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Il giovane papà e l’incubo dei cartoni animati

Uno degli inconvenienti  cui il giovane papà deve andare incontro è la necessità di cancellare alcune informazioni acculumate nella sua esistenza libera precedente perché possono risultare inutili o addirittura dannose. Un caso esemplare è quello della zoologia. Non so come possa sopravvivere allo shock un padre con studi di biologia o entologia, ma anche per gli altri è dura resettare tutto. Questo perché anche il più debosciato dei papà deve trascorrere un po’ di tempo davanti al televisore con i propri eredi, e commentare quello che vede: animali che parlano, animali che fanno i versi, animali che parlano che gestiscono animali che fanno i versi: insomma un gran caos cui vediamo di porre rimedio con questa breve guida.

Animali-animali. Difficoltà per il giovane papà 0%

Nei cartoni animati, sono animali-animali quelli che miagolano, abbaiano, insomma si comportano come il papà si attenderebbe facessero. Non illudiamoci: gli animali-animali sono poco numerosi e relegati, per esigenze di sceneggiatura, a ruoli minori, come il gatto Fuffy del signor Lepard, il vicino pasticcione di Handy Manny. Unico elemento di realismo, per altro, in una serie dove parlano i cacciaviti e i martelli saltellano per muoversi.

Animali che agiscono come animali ma più furbi. Difficoltà per il giovane papà 30%

Ecco che la faccenda comincia a complicarsi. La Pimpa è in fondo un cane che a parte la colorazione psichedelica non fa altro che il cane. Apparentemente, anche perché, diciamocelo, un cartone con un cane che mangia, dorme e scodinzola sarebbe una noia mortaler.Trottalemme, il cavallo di Cocco Bill, non parla, e porta a spasso il suo padrone. E fin qui tutto bene. Però si serve al saloon con il suo padrone sedendosi al bancone e sorseggiando whisky. Difficile che si veda qualcosa del genere in una puntata di Quark.

Animali che agiscono come animali ma parlano. Difficoltà per il giovane papà 50%

Si tratta sicuramente della categoria più ampia: animali cioè che mantengono le loro prerogative fierine, ma ai quali si aggiunge la possibilità di parlare. Rientrano in questa categoria per esempio gli animali di Madagascar (o di “Uno zoo in fuga”, mediocre plagio della Disney). In questo caso il leone parla, ma è goloso di bistecche; l’ippopotamo balla leggiadro, ma tutto sommato rimane prevalentemente nell’acqua; la zebra corre, ma non può usare i suoi zoccoli come se fossero mani
Animali che agiscono come uomini. Difficoltà per il giovane papà 70%
Purtroppo questa categoria è in continua crescita e genera domande imbarazzanti a cui il giovane papà fatica a trovare risposta. In alcuni casi, come Peppa Pig, gli animali mantengono qualche traccia della loro origine (la famigliola di maiali mangia di continua, rutta e fa versi rumorosi), cui però si accompagnano comportamenti umanoidi (il papà di Peppa ha la macchina e il cellulare, e lei dorme in un letto a castello e non in una stalla). Difficile spiegare allora che sì, i bimbi vanno a scuola come Peppa, ma no, non possono giocare a rotolarsi nel fango come la piccola protagonista. Un incubo,insomma, anche perché quasi mai gli sceneggiatori si preoccupano delle relazioni tra animali (e cioè non spiegano quasi mai perché il leone non mangia la sua amica gazzella, anche se ad onor del vero in “Uffa che pazienza” si spiega che trattasi di leone vegetariano).

Animali che agiscono come uomini e interagiscono con animali-animali. Difficoltà per il giovane papà 100%

Qui siamo al delirio e alla follia degli autori che trascinano il giovane papà nei loro meandri di sociopatici con turbe della personalità. Il caso fu denunciato anni fa da un bellissimo monologo di Claudio Bisio, “Quella vacca di Nonna Papera”, che raccontava la tristezza di una mucca nella fattoria di Nonna Papera costretta a fare la mucca in un mondo dove gli animali guardano la tivù e viaggiano in aereo. Si tratta insomma del caso limite di Pluto, che spesso è portato in giro da Pippo, un altro cane, ma, come dire, evoluto. Il povero papà di fronte a queste situazioni non sa davvero che scuse inventare di fronte ai motivati dubbi insistenti della prole. Di solito è la Disney a tergiversare in questi disordini zooligici (si pensi all’orsetto Otto che spesso deve intervenire per risolvere i problemi che i bambini hanno con i loro animali domestici) ma non mancano altri inquietanti episodi di fronte ai quali il giovane papà allibito non può che soccombere e invocare l’intervento dell’ONU che si decida finalmente a fare qualcosa di utile per l’umanità sospendendo queste serie.