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L’unico modo di conoscere davvero una donna

Ci sono tanti modi per capire com’è fatta una donna e come si comporterà.
C’è chi osserva l’abbigliamento, chi il modo di muovere le mani, chi il tono della voce. Ma il metodo infallibile per cogliere la reale essenza di una donna è un altro: sapere come si depila. La depilazione infatti è – dopo il parto e l’allattamento – la più femminile delle attività, che al contrario delle prime due è anche piuttosto frequente. Ebbene, seguendo questo ragionamento si possono dividere le donne in seicategorie.

  1. Le orsette. Cioè quelle che non si depilano se non sono costrette da qualche avvenimento sociale come le ferie al mare o un appuntamento con un nuovo partner. Le orsette sono pigre, menefreghiste, tradizionaliste, legate alla famiglia e al focolare domestico, testarde e con un’alta considerazione di sé: chi mi ama mi segua con i boccoli sui polpacci, insomma
  2. Le truci. Cioè quelle che usano qualunque oggetto contundente pur di liberarsi dei peli superflui (cioè di tutti i peli: le truci hanno di solito i capelli corti e se potessero si farebbero la pelata come Sinead O’Connor). Le truci usano i rasoi dei loro compagni (generando la comprensibile ira funesta), le forbici per il pesce, lo sbuccia carote, il tagliaerbe. Sono persone concrete, energiche, piuttosto permalose, disordinate e testarde. Chi mi ama stia zitto.
  3. Le scienziate. Cioè quelle che inventano continuamente nuovi sistemi di depilazione, che si aggiungono a quelli che trovano sulle riviste femminili e alle leggende metropolitane. Mangiano frutta particolare che ostacola il muscolo orripilatore, fanno esercizi per indebolire i peli, si spalmano frullati sulle cosce e parlano con gli stinchi per fiaccare la resistenza della moquette. Le scienziate sono allegre, ottimiste, testarde, speranzose, simpatiche, lunatiche (perché alla gioia di aver trovato un nuovo metodo si associa la delusione di scoprire che non funziona).
  4. Le cerettose, cioè quelle che disprezzano le truci perché con il rasoio i peli ricrescono più vigorosi e grossi e invidiano le fighette delle quali non possono permettersi lo stile di vita. Hanno conosciuto sicuramente delle scienziate e forse esse stesse lo sono state, ma solo il tempo necessario a capire che non c’è alternativa alla cera, una striscia adesiva e strapp…Sono decise, testarde, tenaci, meticolose, disposte al sacrificio, amanti focose ma diffidenti all’inizio.
  5. Le tecnologiche. Hanno comprato il primo epilatore meccanico negli anni 80, funzionava a pedali, adesso hanno il Professional 3000 e quando lo usano lo sente tutto il condominio. La loro fede nella tecnologia fa sì che non perdano nessun aggiornamento, perché sanno che il pelo è bastardo e crea degli anticorpi, per cui va colpito a tradimento con un nuovo epilatore. Sono persone ottimiste, testarde, emancipate, precise, metodiche, abitudinarie.
  6. Le fighette. Cioè quelle che vanno dalla shampista per dare un tocco ambrato all’acconciatura, che si fanno fare la manicure sui polpastrelli perché la tastiera li sciupa, e che hanno un’estetista prescelto per ogni parte del corpo, con le quali hanno appuntamenti periodici (il lunedì Cinzia per le gambe, il martedì Alfonso per il viso, il mercoledì Loredana per il pube e così via). Sono insicure, testarde, petulanti, hanno continuamente bisogno di conferme e vanno in crisi se l’edicolante per una volta non le sorride sbirciando la minigonna. Sono di solito piuttosto sociali e affabili, dal momento che stare con gli altri le aiuta a dimenticare le rughe

PS Tutte le donne sono testarde.

Gli amici degli animali intelligenti

Paul McCartney nel corso di un’intervista alla BBC si è scagliato contro la pratica “medievale” cinese di ottenere pellicce da cani e gatti. L’ex Beatles ha spiegato che non si esibirà mai in un posto dove tali operazioni barbare sono praticate, e anzi ha invitato al boicottaggio dei prodotti cinesi. Ora, a parte il fatto che – secondo i cinesi – le pellicce di gatto sono vendute soprattutto in America ed Europa come la stragrande maggioranza dei prodotti cinesi, la mia domanda è: perché è barbaro uccidere un gatto, mentre del visone non ci importa niente? Perché ci scandalizziamo se da quelle parti mangiano il cane a noi caro, mentre non ci facciamo scrupoli ad addentare la bistecca bovina, cosa che sarebbe sacrilega altrove? Perché la mucca può essere macellata e il cane no? L’impressione – lasciando stare il caso di McCartney, sul cui impegno ecologista provato da anni non ci sono dubbi – è che ancora una volta anche dietro questi discorsi emerga il nostro imperialismo culturale, e l’idea sottintesa che gli animali più intelligenti abbiano maggiore diritto alla vita.
Forse sono un po’ matto, ma tutte le volte che sento un servizio televisivo che con tono di tragedia racconta che un delfino è morto tra le reti di una tonnara, a me dispiace per quelle centinaia di tonni su cui non piange nessun giornalista amico degli animali…