Che bello, l’inflazione scende

I probi ricercatori dell’Istat dicono che l’inflazione scende. Chiariamo subito: se l’inflazione scende non significa che calano i prezzi, come talvolta sembrano suggerire certi commentatori dell’era dell’ottimismo, ma che aumentano più lentamente. E già vedete che le prospettive cambiano ed entriamo nell’era dell’ottimismo moderato.

Poi, come fanno i ricercatori a fare un’affermazione del genere? Così: vanno a fare la spesa e si accorgono che il pane costa di più, la verdura costa di più, e segnano; poi vanno a mangiarsi una pizza e scoprono che la margherita costa il doppio rispetto all’anno scorso e una birretta bionda costa quanto un barolo invecchiato; e segnano. Poi pagano l’assicurazione e scoprono che è aumentata anche quella, e segnano, mandano i figli dal pediatra e segnano gli aumenti.

L’ottimismo comincia a vacillare. E i trenta euro per un certificato medico che costava 40 mila lire? No quello non è nel paniere, dicono. E il borotalco, lo scaldabagno, la colla? Non ci interessa. Sono fatti così, i ricercatori, segnano solo ciò che dicono loro, pardon, ciò che hanno nel paniere. Però i ricercatori vivono nell’era dell’ottimismo, sanno guardare, e dicono: ohibò, il dvd della Sirenetta costava 19 euro e ora ne costa 15; e segnano. Ohibò, quel cellulare costava 300 euro tre mesi fa, ora ne costa 100; e segnano.

E il risultato di tanti calcoli e tanti appunti, per magia, ci dice che i prezzi salgono, ma poco, evviva, facciamo girare l’economia.