Into the wild

Mestiere da vendere e ottima fotografia per uno dei film più sopravvalutati della stagione.
Sean Penn illustra la storia vera di un giovane neolaureato che, complice una coppia di genitori con più di una colpa da farsi perdonare, parte in un lungo giro dell’America che da Atlanta lo porterà in Messico, poi a Los Angeles e infine in Alaska.
Paesaggi mozzafiato, voce narrante fuoricampo, facile lirismo per un film troppo lungo dove tutto si prevede con largo anticipo, anche la noia.
Il montaggio che alterna gli ultimi giorni con lunghi flashback del viaggio vorrebbe dare un po’ dio brio ad una struttura pachidermica troppo pesante per prendere mai il volo.

2 commenti su “Into the wild”

  1. mah…..ne sei convinto?
    poci dialoghi ma densi di significato. un film, meglio una vita, che ha da far riflettere per una società dedita solo al consumismo come la nostra. un ritorno alle origini, il voler da parte del regista far abbandonare allo spettatore la percezione della vita frenetica. carmine mi piaci….ma questo film non è criticabile!

  2. Tutti i film sono criticabili, se annoiano, non trovi? Anche se i principi (il caro vecchio “messaggio”) sono buoni, se la sceneggiatura barcolla non c’è regista che tenga… A presto

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