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Coraggio Carolina!

Non sono un esperto di pattinaggio artistico, ma certo non occorre essere troppo competenti per capire che certe cadute rovinose sul fondoschiena oltre a non essere piacevoli non sono proprio gesti sportivamente eclatanti.
Di più, sono un po’ come scivolare battendo un rigore, come sbagliare gli ultimi due tiri liberi, come distrarsi e finire fuori strada a pochi chilometri dal traguardo. Ieri alle olimpiadi di Vancouver Carolina è caduta tre volte. Ma si cade perché si osano salti e movimenti complessi. Basterebbe avere un profilo più basso per non correre rischi. Ma con un profilo basso non si vince mai. Si cade perché si rischia, e rischiare è indispensabile per vincere: altrimenti si chiederebbe ad un altro di battere il rigore o si tirerebbe su il piede dall’acceleratore a costo di farsi sorpassare. Coraggio, Carolina: ieri è stata una brutta giornata, ma chi è dotato di un minimo di cultura sportiva sa che la sconfitta è parte determinante del gioco, e il vero campione è quello che sa perdere. Pazienza se i nostri politicanti ai vertici delle federazioni sportive sono solo capaci di dire in televisione “evidentemente non è una campionessa… è delusa lei ma siamo più delusi noi che abbiamo creduto in lei”. Sono parole che dimostrano un’ignoranza e una mancanza di cultura dello sport agghiaccianti, per chi dovrebbe essere d’esempio. Ma sai, Carolina, i capi dei comitati olimpici, bontà loro, non cadono maiCarolina Kostner

“Bello dentro, fuori meno” recensito da Progetto Babele

Quando ormai hai smesso di sperare che la distribuzione abbia un moto d’orgoglio e, come d’incanto, si metta a lavorare anche solo per pochi giorni; quando hai capito che partecipare ai concorsi è una buona idea, ma rimanere delusi dai risultati non lo è; quando stai pensando intensamente al secondo romanzo, convinto che il primo ormai abbia dato quel che poteva dare (e cioè poco e niente); quando i risultati delle vendite ti hanno convinto che con il ricavato netto puoi permetterti al massimo un trancio di pizza; quando cominci a dubitare seriamente sul fatto che questi sforzi siano valsi a qualcosa… Salta fuori una recensione come quella di Progetto Babele, una rivista letteraria interessante perché libera (si basa sul volontariato e la passione, e per questo può recensire anche autori come il sottoscritto). Una recensione che riaccende la speranza: tra quei pochi che hanno letto Bello dentro, c’è chi l’ha apprezzato. Chissà che non se ne aggiunga qualche altro