Tutta colpa dell’articolo 18

Io temevo che gli investitori esteri non spendessero in Italia perché spaventati da uno dei sistemi di tassazioni sul lavoro più alto al mondo.
Credevo che il fatto che anziché un libero mercato ci sia una serie di monopolisti più o meno garantiti nei loro ambiti d’azione e un antitrust che ha praticamente gli stessi poteri di Afrodite A (e se non avete mai visto Mazinga Z cercate su Wikipedia) li tenesse lontani.
Sospettavo poi che anche l’opacità dei rapporti tra certa politica e certa criminalità ci rendesse meno appetibili.
E forse, pensavo, forse il fatto che i dirigenti delle aziende private in Italia hanno quasi sempre il cognome uguale al nome dell’azienda non aiuta.
Invece no.
Sbagliavo.
I professori ci hanno spiegato che gli investitori esteri non investono perché c’è l’articolo 18 che impedisce i licenziamenti.
Che poi non deve essere neppure questo granché questo articolo se negli ultimi anni i licenziamenti sono stati centinaia di migliaia.
Però adesso lo tolgono, così saremo più competivi rispetto ai cinesi o ai cittadini del terzo mondo.
Ora, per essere davvero competivi sul mero piano della riduzione dei costi rispetto a certi mercati del sud-est del mondo dovremmo lavorare 18-19 ore al giorno, eliminare le ferie, far lavorare i bambini.
Voi forse non ci avete mai pensato, ma state sicuri, i professori sì.