Il “Nano rapito” è la quinta avventura di Stella Spada, un’investigatrice privata il cui nome è tutto un programma. Se infatti è in parte una Stella, cioè una persona buona, altruista, persino luminosa, in parte però rimane spada, cioè vendicatrice, violenta e priva di scrupoli. Un connubio insolito per un personaggio femminile cinico, che sembra trascinarsi in una vita che non le appartiene ma all’interno della quale si affanna alla ricerca di una precisa collocazione.
Per chi non avesse letto gli altri romanzi della serie, occorre dire almeno che Stella arriva a questa professione quasi per caso, dopo aver perso il più tranquillo impiego di segretaria che l’aveva occupata in precedenza. E seppur priva di una formazione specifica, la protagonista di queste vicende dimostra di avere una tecnica infallibile e soprattutto una tenacia e un coraggio che la distinguono da certi cliché della narrativa poliziesca, in cui le donne sono dipinte troppo spesso come vittime indifese.
L’autrice Lorena Lusetti scrive in prima persona, per cui il mondo che vediamo è il mondo filtrato dagli occhi di Stella, una donna che come tanti bolognesi ama a tal punto la sua città da soffrire l’allontanamento, anche per pochi giorni. In questi caso il presunto omicidio su cui Stella è chiamata a investigare è a Badi, sul lago di Suviana, incantevole angolo dell’Appennino bolognese. Quando gli incidenti che colpiscono la famiglia Doria con annegamenti nel lago cominciano a ripetersi, il dubbio che dietro ci sia la mano umana si fa consistente.
“Il nano rapito” è una commedia nera riuscita soprattutto nella descrizione della famiglia di parenti serpenti, uno dei capisaldi della letteratura e del cinema italiano che l’autrice rinnova con invenzioni e richiami che per un attimo ci danno l’impressione di non essere a un’ora da Bologna ma magari sulle rive del lago di Lochness, o a Cabot Cove. Intorno alla protagonista si muovono un serie di personaggi che con tempi quasi teatrali entrano, affiancano la protagonista e poi lasciano la scena.
Altra peculiarità molto moderna dell’autrice è quella di intrecciare la vicenda principale con storie secondarie, subplot che agevolano il ritmo narrativo. Il nano rapito del titolo è infatti il protagonista di una di queste indagini “minori”, cioè il nano Orfeo che qualcuno ha fatto sparire dall’aiuola della Arena Orfeonica.
Come spesso nella serie di Stella Spada (che magari, dopo aver letto questo romanzo, qualcuno potrebbe aver voglia di approfondire) ci sono poi personaggi minori interessanti, alcuni stabili, come l’ex-marito e l figlio di Stella, altri di cui non sappiamo se vale la pena affezionarci, come il nuovo assistente Giacomo. Chissà se sopravviverà a lungo accanto a una donna così pericolosa? Lo scopriremo nelle prossime avventure dell’investigatrice,
Nell’epoca della multimedialità alla portata di tutti, delle foto ad altissima risoluzione e delle recensioni che si aggiornano in tempo reale, “Grand Tour Bologna” della casa editrice Pendragon è prima di tutto un’operazione editoriale coraggiosa. Perché si tratta di una guida turistica compatta, dedicata con affetto e maniacale attenzione a Bologna, alla sua vita culturale e commerciale, alle sue mode e ai suoi gusti, essenzialmente e fondamentalmente cartacea. Niente sito, per ora, niente contenuti via socialnetwork, niente cd-rom (si vabbe’ il cd-rom allegato fa tardo paleolitico, mi scuso per quest’ultimo commento). Una guida fatta quasi escusivamente di contenuti, non vi troverete infatti foto o illustrazioni: per quelle d’altronde basta farsi un giro in libreria per trovarne a bizzeffe, oppure accedere a Internet. In compenso però troverete quel genere di informazioni che vi darebbe un amico che vi consiglia un bar dove fanno un’ottima cioccolata in tazza, o che vi suggerisce un festival da non perdere, oppure un negozietto dove trovare dei prodotti veramente insoliti. Tante notizie per scoprire e riscoprire la città (a proposito, i cinquantenni con i primi problemi da vicino si rassegnino agli occhiali, per farci stare più roba le autrici hanno usato un corpo da bugiardino farmaceutico). Quel genere di informazioni che nelle guide tradizionali appaiono magari come contorno, nella colonna colorata accanto alla foto della piazza.
Sarà capitato a tanti adolescenti di trascorrere qualche settimana a casa degli zii, magari durante le vacanze estive. Proprio quello che succede a Nicolò, uno dei protagonisti di Magnitudo Apparente, romanzo di Roberta De Tomi edito da Lettere Animate Editore, che trascorre un’estate a Milano lavorando per lo zio che ha uno studio di contabilità. Un’occasione per vedere posti nuovi, fare un’esperienza lavorativa, uscire un po’ di casa.
Non ci sono più quei bei romanzi gialli di una volta, in cui segui la trama con attenzione, raccogli indizi fino a capire chiaramente come andrà a finire, e scopri nelle ultime pagine che l’autore si è bellamente preso gioco di te. Non ci sono più quei romanzi gialli che raccontano la periferia, strade e percorsi meno noti e meno descritti dagli autori più famosi. Non ci sono più quei colpi di scena che credevi di sì e invece no. Non ci sono più quei romanzi gialli che li leggi perché non hai voglia di fare pensieri faticosi, e alla fine ti fanno pensare, ma senza fatica.