La colpa è del sistema

Non hai un lavoro perché dopo la terza media hai smesso di studiare e hai trascorso gli ultimi vent’anni sul divano dei tuoi? È colpa del sistema. Vorresti tanto diventare un cantante di successo ma la lobby delle case discografiche ti ostacola perché il tuo talento oscurerebbe i loro protetti? È colpa del sistema. Hai partecipato a decine di concorsi pubblici senza mai superare la prima prova scritta? È colpa del sistema. Hai lavorato per quarant’anni come libero professionista o commerciante dichiarando sempre pochi spiccioli e spendendo il resto, e adesso hai una pensione da fame? È colpa del sistema.
Il sistema, o se preferite in alternativa la casta, o tanti altri sinonimi, è talvolta il più grande alibi di milioni di concittadini che preferiscono le scorciatoie facili e psicologicamente rassicuranti, piuttosto che affrontare la cruda realtà e ammettere di essere delle mezze calzette. E soprattutto, di non avere nessuna voglia di impegnarsi per migliorare la situazione. Perché anche la persona più drasticamente priva di qualunque talento, può sopperire con spirito di sacrificio. Che però manca, e allora via di insulti al sistema, e a tutti quelli che ce l’hanno fatta (dal primo ministro al vicino di casa che ha un contratto a tempo indeterminato come postino), perché se loro ce l’hanno fatta non è perché sono più intelligenti, più bravi o perché si sono impegnati di più, ma perché sono raccomandati dal sistema.

Ogni volta che leggo le centinaia di commenti urlanti e insultanti di questi insoddisfatti cronici (odiatori, haters, li chiamano all’estero) che -fateci caso – pullulano sulle bacheche virtuali di tutto il mondo, mi viene da domandare loro: ma cosa fai lì? Non hai un lavoro, ne hai uno poco soddisfacente, e passi il tempo a insultare tutto il giorno? Capisco la frustrazione iniziale, ma poi deve scattare qualcos’altro, la voglia di riscatto, di ripartire, no?
Non è una novità, per inteso, la cultura dell’alibi è alla base di ogni ideologia, intesa come insieme di valori forti, rigidi, netti: per cinquantanni il mondo è stato diviso tra chi dava tutte le colpe dei mali del mondo al liberismo economico massificante e alienante e chi invece vedeva come unico ostacolo alla felicità collettiva il comunismo dittatoriale e malvagio. Non essendoci più ideologie così nette, anche gli alibi si sono frammentati, sono diventati i meridionali e gli immigrati per i leghisti, il governo centrale per i catalani, i latinoamericani per i wasp, tutto il mondo tranne i 5 Stelle per i 5 Stelle…

A questa gente rispondo con un briciolo di orgoglio che sì, faccio parte del sistema. Perché pago le tasse fino all’ultimo euro, voto quasi sempre (su certi referendum idioti proprio non ce l’ho fatta), lavoro tanto guadagnando poco, ma quel tanto che basta per una vita dignitosa. Si, sono “sistemato”. Se per una volta smetteste di guardare la pagliuzza nell’account del vostro fratello e cominciaste a liberarvi delle travi che popolano il vostro, forse trovereste una strada anche voi.

PS Se non riuscite a pubblicare insulti velenosi su questo blog, rassicuratevi: stavolta è davvero colpa del sistema, perché da queste parti l’odio non è benvenuto.