Archivi tag: Maskloan

Dieci piccoli indizi: quattro di coppe

Lascia stare quella fionda, vieni con me che ti insegno a preparare la minestra. Smettila di arrampicarti sugli alberi che ti straccerai quel così bel vestitino! Non è così che si comporta una fanciulla onesta. Sono affari da uomini.

Le voci che si rincorrevano nella sua testa rischiavano di farle perdere la concentrazione. Il busto nel quale aveva stretto con fermezza il petto le doleva ogni volta che respirava. Non poteva mollare adesso. Non dopo tante fatiche. Alzò il capo con fermezza e tese la corda dell’arco. Si era esercitata ore per quel momento e non poteva mancare all’appuntamento con il destino.

Come ogni anno il villaggio di Yarubbedd si era preparato a festeggiare l’arrivo della primavera con il torneo che avrebbe dovuto selezionare le due guardie d’onore. A dire il vero l’operoso e pacifico popolo degli Sparatrapp, piccoli e longevi ometti dediti a quel poco che l’agricoltura offriva sull’isola di Apul, non aveva neppure un vero e proprio esercito regolare. Semplicemente, confidavano sullo spirito combattente degli amici gnurket che abitavano la vicina Tardnuestr e con i quali intrattenevano buoni rapporti commerciali.

Però la tradizione imponeva, ogni anno, la scelta di due giovani guardie alle quali sarebbe stata assegnata la difficile missione di organizzare le difese o intraprendere pericolose avventure, nel caso questo si fosse reso necessario. Dovevano essere pronte a tutto per proteggere il tesoro che i monaci sparatrapp conservavano tra le mura del loro convento: la biblioteca sacra.

Alla competizione potevano partecipare tutti i ventenni in salute: fedeli alle tradizioni e diffidenti nei confronti di qualunque novità, gli Sparatrapp avevano da sempre escluso la possibilità che alle gare partecipassero anche delle donne. La prima gara, che si svolgeva nel primo mattino, consisteva in una corsa intorno alla città: bastavano due giri a dimezzare i concorrenti, anche perché in molti si iscrivevano solo per compiacere i genitori e dopo un giro si arrendevano senza troppi rimpianti gridando per il fantomatico dolore. La seconda prova consisteva nella ricerca di erbe e bacche nei boschi vicini al convento, e secondo alcuni serviva soprattutto a rifornire le dispense dei commercianti del paese. Anche questa fu sufficiente a ridurre drasticamente il numero dei concorrenti, considerando poi quanto difficile fosse trovare qualcosa di vagamente commestibile nei boschi di Apul. La terza era la prova più temuta: bisognava dimostrare di saper nuotare, ma siccome il saggio e apprensivo monaco Cool, che presiedeva alla gara, non voleva che i giovani si allontanassero troppo dalla città, faceva svolgere la gara in alcune vasche per la raccolta di acqua piovana non distanti dal paese, e molti dei concorrenti rinunciavano ancora prima di immergersi, visto che l’acqua era gelida.

Nel pomeriggio erano rimaste in gara solo quattro coppie, rappresentate dai colori rosso, blu, verde e nero. I rossi erano alti e imponenti, i verdi li seguivano, mentre la squadra dei blu mostrava qualche incertezza, soprattutto in un paio di elementi abbastanza provati. Un discorso a parte andava fatto per i neri. Più minuti degli altri, apparivano piuttosto rigidi nei movimenti, anche per colpa di un goffo copricapo da cui non avevano voluto separarsi. Dal momento che non c’era un regolamento che impedisse di portare dei cappelli, nessuno aveva avuto da ridire, anche perché la coppia di valorosi concorrenti era riuscita a mostrare buone capacità natatorie nonostante quell’ingombrante turbante.

Quasi tutti i cittadini di Yarubbedd si erano radunati nella piazza principale. Le sfide a questo punto avrebbero coinvolto direttamente i partecipanti: dapprima con il classico tiro alla fune, che vide stravincere i rossi contro i blu, mentre i neri ebbero la meglio sui verdi solo per un soffio. Poi con la gara di arrampicata sugli alberi, in cui i rossi vinsero di nuovo nettamente, seguiti dai neri, dai verdi e dai blu. E infine, la prova con l’arco. Sembrava che i rossi fossero destinati a imporre di nuovo la loro prestanza atletica. Fecero il primo tiro, con un centro. Ma i neri risposero. Fecero il secondo, da distanza maggiore. Non un centro, ma un buon tiro. Non tanto quanto quello della squadra nera che fece centro di nuovo.

Terzo e ultimo tiro. Poteva rimettere in discussione la graduatoria definitiva: verdi e blu erano ormai fuori gioco, ma i neri avrebbero ancora potuto ribaltare la classifica, anche se occorreva un miracolo. Il tiro dei rossi, da distanza impossibile, fu molto buono. Era difficile chiedere di meglio ad uno sparatrapp: neppure un berfatt, da sempre i migliori arcieri di Apul, avrebbe fatto centro da quella posizione.

Non è così che si comporta una fanciulla onesta. Sono affari da uomini.

Il concorrente nero fece partire l’ultima freccia. Una traiettoria lunghissima, quasi una palombella, con la freccia che si innalzò verso il cielo, rimase quasi sospesa in aria prima di scendere con risolutezza e centrare il bersaglio. Tutti rimasero in silenzio. Nessuno aveva mai visto niente del genere.

Dopo qualche istante qualcuno gridò un “bravi!” dalla folla, e a quel punto l’applauso e le urla di gioia sembrarono colmare ogni imbarazzo.

Anche i due giovani concorrenti si lasciarono andare ad un abbraccio, ma nel farlo uno dei due perse il copricapo, lasciando intravvedere la folta e lunga chioma. Di nuovo il silenzio gelò i presenti. Non era un concorrente, quindi, ma una concorrente. Anzi due, perché anche l’altra liberò il viso. Due donne avevano vinto il torneo. Le due giovani sorelle Maskloan e Mustazz.

L’anziano Cool, che attendeva su un piccolo palco per procedere con la premiazione, rimase di stucco. Dapprima la rabbia e l’indignazione sembrarono prendere il sopravvento. Avrebbe squalificato le due partecipanti. Non si era mai vista una sfacciataggine simile.

Poi però, qualcuno, dalla folla, gridò “brave!”, seguito da nuovi e ancora più vigorosi applausi. C’era poco da fare, ormai, il popolo degli Sparatrapp aveva approvato la vittoria delle due ragazze, e opporsi sarebbe stato inutile.

Cool richiamò le due giovani fanciulle a sé. Con le labbra strette e le braccia dietro la schiena si sforzò di tenere un portamento che si confacesse all’occasione. Accanto a lui le due guardie in carica consegnarono le spade con il sigillo di guardie d’onore alla coppia che subentrava. Cool si avvicinò e strinse le mani a entrambe. Accipicchia, che brutto ventaccio, sussurrò stropicciandosi gli occhi prima che qualcuno potesse sospettare che il vecchio stregone si fosse commosso.

Leggi anche cinque di bastoni

Leggi anche Sei di spade

Leggi anche Sette bello

Leggi anche Otto di coppe

Leggi anche Nove di spade

Leggi anche Apertura e Re di denari

Ordina “Chiamami Legione” su Bookabook

Le testine si allineano, le teste pensano