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E dalle co ‘sto falsetto…

Il falsetto è quella tecnica di canto che produce suoni acuti e striduli e permette di raggiungere note molto alte; in alcuni casi, penso ai Cugini di Campagna, è diventata una specie di marchio di fabbrica, una caratteristica stilistica predominante. Da qualche anno è tornata di gran voga, ma se si tollerano volentieri le divagazioni di Bono su Lemon o i trucchetti dal vivo ci certi cantanti metal che non si sognano nemmeno di riprodurre gli acuti (ritoccati) incisi sull’album, quando si esagera con questo falsetto la faccenda diventa irritante. Penso a Irene Consoli, che sembra canti dopo aver fatto sei piani di scale e mi trasmette un po’ del suo isterismo, a Elisa, che sfiata con minore frequenza ma ogni tanto lascia partire un gridolino, artiste brave che secondo me non hanno bisogno di questi espedienti per farsi notare. Penso a questo James Hunt, che canticchia “High” con il tono di un undicenne effeminato. Ultimamente ho sentito una canzone che mi piace molto, “Mentre tutto scorre” (bellissimo il titolo eracliteo, un po’ ingenuo il testo ma cresceranno), di una band, i Negramaro, che è oltre tutto pugliese e per questo a me più cara; la canzone è bella, ma il cantante abusa platealmente di ‘sto benedetto falsetto, in alcuni momenti dà l’impressione di avere due mollettonni attaccati alle palle che lo infastidiscono non poco e gli impediscono di cantare serenamente. Cari cantanti, se la nota è troppo alta abbassate la tonalità, cambiate la melodia, cambiate mestiere, ma smettetela di imporci queste vocine gracchianti. Il falsetto è un nostro diritto quando cantiamo sotto la doccia: voi potete fare di meglio.