Capita di leggere romanzi di intrattenimento che appassionano, divertono, fanno trascorrere piacevoli serate in compagnia di autori e paesaggi che fuoriescono dalla carta per popolare la nostra immaginazione.
Così come capita di leggere storie che magari divertono un filino meno ma ci fanno conoscere culture, paesaggi, problemi anche che non conoscevamo e che siamo contenti di aver approfondito o scoperto.
Quando poi succede che questi due momenti si incontrano, bisogna davvero essere grati all’autore se ci ha fatto divertire e pensare. Che è quello che credo vi capiterà se leggerete “Nessun perdono” di Flumeri e Giacometti, edizioni Guanda Noir. C’è una storia di crimine sulla quale sarebbe un delitto soffermarsi troppo, per non svelare accidentalmente passaggi cruciali. Posso dire che il lettore si troverà invischiato in una serie di omicidi il cui collegamento emergerà solo alla fine della storia, com’è giusto che accada per un giallo.
Le pagine regalano più di qualche brivido nel raccontare esperienze anche piuttosto dure, grazie al tratto preciso e puntuale della penna delle autrici. Che sono al primo romanzo, ma attenzione, le ragazze di esperienza ne hanno eccome, e si vede. Perché a quella che potrebbe essere una vicenda come ne abbiamo lette tante, intersecano momenti toccanti che riguardano drammi dei giorni d’oggi come il bullismo e il femminicidio con estrema accuratezza. Oggi è facile infilare un tema sociale in un romanzo, tanto per imbonirsi la critica più impegnata. In questo libro invece la storia di Angela, una donna dal passato doloroso che conduce un’accademia per aspiranti criminologi e si trova a indagare in prima persona su questi crimini, scivola via leggera, senza appesantimenti moralistici.
Aggiungo anche che le autrici raccontano una Roma inesplorata (almeno da parte mia), accompagnandoci in quartieri e strade poco note ai turisti, come quelle della “Piccola Londra” o del ghetto ebraico, con pennellate in grado di restituire i colori e i sapori di certe località.
Non resta che aspettare il seguito di questo lavoro, o magari una trasposizione televisiva. Immagino che le ragazze che hanno scritto questo romanzo sarebbero assolutamente in grado di scriverne la sceneggiatura, senza l’ausilio di qualche inutile maschio messo lì solo perché l’ha chiesto la produzione.