La festa di compleanno nordista

Icompleannol vero rito d’iniziazione attraverso il quale il sudista al nord potrà verificare il suo grado di integrazione alle latitudini padane è inequivocabilmente rappresentato dalle feste di compleanno. Sono tanti i sudisti che non superano la prova e si rinchiudono per sempre nelle loro stanze, a osservare con gli occhi lucidi il poster del golfo di Sorrento mentre scuotono la palla di vetro con la neve sui trulli.
Il sudista, invitato ad una festa di compleanno, ragiona con il senso pratico legato a centinaia d’anni di negoziazioni con il conquistatore straniero. Io ci metto il regalo, loro ci mettono le cibarie. Lo scambio è di solito equo, perché con insolita tenacia ragioneristica il sudista calcola un preventivo delle spese che il festeggiato potrà sostenere, lo divide per il numero degli invitati che sospetta saranno presenti, e sulla base del risultato investe nel regalo.
Il compleanno di un amico per il sudista insomma è come un investimento in borsa, in cui, come insegna la teoria economica, un ruolo essenziale giocano le informazioni (dove andremo? Quanti saremo?) e l’esperienza (se va come l’anno scorso, allora come minimo devo regalargli un dvd, ma uno serio, non di quelli che danno con le riviste in edicola).
Non sempre va bene: può capitare che gli invitati siano molti, molti di più del previsto, e quindi non basterà sgomitare al buffet per recuperare la cifra inopportunamente spesa; può capitare che invece il posto sia magnifico e il cibo eccellente, e allora il sudista si sentirà mortificato del misero spargi essenze riciclato che ha portato dopo averlo incartato con i ritagli dei pacchi di Natale.
Tutto ciò, in un compleanno nordista, non vale. Intanto il sudista si rende conto immediatamente di venire invitato con sospetta frequenza e apertura: ti invita il collega del piano superiore che hai incrociato una volta alla fotocopiatrice, ti invita il vicino di cyclette in palestra, ti invita il fratello del vicino di casa conosciuto durante un’assemblea di condominio.
Altro campanello d’allarme per il sudista, che nella sua ingenuità di visitatore straniero non coglie, è che i nordisti in questi casi sfoggiano un curioso senso di condivisione, e anziché fare ognuno un regalo, ne fanno uno unico, di solito mettendo a testa un euro e 45 centesimi, due euro e dieci. Il sudista non ci sta, non vuole sfigurare, mi invitano fuori a cena, come minimo il mio regalo deve valere una quarantina di euro, sostiene. Capirà presto, l’illuso, il tranello che gli stanno giocando, in quel drammatico evento iniziatico di cui dicevamo all’inizio: alle feste di compleanno nordiste l’invitato non solo porta il regalo, ma paga pure. Vi invitano, fate il regalo, pagate.
Il nordista aperto, conviviale e socievole infatti invita cinquanta amici in un ristorante molto elegante dove cucinano il pesce migliore della città, baci e abbracci per tutti, e poi alla fine in coda a pagare ognuno per sé, o peggio ancora alla romana, con il sudista che per educazione si è trattenuto mentre il collega varesino di fronte ha finito sei piatti di scampi innaffiati con il vino più costoso della lista. Il festeggiato, è vero, qualche volta porta la torta, bontà sua.
Chi sopravvive ai primi due o tre compleanni, impara immediatamente a comportarsi con l’eleganza e il saper vivere nordista: mi dispiace, ho già un impegno (e non ho intenzione di pagarti la festa, bastardo), che peccato, sono fuori per lavoro (e comunque se devo andare fuori il ristorante me lo scelgo io), che disdetta, mi sono messo a dieta e il giovedì devo mangiare solo verdura lessa (me la ricordo, sai, quella ciambella sbriciolata che ci hai propinato l’anno scorso, e io che ho messo pure dieci euro per il regalo!). Ovviamente ciò che ho scritto tra parentesi il sudista lo pensa ma non lo dice. O forse si.