Statte

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Per scoprire davvero le proprie radici, le proprie origini, la propria storia, occorre allontanarsi da casa.
Occorre uno sguardo diverso, una prospettiva allungata.
Occorre avere sulle scarpe la polvere di chi ha camminato tanto, il fiato pesante di chi ha    imparato a gustare ogni boccata d’aria, la pelle rovinata dagli inverni rigidi e dalle estati umide.

E così, per festeggiare gli undici anni dalla mia partenza (autunno 1994) ho deciso di dedicare l’estate alla riscoperta della mia città, osservata, guardata, scrutata, ammirata, disprezzata, con lo sguardo di chi ha deciso ormai da tempo di impiantare la propria esistenza in un altrove che per quanto bello, affascinante e accogliente non sarà mai casa.

La gravina di Statte è un affascinante universo da esplorare per chi ama la natura incontaminata. Più che le mie parole spero che queste immagini possano raccontare la bellezza emozionante del posto.

Alle porte del paese è infatti possibile raggiungere un percorso piuttosto agevole per scendere in questo “canyon”: niente paura, non occorre essere degli atleti per scendere e risalire. Certo, meglio dotarsi di jeans e scarpe da ginnastica comode ed evitare di avventurarsi troppo tardi (sapete com’è, laggiù al buio non è che ci sia molta vita). In ogni caso ci sono dei gruppi di speleologi in grado di organizzare visite guidate per gruppi numerosi che preferiscono avere una guida esperta.
Ciò che colpisce immediatamente appena ci si è calati in profondità è l’assoluto silenzio. Non c’è niente da fare, auto, moto, industrie, vicini di casa non possono far giungere il loro assordante e noioso rumore in quest’oasi di natura. Poi la bellezza delle piante: il posto è difficilmente accessibile, e questo ha permesso di preservarlo. Probabilmente qui si è mantenuta la vita così come doveva essere qualche secolo fa, prima che arrivassero asfalto, elettricità e gomma. Abbiamo anche incontrato un ruscello d’acqua, che in Puglia è piuttosto raro: ma questa è una zona dove l’acqua scorre sotterranea e una volta alimentava il paese.
Fichi d’india selvatici nella gravina di Statte     Noi non ci siamo avventurati molto: volendo è possibile proseguire tra le due pareti rocciose per un paio di chilometri, e risalire dall’altra parte, verso l’acquedotto del Triglio (altro posto meraviglioso che visitai da ragazzino, scoprendo tra l’altro delle grotte rurali in cui sopravvivono tracce di affreschi: lì però una guida per arrampicarsi senza perdersi serve).

La passeggiata lascia stupefatti perché sembra di essere lontani chissà quanto dai centri abitati, persi in una vallata sperduta, e invece Taranto è laggiù, e poco più a nord si estende Crispiano. Un angolo di natura vergine in mezzo alle città, un autentico spettacolo da preservare.
Per chi volesse raggiungere questo incontaminato angolo di paradiso – prima che lo contaminino! – una buona idea è quella di chiedere indicazioni per il cimitero di Statte, non molto distante. Venendo da Taranto, si tratta di salire in paese e svoltare prima a destra dopo il benzinaio e poi immediatamente a sinistra, attraversando Piazza Vittorio Veneto e proseguendo poi diritto. Consiglio vivamente di visitare il posto di mattina, perché quando si fa buio è difficile farsi rintracciare in fondo al canyon (e anche i cellulari hanno problemi di ricezione laggiù).

Buona esplorazione (se qualcuno di voi ci va, raccontatemi la vostra esperienza e ditemi se il mio è stato un buon consiglio!)

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