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Ecco il colpevole

Dietro un libro c’è la passione, l’intelligenza e il talento di chi lo scrive; ma anche e soprattutto la passione, l’intelligenza e il talento di chi lo pubblica. Perché di scrittori ce ne sono milioni, ma senza editori si resta nel limbo degli aspiranti. E allora eccovi svelato l’incontro di questi due talenti, immortalato l’8 maggio alla fiera del libro di Torino. Quello con l’aria meno intellettuale (a sinistra, ça va sans dire)ovviamente sono io, la maglietta indica il numero di copie vendute dal mio romanzo, l’altro è Raffaele Calafiore, mente e cuore di Nonsoloparole Edizioni. A lui e solo a lui si deve la pubblicazione di “Bello dentro, fuori meno”. Pensate che prima di cominciare a fare l’editore aveva i capelli lunghi che gli cadevano davanti agli occhi e la coda di cavallo. Ah, l’arte…

Libreria Guida, Capua, 11 giugno 2004

Nel giugno 1984 ho fatto la mia prima comunione, nel giugno 1994 ho sostenuto l’esame di maturità, nel giugno del 2004 ho presentato “Bello dentro, fuori meno”. Nel 2014 capirò se si tratta di una serie crescente o decrescente. Per ora mi limito a raccontarvi queste tre belle giornate.

Alcune foto della reggia di Caserta. A Bologna in un corridoio così ci vivono comodi una cinquantina di universitari o 200 extracomunitari.

La presentazione di Capua è la prima in assoluta (c’è stata la Fiera del Libro di Torino, ma lì eravamo in corridoio, qui siamo in salotto, e siamo gli ospiti d’onore: decisamente non è la stessa cosa). L’incontro non nasce sotto i migliori auspici: la bigliettaia delle Ferrovie dello Stato prima si rifiuta di farmi lo sconto sul biglietto per le votazioni, poi cede ma si rifiuta di farmi la deviazione per Caserta, poi cede ma si rifiuta di farmi il biglietto di solo andata. In sostanza, se voglio lo sconto (non lo voglio, ne ho bisogno, è diverso) devo partire di notte, scendere a Foggia, e poi deviare per Caserta.

Va bene, qualunque cosa pur di avere quel biglietto senza sopportare la tua vista per altri due minuti, simpatica bigliettaia.
Arrivo a Caserta la mattina presto, con una valigia come al solito troppo pesante (non è vanità, è incapacità: non so fare le valigie), e un secondo cattivo auspicio mi si prospetta innanzi: il servizio di deposito bagagli della stazione non funziona. Da un mese circa, giusto in tempo per madare all’aria i miei progetti di passeggiata turistica.

Mancano circa dodici ore alla presentazione, un po’ troppe da trascorrere in sala d’aspetto. Coraggio, allora, facciamo un giro con la valigia: ha le ruote, è un “trolley”, per dirla all’inglese. Non so se l’origine comune alla parola potteriana “troll” sia casuale, di certo l’arnese ha qualcosa di mostruoso e il mio braccio dopo un paio d’ore non ne può più.

Anche perché, terzo auspicio negativo, tutte le strade del centro di Caserta sono simpaticamente ricoperte di ciottolato, e le rotelle della mia valigia sobbalzano tipo le navicelle di Spazio 1999 sul suolo lunare (beati voi troppo giovani per cogliere la citazione). È uno strazio per me e per lui, povero trolley, per cui rinuncio a proseguire, e decido di puntare verso la reggia.

Immagine di Taranto pre-siderurgico
Immagine di Taranto pre-siderurgico

L’ho già vista, ma sono passati tanti anni, suvvia è un monumento nazionale, uno dei più bei parchi del meridione, un ricordo dei fasti di cui anche noi meridionali siamo stati capaci, un esemplare di architettura raffinatissima…E poi alla reggia ce l’avranno un cacchio di deposito bagagli, no? Mi informo prima di comprare il biglietto, ché non voglio certo attraversare saloni affrescati e giardini in fiore portandomi dietro sette chili di inutile biancheria. Ce l’hanno. E allora eccomi alla reggia. Le foto le ho fatte con il cellulare, e non sono granché. Faccio sempre le foto con il cellulare, per avere qualcosa a cui dare la colpa in caso di riuscita mediocre. La visita è comunque piacevole (sarà l’estasi prodotta dall’arte o dalla liberazione dal trolley, non so), e scopro persino un quadro raffigurante il porto di Taranto nell’ottocento. Dall’immagine si vede poco, comunque è stato emozionante vedere il cielo azzurro pre-Italsider. Il pomeriggio l’ho trascorso in maniera produttiva come non facevo da tempo: dormendo.

E finalmente è venuto il momento della presentazione. Gli ultimi due auspici negativi si erano manifestati nel pomeriggio: la Campania era protagonista come non mai della campagna elettorale per le europee del centrosinistra, con comizi un po’ ovunque in contemporanea alla mia presentazione; il videoproiettore che avremmo dovuto usare non era disponibile. Quest’ultima non è stata poi una notizia così negativa, la presentazione powerpoint fa tanto business, perderla non è stato poi così grave. Sarà che gli auspici negativi si realizzano solo per i superstiziosi, sarà che la sfiga si era spalmata per benino e non ce n’era rimasta tanto, fatto sta che la presentazione secondo me è andata bene, la gente si è divertita, io pure. Grazie anche al contributo importante di Silveria Conte (nella foto in alto a destra), che secondo me, detta come va detta, ha portato più fans all’incontro del sottoscritto. Sono anche stato intervistato – uao! – da Iolanda Rosa, giornalista della Gazzetta di Caserta che ha scritto l’articolo che trovate in rassegna stampa.

Il cortile seicentesco della Libreria Guida: amici di Capua, le librerie sono tutte belle, ma la vostra è uno spettacolo!
Il cortile seicentesco della Libreria Guida: amici di Capua, le librerie sono tutte belle, ma la vostra è uno spettacolo!

Grazie Iolanda, ricordati di me quando dirigerai il Corriere della Sera. E grazie anche a quel matto di Raffaele Calafiore, l’editore di Nonsoloparole, che poi è il responsabile (colpevole?) di questa avventura. Per concludere, un consiglio agli amici di Capua e non solo: la libreria Guida è un vero spettacolo, sfruttatela: se non fosse per quei 500 chilometri di strada, passerei lì tutte le mie serate estive!

9 maggio 2004 – Fiera del libro di Torino

C’eravamo anche noi, a Torino, a presentare “Bello dentro, fuori meno” (noi non nel senso di pluralis maiestatis, ma nel senso di io e l’editore di Nonsoloparole Edizioni). Visto che l’argomento della fiera era la narrativa umoristica – il titolo recitava appunto “Ridere è una cosa seria” – l’occasione è stata quanto mai propizia per incontrare i lettori. Sì perché ho scoperto che ci sono dei lettori – pochi, per carità – del mio romanzo anche al di fuori della cerchia di parenti e amici che si sono sentiti obbligati a comprarlo e che tutte le volte che mi vedono mi ripetono “l’ho comprato ma non ho ancora avuto il piacere di leggerlo”…

E quasi mi dispiaceva rovinare il libretto intonso con la mia dedica, devo riallenarmi un po’ in calligrafia, un paio di firme erano davvero brutte, e sapete quanto è difficile ripetere una bella “C” ellittica, mi riesce bene solo quella del nome, quella del cognome è sempre un po’ deludente. Migliorerò. Cominciano ad accorgersi del mio libro anche i librai, soprattutto quelli piccoli e coraggiosi, visto che stanno arrivando le prime ordinazioni: bene, ma non è certo il momento di rilassarsi, se avete ancora difficoltà a trovarlo, fatemi sapere che in un modo o nell’altro vedo di attivarmi. E poi insomma, tutti continuano a ripetere questa litania del successo della letteratura comica legato a ragioni sociologiche, storiche, culturali, insomma, devo proprio essere l’eccezione alla regola?

A presto. Pace e bene