Taranto, la pecora nera

La vittoria del centrosinistra alle ultime elezioni è talmente schiacciante da avere pochi precedenti, un terremoto così non s’è mai visto. Su questo siamo tutti d’accordo. Eppure, in questo orizzonte rosso che si espande sopratutto al meridione, una pecora nera c’è: a Taranto ha vinto, anzi stravinto, il centrodestra, con oltre il 57% dei voti al primo turno. Non vivo più a Taranto ma ci torno spesso, e un’idea di questa vittoria me la sono fatta. Il sindaco riconfermato, Rossana Di Bello, ha una personalità forte, carismatica, ha mostrato la sua autonomia in tempi non sospetti (espose la bandiera della pace dal comune contro il parere del suo partito, Forza Italia, e con quel gesto raccolse le simpatie di molti elettori del centro-sinistra) e ultimamente anzi l’ha rafforzata, presentandosi con una lista civica. A questa simpatia naturale aggiunge anche l’indubbia capacità dimostrata di rilanciare il centro storico, grazie ai finanziamenti europei del progetto Urban II, e un’immagine incontestabile di signora per bene che in una città che è stata per anni governata da Cito non è così scontata. Dunque, una vittoria della persona più che della coalizione? Difficile da dire, visto che i partiti della coalizione hanno addirittura ricevuto più voti del candidato sindaco. Secondo me si è trattato soprattutto di una sconfitta del centrosinistra locale, che nonostante il voto nazionale favorevole, nonostante il voto regionale sorprendente, nonostante, non dimentichiamolo, l’anno scorso il vicesindaco e onorevole Tucci fu sconfitto alle provinciali, è riuscito ad essere talmente litigioso e pasticcione da risultare, in fin dei conti, invotabile. Bertinotti accetta Prodi ma Voccoli non accetta Ostillio: la vergognosa prova del centrosinistra tarantino si sintetizza così. Il candidato Vico ha la sola colpa di aver accettato una candidatura masochista l’antivigilia di Natale (se questi programmano così la campagna elettorale, avranno pensato i tarantini, figuriamoci come governano). Auguri al sindaco Di Bello, allora: ora che i fondi europei sono finiti, che regione e provincia non sono più così accondiscendenti, dovrà davvero dimostrare il suo valore e far vedere di essere capace di favorire la nascita magari qualche posto di lavoro oltre che di fiori di plastica in centro. Lo dice uno che vede sempre più tarantini lavorare a Bologna, il che fa piacere perché ci teniamo compagnia, ma insomma, non è proprio un buon segno…