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L’album delle figurine completo

Superata la brizzolata soglia dei 37 anni, il “giovane” papà, per la prima volta in vita sua, si trova di fronte un album delle figurine completato. Quella che trent’anni prima era poco più che un’idea astratta, un oggetto dell’olimpo dei pensieri assoluti come la pace universale o il Taranto in serie A, si materializza davanti ai suoi occhi. Certo non si tratta di una raccolta per la quale sono stati fatti investimenti particolari: mi riferisco infatti all’album di figurine Coop dedicato agli animali e realizzato con il wwf.  Le figurine sono piovute numerose grazie alle quantità industriali di latte, latte in polvere, pannolini e cibarie varie acquistate dalla famigliola nelle settimane di promozione. Ma il risultato non conta, gli album completi di figurine esistono davvero. Da bambino ne avevo sentito parlare in televisione, ma per me, che con la paghetta potevo acquistare un paio di pacchetti alla settimana, e al massimo potevo sperare di aumentare la quantità giocando d’azzardo sui marciapiedi fuori la scuola, rimane lo stupore e l’incredulità.

E mi domando cosa stupirà i nostri bambini, per i quali le figurine arrivano in mazzi da 30, 40, gli album si completano in poche settimane, si possono persino regalare ai compagni di classe in questa malcelata abbondanza. Io le mie figurine doppie  (principalmente dei calciatori, ma provai anche un paio di raccolte legate a serie tv) me le conservavo in un cassetto e di tanto in tanto andavo a sploverarle, conservando anche quelle degli anni precedenti perché non si sa mai. Perché i supermercati non hanno regalato niente, alla mia generazione, e il massimo del divertimento era impilare la buste del latte della centrale di Taranto, che avevano un’assurda forma triangolare.

Certo, anni dopo vennero le raccolte punte del Mulino Bianco, ma un po’ di lavoro per raccogliere e incollare andava fatto. I nostri bambini hanno gli album già pieni senza troppa fatica, e non se se sono davvero più fortunati di noi.

Il giovane papà e l’incubo dei cartoni animati

Uno degli inconvenienti  cui il giovane papà deve andare incontro è la necessità di cancellare alcune informazioni acculumate nella sua esistenza libera precedente perché possono risultare inutili o addirittura dannose. Un caso esemplare è quello della zoologia. Non so come possa sopravvivere allo shock un padre con studi di biologia o entologia, ma anche per gli altri è dura resettare tutto. Questo perché anche il più debosciato dei papà deve trascorrere un po’ di tempo davanti al televisore con i propri eredi, e commentare quello che vede: animali che parlano, animali che fanno i versi, animali che parlano che gestiscono animali che fanno i versi: insomma un gran caos cui vediamo di porre rimedio con questa breve guida.

Animali-animali. Difficoltà per il giovane papà 0%

Nei cartoni animati, sono animali-animali quelli che miagolano, abbaiano, insomma si comportano come il papà si attenderebbe facessero. Non illudiamoci: gli animali-animali sono poco numerosi e relegati, per esigenze di sceneggiatura, a ruoli minori, come il gatto Fuffy del signor Lepard, il vicino pasticcione di Handy Manny. Unico elemento di realismo, per altro, in una serie dove parlano i cacciaviti e i martelli saltellano per muoversi.

Animali che agiscono come animali ma più furbi. Difficoltà per il giovane papà 30%

Ecco che la faccenda comincia a complicarsi. La Pimpa è in fondo un cane che a parte la colorazione psichedelica non fa altro che il cane. Apparentemente, anche perché, diciamocelo, un cartone con un cane che mangia, dorme e scodinzola sarebbe una noia mortaler.Trottalemme, il cavallo di Cocco Bill, non parla, e porta a spasso il suo padrone. E fin qui tutto bene. Però si serve al saloon con il suo padrone sedendosi al bancone e sorseggiando whisky. Difficile che si veda qualcosa del genere in una puntata di Quark.

Animali che agiscono come animali ma parlano. Difficoltà per il giovane papà 50%

Si tratta sicuramente della categoria più ampia: animali cioè che mantengono le loro prerogative fierine, ma ai quali si aggiunge la possibilità di parlare. Rientrano in questa categoria per esempio gli animali di Madagascar (o di “Uno zoo in fuga”, mediocre plagio della Disney). In questo caso il leone parla, ma è goloso di bistecche; l’ippopotamo balla leggiadro, ma tutto sommato rimane prevalentemente nell’acqua; la zebra corre, ma non può usare i suoi zoccoli come se fossero mani
Animali che agiscono come uomini. Difficoltà per il giovane papà 70%
Purtroppo questa categoria è in continua crescita e genera domande imbarazzanti a cui il giovane papà fatica a trovare risposta. In alcuni casi, come Peppa Pig, gli animali mantengono qualche traccia della loro origine (la famigliola di maiali mangia di continua, rutta e fa versi rumorosi), cui però si accompagnano comportamenti umanoidi (il papà di Peppa ha la macchina e il cellulare, e lei dorme in un letto a castello e non in una stalla). Difficile spiegare allora che sì, i bimbi vanno a scuola come Peppa, ma no, non possono giocare a rotolarsi nel fango come la piccola protagonista. Un incubo,insomma, anche perché quasi mai gli sceneggiatori si preoccupano delle relazioni tra animali (e cioè non spiegano quasi mai perché il leone non mangia la sua amica gazzella, anche se ad onor del vero in “Uffa che pazienza” si spiega che trattasi di leone vegetariano).

Animali che agiscono come uomini e interagiscono con animali-animali. Difficoltà per il giovane papà 100%

Qui siamo al delirio e alla follia degli autori che trascinano il giovane papà nei loro meandri di sociopatici con turbe della personalità. Il caso fu denunciato anni fa da un bellissimo monologo di Claudio Bisio, “Quella vacca di Nonna Papera”, che raccontava la tristezza di una mucca nella fattoria di Nonna Papera costretta a fare la mucca in un mondo dove gli animali guardano la tivù e viaggiano in aereo. Si tratta insomma del caso limite di Pluto, che spesso è portato in giro da Pippo, un altro cane, ma, come dire, evoluto. Il povero papà di fronte a queste situazioni non sa davvero che scuse inventare di fronte ai motivati dubbi insistenti della prole. Di solito è la Disney a tergiversare in questi disordini zooligici (si pensi all’orsetto Otto che spesso deve intervenire per risolvere i problemi che i bambini hanno con i loro animali domestici) ma non mancano altri inquietanti episodi di fronte ai quali il giovane papà allibito non può che soccombere e invocare l’intervento dell’ONU che si decida finalmente a fare qualcosa di utile per l’umanità sospendendo queste serie.

Scacco matto

Che drammatica sciagura.

Quando la vita sembra seguire il felice corso che la benevola provvidenza gli ha destinato, quando schemi e regole prefissate sembrano avere la meglio sugli imprevisti scherzi del fato, due semplici parole possono annientare tutto. La battaglia era stata terribile. Quante morti, quanta distruzione. Dalla torre si potevano osservare i campi squadrati dove l’irreale tranquillità che segue i grandi sconvolgimenti lasciava i protagonisti di quello scontro immobili, rigidi, incapaci ormai di movimento. Persino quei fieri animali compagni dell’uomo in tante lotte e dall’uomo così facilmente manovrabili, i cavalli (quelli sopravvissuti), di solito così saettanti, rapidi nei loro salti, pronti a lanciarsi per primi nella mischia, se ne stavano fermi, esterrefatti.

Persino il viavai di pedoni che caratterizzava le zone del centro era stato interrotto da quella incredibile sciagura.

La guerra aveva sconvolto ogni simmetria, ogni ordine predefinito: solo il campo sembrava pronto a nuovi duelli e nuove sfide, quasi si sentisse estraneo alle sconfitte cui puntualmente faceva da scenario. La sciagura era arrivata improvvisa, imprevista, scioccante: i reali erano ancora circondati dai loro uomini di fiducia, e la regina in particolare sembrava più scintillante che mai nei suoi abiti  magnificenti: la battaglia sembrava così lontana dai fasti di corte…

Eppoi, imprevedibile e imprevista, la sciagura, sintetizzabile in due parole…
…scacco matto.