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Auguri di buone feste!

La voce si era sparsa già alcune settimane prima di Natale. Era stato il pastore, che dalla sua posizione nelle retrovie poteva captare i suoni dell’altro mondo, a fare l’annuncio profetico: un ciclone avrebbe cambiato tutto. Niente sarebbe stato più come prima. In tanti risero del vecchio pastore, tutto andava come doveva andare da tempo immemorabile, gli risposero, ogni posizione stabile e condivisa. Continua la lettura di Auguri di buone feste!

E tu chi sei?

Era novembre, me ne stavo in pigiama alle prese con un sudoku tenace rosicchiando una penna a sfera rossa. Toni entrò con le sue scarpe sudice e un mozzicone di sigaretta, si tolse la giacca di pelle logora e la lasciò cadere sul divano prima ancora che potessi dirgli buonasera. Sempre che avessi voluto dire buonasera a quel sorcio.

Un colpo facile, spiegò masticando le parole che sapevano di vino in brick. La casa dei Rossi sarà
vuota, passano la notte di Natale in montagna. Ho rubato questi costumi in centro, quella notte nessuno farà caso a due babbi natale, vero compare? E l’allarme, gli chiesi soffiando sulla penna, non ci hai pensato? Avresti potuto rubare del prosciutto e due bottiglie, anziché quei costumi. Ma all’allarme ci penserai tu, il genio dei numeri, quello che è andato a scuola per un po’. Si trascinò nel tinello tirando fuori di tasca un uovo sodo.

Ero vecchio ma con gli allarmi me la cavavo ancora. Entrammo tranquilli e avremmo trascorso un Natale più ricco se improvvisamene non si fosse accesa una luce al piano superiore e Toni non fosse fuggito imprecando.

E tu chi sei? Da sempre mi ponevo quella domanda difficile durante le ore d’aria madide e nebbiose senza trovare risposte soddisfacenti. Non lo vedi? Risposi. Sono Babbo Natale. Allora è vero che esisti. Già. La mia amica Simona dice che sono i genitori a portare i regali. La tua amica è una sciocca. Adesso fa’ la brava e torna subito a letto. La piccola fece ciondolare un po’ la pantofola sulla punta del piede aggrappandosi al corrimano e squadrandomi. Mi chiese cosa volesse dire essere brava. Non lasciare mai la scuola, le dissi. Non scappare di fronte ai problemi. Non credere a chi ti dice che ci sono modi facili di guadagnare. E studia la matematica.

Mi sorrise, mi porse un foglietto e fuggì sulle scale senza voltarsi. Fu il mio ultimo colpo. Penultimo, se conta anche il pestaggio successivo a Toni. Uscii senza che i Rossi, che avevano deciso di restare in città, potessero svegliarsi, portando via solo quel biglietto preparato per me.
Ero sempre stato Babbo Natale e l’avevo capito solo a cinquantanove anni.

Buon Natale Carmine