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Fastweb TV: la tv degli snob

Fastweb Tv è la tivù per chi non sopporta nemmeno un minuto di pubblicità. Per chi non vuole perdersi nemmeno una battuta della propria serie televisiva preferita, e mette in pausa anche se si alza per fare una puzzetta.  Lla tivù on demand per eccellenza, vista la pochezza, per ora, di Alice. Offre buoni film compresi nel prezzo (non al livello di Sky ma niente male comunque, ha un’offerta ampia di canali tematici, serie televisive non nuovissime (siamo alla seconda stagione di Cold Case e alla sesta di La vita secondo Jim, tanto per dare un’idea), un parco completo delle fiction italiane (Coliandro, Montalbano e Mastrangelo sono dei must) e il vantaggio di non avere concorrenti. Perché anche al più risoluto appassionato di telefilm di Sky sarà capitato di perdere una puntata, o di ricevere una telefonata al momento sbagliato. Va bene che ci sono le repliche, ma il potere inebriante che danno i tasti play, pause, rewind e forward difficilmente può essere compreso da chi non ce l’ha.

Oltretutto, il vero snob con Fastweb può decidersi di comprare una partita soltanto di Sky o una intera giornata (costa una decina di euro). Per chi segue il calcio solo se non ha di meglio da fare, un ottimo compromesso. E poi ci sono i film a pagamento, la possibilità – unica – di vedere i canali generalisti via cavo (ma la qualità audiovideo è scarsa). E sopratutto, il re di tutti i servizi, lo scettro del telespettatore, lo champagne d’annata dell’amante dello zapping, il delirio di onnipotenza dell’utente snob: la replay tv. Tre giorni di programmi televisi generalisti da poter scorrere, saltando le pubblicità e conquistando una nuova dimensione dello zapping. Non solo quella spaziale, che permette di passare da La 7 a Canale 5 (ma più verosimilmente il contrario) ma anche quella temporale, che permette di recuperare certe perle di fuori orario o i programmi della mattinata del sabato. Con il gusto vanaglorioso di dire agli amici: non dirmi che ti sei perso quella puntata di… e la possibilità di sfogliare i programmi televisivi del giorno prima.
Che dire? Fastweb non costa tanto (dipende dal pacchetto, ma è difficile pagarla più di dieci euro al mese), ha dei grossi limiti tecnici per gli utenti adsl che alla lunga potrebbero svantaggiarla (niente hd, audio in cinque canali solo per pochi film) e i contenuti più succosi sono a pagamento. Ma, se non l’avete ancora capito, è la mia scelta, almeno fino a quando mi permetterà di andare avanti veloce nel telegiornale ogni volta che c’è il premier.

Si stava meglio quando si stava peggio

C’era una volta la domenica sportiva, non la trasmissione televisiva, ma la giornata, anzi il pomeriggio, dei tifosi appassionati di calcio. Cominciava dopo pranzo, i più fortunati allo stadio, altri a vedere i dilettanti – è gratis, ma è sempre calcio – altri ancora semplicemente in casa con la radio. Schedina in mano, si segnavano i gol, vedendo quanti punti si raccoglievano, fermandosi (nel mio caso) a tristissimi 10 o 11. E poi si finiva tutti di fronte al rito per antonomasia celebrato da Paolo Valenti, uno dei migliori giornalisti sportivi di sempre. E con lui il mitico Giorgio Bubba da Genova, l’uomo che più si è avvicinato alla mia idea di gnomo da giardino in carne ed ossa, Luigi Necco da Napoli con l’immancabile battutone finale e 50 ragazzini sulle spalle che salutavano a casa, Tonino Carino da Ascoli, un personaggio che sembrava uscito dai fumetti (e infatti continuamente ripreso da Drive in), Franco Strippoli da Bari e Foggia (ispiratore, con il suo indimenticabile riportino, del Frengo e Stop di Albanese), il compassato Cesare Castellotti da Torino, Marcello Giannini da Firenze con quella parlantina biascicata che sembrava recitasse poemetti, Gianni Vasino con quella vocina da cartone animato e tanti altri che non ricordo più e che hanno accompagnato la mia infanzia. C’era una volta, e non c’è più. Sembra passato un secolo: la schedina non c’è più, strozzata non tanto da altri diecimila giochi e dalle scommesse, quanto da una giornata di campionato che comincia il venerdì e finisce il lunedì. E adesso scompare anche 90°. I diritti li ha presi Canale 5 che pare ne farà una trasmissione umoristica con Bonolis e la Gialappa’s. Potete giurarci che su due ore di programma 50 minuti saranno spot. Non mi dispiace troppo, ormai il calcio mi ha stufato, a parte l’irrazionale amore per il Taranto, e 90° non lo seguo più da anni. Non voglio neanche fare quei discorsi da vecchi nostalgici "Eh, ai miei tempi". Però mi domando se dobbiamo lasciare impassibili e rassegnati che tutto, anche lo sport, diventi merce di scambio e contrattazione, oppure c’è qualcuno che ancora crede che in fondo, senza parabole, diritti e veline, non si stava poi così male.

Un'immagine della storica redazione di 90? minuto

Gli esami non finiscono mai?

La notizia del giorno è che è ufficialmente stato abolito l’esame di scuola elementare. I giovani studenti, brillanti cervelli pronti alla fuga o somaroni recidivi e inconcludenti, passeranno tutti alla scuola media, o secondaria, o di mezzo, non so più come si chiama quella roba lì. Bello. Per i più incapaci, quelli che in quinta non sanno ancora leggere Tv Sorrisi e Canzoni e non riescono a fare un bel riassunto delle fiction di Canale 5, la Letizia sta progettando un condono scolastico: si dichiara la propria ignoranza, si paga una multarella e via andare. Nell’ottica dell’imprenditorialità sempre più spinta, la ministrona arriverà finalmente ad abolire del tutto gli insegnanti, patetici simboli dell’interventismo statalista, sostituendoli con delle gare d’appalto, in cui i piccoli imprenditori decidano cosa imparare in completa autonomia, con l’ausilio magari di qualche videocassetta.
E per i somari, niente paura: l’esame non c’è più.