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Le terribili leggende di Agata Matteucci

Se per i libri ho sempre provato un sentimento di affetto, quelli che mi fanno ridere li amo davvero. La risata provocata dalla parola scritta, o dal fumetto, ha una potenza generata dal percorso tortuoso che porta all’esplosione. Il cervello riceve il messaggio, lo codifica, coglie l’allusione, annuisce e muove la leva magica: ok gente, qui c’è da ridere. Sono molto curioso a tal proposito di capire se l’intelligenza artificiale sarà mai capace di fare buone battute. Dubito. Al limite potrà replicare strutture alla base del linguaggio comico, ma una battuta è un guizzo di genio, non è l’esito di un algoritmo.
E parlando di libri che mi hanno molto fatto ridere, voglio suggerirvi
“Le terribili leggende metropolitane che si tramandano i bambini” di Agata Matteucci. Si tratta di un agile volumetto che ripercorre una serie di leggende metropolitane mescolate a principi educativi condivisibili ma con esiti oggettivamente ridicoli di cui siamo stati vittime noi nati negli anni settanta o ottanta. La comicità visiva di Matteucci ripercorre la tradizione di grandi come Schulz, Quino o Scott Adams, con una peculiarità: l’effetto comico qui non è dato da una sequenza di tre o quattro vignette, ma si concentra in un’unica immagine.
Una rappresentazione dissacrante e sarcastica del testo di accompagnamento che, appunto, richiama queste paura.

Il libro è uno di quelli che, appena lo hai tra le mani, ti vien voglia di chiamare qualcuno per condividere con lui la risata di una vignetta. Lo consiglio per serate con amici, o anche per tirarsi un po’ di morale in un momento non dei migliori.

Se corri la polizia ti spara

Tanto fanno ridere anche a una seconda o terza lettura, e hanno quel
tocco un po’ pulp che piacerà molto ai vostri figli.  Mi raccomando però, non fate le boccacce mentre lo leggete, perché se in quel momento passa l’angelo e dice “amen” vi rimane il viso bloccato nella smorfia per sempre.

L’unico modo di conoscere davvero una donna

Ci sono tanti modi per capire com’è fatta una donna e come si comporterà.
C’è chi osserva l’abbigliamento, chi il modo di muovere le mani, chi il tono della voce. Ma il metodo infallibile per cogliere la reale essenza di una donna è un altro: sapere come si depila. La depilazione infatti è – dopo il parto e l’allattamento – la più femminile delle attività, che al contrario delle prime due è anche piuttosto frequente. Ebbene, seguendo questo ragionamento si possono dividere le donne in seicategorie.

  1. Le orsette. Cioè quelle che non si depilano se non sono costrette da qualche avvenimento sociale come le ferie al mare o un appuntamento con un nuovo partner. Le orsette sono pigre, menefreghiste, tradizionaliste, legate alla famiglia e al focolare domestico, testarde e con un’alta considerazione di sé: chi mi ama mi segua con i boccoli sui polpacci, insomma
  2. Le truci. Cioè quelle che usano qualunque oggetto contundente pur di liberarsi dei peli superflui (cioè di tutti i peli: le truci hanno di solito i capelli corti e se potessero si farebbero la pelata come Sinead O’Connor). Le truci usano i rasoi dei loro compagni (generando la comprensibile ira funesta), le forbici per il pesce, lo sbuccia carote, il tagliaerbe. Sono persone concrete, energiche, piuttosto permalose, disordinate e testarde. Chi mi ama stia zitto.
  3. Le scienziate. Cioè quelle che inventano continuamente nuovi sistemi di depilazione, che si aggiungono a quelli che trovano sulle riviste femminili e alle leggende metropolitane. Mangiano frutta particolare che ostacola il muscolo orripilatore, fanno esercizi per indebolire i peli, si spalmano frullati sulle cosce e parlano con gli stinchi per fiaccare la resistenza della moquette. Le scienziate sono allegre, ottimiste, testarde, speranzose, simpatiche, lunatiche (perché alla gioia di aver trovato un nuovo metodo si associa la delusione di scoprire che non funziona).
  4. Le cerettose, cioè quelle che disprezzano le truci perché con il rasoio i peli ricrescono più vigorosi e grossi e invidiano le fighette delle quali non possono permettersi lo stile di vita. Hanno conosciuto sicuramente delle scienziate e forse esse stesse lo sono state, ma solo il tempo necessario a capire che non c’è alternativa alla cera, una striscia adesiva e strapp…Sono decise, testarde, tenaci, meticolose, disposte al sacrificio, amanti focose ma diffidenti all’inizio.
  5. Le tecnologiche. Hanno comprato il primo epilatore meccanico negli anni 80, funzionava a pedali, adesso hanno il Professional 3000 e quando lo usano lo sente tutto il condominio. La loro fede nella tecnologia fa sì che non perdano nessun aggiornamento, perché sanno che il pelo è bastardo e crea degli anticorpi, per cui va colpito a tradimento con un nuovo epilatore. Sono persone ottimiste, testarde, emancipate, precise, metodiche, abitudinarie.
  6. Le fighette. Cioè quelle che vanno dalla shampista per dare un tocco ambrato all’acconciatura, che si fanno fare la manicure sui polpastrelli perché la tastiera li sciupa, e che hanno un’estetista prescelto per ogni parte del corpo, con le quali hanno appuntamenti periodici (il lunedì Cinzia per le gambe, il martedì Alfonso per il viso, il mercoledì Loredana per il pube e così via). Sono insicure, testarde, petulanti, hanno continuamente bisogno di conferme e vanno in crisi se l’edicolante per una volta non le sorride sbirciando la minigonna. Sono di solito piuttosto sociali e affabili, dal momento che stare con gli altri le aiuta a dimenticare le rughe

PS Tutte le donne sono testarde.