggi perché non hai voglia di fare pensieri faticosi, e alla fine ti fanno pensare, ma senza fatica.

E invece no, romanzi così ce ne sono ancora. Come per esempio “Messaggio nella bottiglia” di Katia Brentani, edizioni Albus, ambientato a Vergato, sull’Appennino Bolognese, che racconta un’indagine del commissario Volpi. Alle prese con una bottiglia che contiene un messaggio davvero insolito da decifrare, un caso da risolvere in fretta e se possibile senza creare troppe seccature alla gente bene in qualche modo coinvolta, il protagonista ha tutto quello che serve per piacere al lettore. Preciso, metodico, ostinato, ma capace anche di trasgredire le regole se necessario. Forse un po’ troppo figo per i miei gusti, ma questa è una considerazione personale (questi commissari che fanno strage di cuori femminili che neanche le rockstar anni settanta sono piuttosto popolari, ma io preferisco quelli un po’ sfigati, almeno non mi fanno salire la bile per l’invidia).

Il bello di questo romanzo è che fa tutto quello che deve fare un bel romanzo giallo senza forzature lessicali, divagazioni ingombranti, accelerazioni splatter, come alcuni credono sia necessario fare per farsi notare. L’immersione nella storia da parte dell’autore è tanto completa quanto più l’autrice fa un passo indietro, nascondendosi quasi dietro i suoi personaggi e lasciando che sia la storia a prenderci e non le sue acrobazie linguistiche.

A proposito, l’assassino è uno spacciatore a cui la vittima doveva dei soldi.
No, scherzo, non ve lo direi mai.

In realtà è il marito di una donna che aveva una relazione con il tossicodipendente.
Ma dai, credevate che ve lo dicessi davvero?
Lo capirete anche voi che l’assassino ha a che fare con la mafia.
O forse no?

L’ombra della stella, di Lorena Lusetti

La copertina del libro
La copertina del libro

La colpa di principale di Lorena Lusetti, l’autrice de “L’ombra della stella”, è di chiamarsi Lorena Lusetti e ambientare i suoi romanzi in Emilia. Se si chiamasse, per dire, Melissa Writerspoon o Caroline Megarath (due nomi che mi sono inventato al momento e spero non esistano davvero) probabilmente avrebbe maggior successo.
Si perché se esistesse un “The star shadow” di qualche autore americano ambientato a Spanish Harlem sarebbe sicuramente un best seller. Ma magari lo sarà comunque, perché questo romanzo noir si muove rispettando i canoni del genere ma stupisce il lettore non tanto con i colpi di scena che pure ci sono quanto con le pennellate di vita quotidiana e familiare che meno di frequente sono abituati a conoscere i lettori delle storie di Marlowe. Con la protagonista, provetta investigatrice privata, che si deve destreggiare da sfruttatori di prostitute, figli che non mangiano la pizza scongelata e tranquille carriere aziendali improvvisamente troncate.
Il contesto sociale disgregato e cupo occupa spazi importanti nella storia raccontando una Bologna grigia e degradata, terribilmente vera. E non è che la provincia se la passi meglio. Nella scena a mio modo di vedere di maggiore impatto del romanzo per pathos e caratterizzazione drammatica alla protagonista che chiede disperatamente aiuto e un telefono in una periferia anonima e nebbiosa rispondono gettando delle monetine dalla finestra.
A questo, siamo arrivati? Forse anche peggio.
Ma non saprete altro da me, se volete scoprirne di più dovrete leggere “L’Ombra della Stella” di Lorenza Lusetti, edito da Damster. Fortemente sconsigliato agli onesti padri di famiglia magari un po’ ansiosi.

Centoventidue

122: sono le copie vendute in circa un anno (uscì a dicembre 2009) dal mio romanzo “Ballata in sud minore”. Ovviamente sembrano pochissime, se si pensa alle tirature dei best-seller più noti, ma in realtà sono un buon risultato, se si considera che in media in Italia ogni romanzo vende 200 copie. E stiamo parlando di romanzi distribuiti, che si possono trovare, almeno per qualche giorno, tra gli scaffali delle librerie. Onore questo che il mio terzo lavoro non ha potuto avere, visto che le copie sono state vendute in larga parte tramite internet e nel corso di un paio di presentazioni fatte.
A questo punto speriamo di superare il traguardo delle 200 copie che ci farebbe rientrare in media, anche se sembra oggettivamente abbastanza irragiungibile. Nel frattempo, spero che qualcuno dei 122 acquirenti voglia inviarmi il suo parere sul romanzo, o pubblicarlo direttamente tra i commenti. Alcuni lo hanno già fatto. Perché a me interessano molto più i lettori degli acquirenti…

Dopo due anni di blog, ecco i risultati:

Dopo due anni di blog, ho pensato sia arrivato il momento di cominciare a tirare le somme. Non è stanchezza, solo voglia di condividere un po’ di dati, tanto per capire se li condividete. La tabella qui sotto mostra il numero di articoli pubblicati, le letture e il loro gradimento, che altro non è che il numero medio di letture per gli articoli di quella sezione.
Il dato è un po’ falsato dal fatto che ho aggiunto via via nuove sezioni, e che gli articoli “redazionali” sono quelli di servizio, per cui più letti. Ma qualche spunto può essere comunque tratto: per esempio non vi piace lo sport e non vi piacciono le mie notizie a uecchio, mentre invece apprezzate molto che si parli di donne, linguaggio e televisione.

Uhm… Potrei dedicare il blog alla comunicazione linguistica delle veline, che ne dite?

Sezione

Articoli
Letture
Gradimento
Redazionale 9 1452 161,3333333
Brevissime 9 1229 136,5555556
Donne… 14 1853 132,3571429
Ma come parli? 8 829 103,625
Tivvù 15 1481 98,73333333
Dico sul serio 14 1355 96,78571429
Gnius 54 4928 91,25925926
Pollitica 38 3436 90,42105263
Recensioni 25 2160 86,4
Media 24 2051 85,45833333
Uomini? 8 662 82,75
Storie 5 407 81,4
Personal Edition 55 4476 81,38181818
Notizie a uecchio 10 693 69,3
Sport 13 814 62,61538462
Classifiche 3 170 56,66666667