Archivi tag: presepe

Buon Natale, italiani

Il messaggio quell’anno era stato forte e chiaro, per gli allestitori del presepe: prima gli italiani! Difesa della lingua, delle tradizioni, dei costumi italici, ecco cosa ci si aspettava dal presepe e dai suoi partecipanti. Non siamo razzisti, eh, avevano detto gli organizzatori, solo che siamo stanchi di questa invasione subdola da parte di stranieri che se ne stanno negli hotel a cinque stelle, con 35 euro al giorno, mentre gli italiani non arrivano a permettersi l’abbonamento Netflix ad alta definizione.
E sia, si disse, prima gli italiani. Anzi, solo italiani. Mentre ancora si predisponevano le italianissime palme accanto agli abeti innevati, un gruppo di pecorelle cominciò a far confusione. E queste cosa ci fanno qui, così allo sbando? Dove sono i pastori? – gridò il direttore. L’assistente mortificato gli si avvicinò e spiegò che il pastore italiano si era messo in malattia e non sarebbe rientrato prima del 7 gennaio. Pare soffrisse di stati d’ansia. L’avevano visto allo stadio, ma aveva fatto inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno dal suo sindacato in cui si affermava che seguire il calcio serviva per curare la sua patologia, e si minacciava una denuncia per mobbing se solo avessero osato contraddirlo. E va bene, portate via queste pecore, disse il direttore, quest’anno avremo solo il bue e l’asinello come animali. Mi dispiace, direttore, mormorò l’assistente, a dire il vero il bue era seguito da un allevatore indiano. Sono gli unici ormai che stanno dietro ai bovini. L’abbiamo dovuto licenziare, e si è portato anche il bue.

La faccenda si andava ingarbugliando. Il direttore scosse il capo, e chiese che al falegname fosse ordinata una sagoma di bue in legno. In nero, ovviamente, che farsi fare fatturare un lavoro da quell’artigiano era più difficile che appendere la stella cadente alla grotta.
Niente da fare, direttore, sentenziò l’assistente. Il falegname italiano è diventato un interior designer, sostiene che il contatto diretto con la materia mortifica la sua predisposizione artistica. Se vuole potrà farci uno schema 3d del bue di legno e poi ce lo farà spedire da una manifattura che lo realizzerà in Cina. No! Sbraitò il direttore. Prima gli italiani. E sia, niente sagoma e niente falegname, quest’anno.

Almeno le lavandaie ce le abbiamo? No, signore, hanno detto che la figura era sessista e screditava il ruolo essenziale delle donne nella società odierna. Va bene, non faranno le lavandaie, le faremo fare qualcos’altro. Sarte? Sciovinista. Angeli? Sessuofobico. Suonatrici di zampogna? Erotomane. Il direttore era ormai in preda ad una crisi isterica. I re Magi, vogliono fare i re Magi? Le Regine Magi è adeguato per loro? Sarebbe adeguato, direttore, se non fosse che la notte di Natale devono badare ai loro genitori. Sa, abbiamo dovuto licenziare le badanti ucraine.
Il direttore tirò un lungo sospiro. La donna con il bambino alla fontana non c’era, perché non aveva trovato una babysitter. Provò a chiamare un nome che gli fornì un’agenzia per l’impiego, ma gli rispose il padre, che affermò che sì, il figlio era disoccupato, ed era pure italiano, ma non voleva essere disturbato prima delle undici di mattina, per cui il direttore avrebbe dovuto riferire a lui che si sarebbe poi occupato di avvisare il figlio al suo risveglio.

I muratori? Abbiamo i muratori? Nossignore, sono tutti rumeni. Abbiamo proposto un “Prima i comunitari”, per tenerli dentro, ma l’idea è stata bocciata. Però c’è un architetto, se vuole, si è laureato a Urbino con sei anni fuori corso ma possiamo fargli reggere un faretto, volendo. Abbiamo in compenso il pastore che dorme. Si tratta di un impiegato italianissimo assunto come usciere al ministero, a trent’anni, con chiamata diretta dal collocamento perché figlio unico e andato in pensione a quarantanove anni come dirigente, con una pensione triplicata. Dovrebbe vederlo dormire, signore, è veramente uno spettacolo. Solo vuole essere pagato in anticipo e vorrebbe che impiegassimo anche il figlio. Possibile che non ci sono italiani validi per questo presepe, domandò il direttore guardando in cielo. Ce ne sono in Francia e negli Stati Uniti, propose l’assistente, ma si zittì subito.
Basta, rinuncio, sbraitò tristemente il direttore, osservando che i due giocatori di carte al tavolino avevano sostiuito il mazzo con una playstation e due visori 3d. Quest’anno niente presepe. Non c’è neanche la sacra famiglia!
Mi dispiace, direttore. Non abbiamo potuto farli entrare, sono rimasti bloccati nel centro di accoglienza. Non è che possiamo accoglierli tutti: sono profughi, ricorda? Li aiuteremo a casa loro, mandando un biglietto di auguri a Nazareth.
L’assistente guadagnò l’uscita. Prima di allontanarsi e spegnere le luci, il direttore avvertì un tonfo sordo. Cercò di comprenderne l’origine e si accorse che a emetterlo era stato un asino, che picchiava la testa contro la sua ombra.
Si avvicinò alla bestia, cercando di calmarlo. Lo scrutò, cercando di capire perché si comportasse così.
“Prima gli italiani!” gridò il somaro.

Buon Natale.

Presepi nelle Grotte – Terza edizione a Statte

Oltre sei mesi di lavoro, ore sottratte al tempo libero e al sonno per dedicarsi ad una passione da tramandarsi di padre in figlio. Disegni, progetti, esperimenti, modifiche, ma alla fine la soddisfazione è tanta: a Statte (Taranto) si conferma il successo della manifestazione “Presepi nelle Grotte” organizzata dall’associazione “Vivere Betlemme”.

Sono 6 i locali nel centro storico di Statte, le “Grotte” appunto così chiamate perché alcune abitazioni sono state ricavate nei secoli direttamente nella roccia, che ospitano i presepi realizzati per questa occasione. Presepi in larga parte nuovi di zecca, perché la tradizione vuole che ogni anno si elabori una nuova interpretazione della natività, secondo i due stili più diffusi: la natività palestinese, che si sforza di ricostruire un contesto storico realistico quanto più verosimile rispetto alla nascita di Gesù, e la natività popolare, che invece presenta personaggi e ambienti tipici della tradizione contadina che difficilmente sarebbe stato possibile rinvenire a Betlemme nell’anno zero.

L’associazione “Vivere Betlemme” raccoglie otto maestri di questa antica arte: Pino Damasi, Filippo Provenzano, Mimino Marzii, Fabio Modeo, Piero Cecere, Domenico Rossano, Sergio Moscagiuri, Emanuele Lucarelli.

 

Presepe VS Albero di Natale

Un dettaglio del presepe 2013 dell'Arci Statte
Un dettaglio del presepe 2013 dell’Arci Statte

Il presepe può essere vivente, l’albero – se è vero – è quasi sempre morente.

Il presepe spesso è artistico, l’albero è spesso è artefatto.

Nel presepe c’è sempre chi aggiunge una statuina, nell’albero c’è sempre chi rompe le palle.

Il presepe racconta la storia della natività di nostro Signore con il codice iconografico, l’albero racconta frasi sconnesse acceso – spento – acceso – spento – intermittente  intermittente – acceso con il codice Morse.
Il presepe può essere ambientato in una città o in una foresta, in riva al fiume o in montagna, con una grotta o una stalla, con un laghetto o un prato fiorito, con un diorama o un plastico tridimensionale. L’albero può essere con il puntale o senza.

Il presepe ha bisogno di estro e creatività, l’albero ha bisogno di corrente elettrica.

Nel presepe la notte del 24 ci metti la riproduzione del bambinello, nostro Salvatore. Sotto l’albero la notte del 24 – ATTENZIONE: SPOILER – ci metti la casa di Peppa Pig e la cesta per i nonni.

Nel presepe c’è Gesù Bambino, Maria e Giuseppe, i Re Magi, l’angelo, l’asino e il bue, i pastorelli, e poi la lavandaia, il falegname, il contadino e il mugnaio comprati ai mercatini. Nell’albero ci sono palline e nastrini comprati all’Ikea.

Ma soprattutto, se qualcuno di voi nutrisse ancora qualche dubbio su quale preferire.
Il presepe è italiano, l’albero di Natale è tedesco.
W il presepe.