Babbo Natale e la sfida della concorrenza

Babbo Natale era particolarmente preoccupato. Il suo ufficio di business intelligence l’aveva infatti informato della presenza sempre più aggressiva di potenti competitor sul mercato dei regali per bambini. Non si trattava della befana, ormai da tempo relegata a nicchie di mercato di regalistica aziendale e genitori a caccia di offerte, e neanche del Bambinello. Con il Signore infatti Babbo Natale aveva buoni rapporti legati alla sua origine religiosa (San Nicola) da sempre ben vista in Paradiso. E poi il Bambin Gesù, nonostante l’atteggiamento piccato di qualche arcivescovo conservatore, era contento che un altro si occupasse degli aspetti più consumistici del Natale: aveva ben altro a cui pensare, Lui. L’accordo era che Gesù riceveva le preghierine, e Babbo Natale le lettere, facendosi carico di logistica, spedizioni e marketing. Anche perché al Bambinello l’idea di finire su bottiglie di bibite analcoliche, striscioni, spot o all’ingresso degli ipermercati non piaceva molto: era abituato a ben altre rappresentazioni artistiche. Babbo Natale aveva controllato ripetutamente i report dei suoi collaboratori, si era sempre comportato correttamente, invitando i bambini ad essere buoni e diffondendo valori di pace e fratellanza. Allora, perché quel messaggio allarmato? Il poveretto, dopo aver controllato la funzionalità delle renne, decise di convocare la task-force di emergenza per affrontare il tema del calo delle letterine.

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