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La compravendita del bidone

Improvvisamente, dopo i disastri in coppe europee della settimana, tutti i pensatori dello stivale si radunano scuri in viso per cercare di capire cosa c’è all’origine della crisi del calcio italiano.  Nessuno però che abbia il coraggio di dire che occorre mettere insieme Inter, Roma e Juve per arrivare si e no ad una squadra di calciatori italiani. Nessuno che ricordi che la squadra campione d’Italia di italiano ha solo il presidente; e se ogni tanto gioca qualche italiano (come Balotelli) è per le assenze degli altri.
Nessuno che abbia la faccia tosta di ammettere che un conto erano Maradona e Platini, un conto sono Muntari e Salihamidzic ; il paragone è imbarazzante. Ci sono giovani in serie C molto più validi di questi signor nessuno che hanno invaso da qualche tempo le nostre formazioni.
Nessuna pregiudiziale contro gli stranieri, ma se i nostri club tornassero a occuparsi di calcio anziché giocare alla compravendita del bidone, forse supereremmo qualche turno in più in coppa…

Statte campione d’Italia

La pagina di oggi è molto “personal”, nel senso che questa notizia non apparità sulle pagine dei quotidiani nazionali nè ne sentiremo parlare in televisione, ma per la comunità dalla quale provengo e alla quale sono ancora affettivamente legato è un momento particolare: il Real Statte, squadra di calcio femminile, ha vinto 4-1 la finale scudetto contro il Palermo e si è laureato campione d’Italia. Per una volta quindi Statte non sale alla ribalta della cronaca per un episodio di cronaca nera, e il merito è di queste ragazze e del loro allenatore Marzella. Congratulazioni, siete la dimostrazione che quando c’è l’impegno e la determinazione i risultati arrivano anche senza grande risorse economiche o grandi strutture (a proposito, dove vi allenate? Vabbè che manco da tempo da Statte ma non ricordo sia sorto niente che somiglia ad un palazzetto dello sport…Se pensate che una quindicina d’anni fa giocavo a basket outdoor, e per tirare da tre dovevo calcolare la direzione del vento…) Una bella notizia, ci voleva.
Qualche detrattore dirà che in fondo il calcio femminile a 5 è una disciplina minuscola, che è praticata da poche persone e seguita da meno, che è facile essere primi quando c’è poca competizione.


Lasciateglielo dire: è tutta invidia.