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Nessun perdono, di Flumeri e Giacometti

Capita di leggere romanzi di intrattenimento che appassionano, divertono, fanno trascorrere piacevoli serate in compagnia di autori e paesaggi che fuoriescono dalla carta per popolare la nostra immaginazione.

Così come capita di leggere storie che magari divertono un filino meno ma ci fanno conoscere culture, paesaggi, problemi anche che non conoscevamo e che siamo contenti di aver approfondito o scoperto.

Quando poi succede che questi due momenti si incontrano, bisogna davvero essere grati all’autore se ci ha fatto divertire e pensare. Che è quello che credo vi capiterà se leggerete “Nessun perdono” di Flumeri e Giacometti, edizioni Guanda Noir. C’è una storia di crimine sulla quale sarebbe un delitto soffermarsi troppo, per non svelare accidentalmente passaggi cruciali. Posso dire che il lettore si troverà invischiato in una serie di omicidi il cui collegamento emergerà solo alla fine della storia, com’è giusto che accada per un giallo.

Le pagine regalano più di qualche brivido nel raccontare esperienze anche piuttosto dure, grazie al tratto preciso e puntuale della penna delle autrici. Che sono al primo romanzo, ma attenzione, le ragazze di esperienza ne hanno eccome, e si vede. Perché a quella che potrebbe essere una vicenda come ne abbiamo lette tante, intersecano momenti toccanti che riguardano drammi dei giorni d’oggi come il bullismo e il femminicidio con estrema accuratezza. Oggi è facile infilare un tema sociale in un romanzo, tanto per imbonirsi la critica più impegnata. In questo libro invece la storia di Angela, una donna dal passato doloroso che conduce un’accademia per aspiranti criminologi e si trova a indagare in prima persona su questi crimini, scivola via leggera, senza appesantimenti moralistici.

Aggiungo anche che le autrici raccontano una Roma inesplorata (almeno da parte mia), accompagnandoci in quartieri e strade poco note ai turisti, come quelle della “Piccola Londra” o del ghetto ebraico, con pennellate in grado di restituire i colori e i sapori di certe località.

Non resta che aspettare il seguito di questo lavoro, o magari una trasposizione televisiva. Immagino che le ragazze che hanno scritto questo romanzo sarebbero assolutamente in grado di scriverne la sceneggiatura, senza l’ausilio di qualche inutile maschio messo lì solo perché l’ha chiesto la produzione.

Trappola d’ardesia, di Roberta De Tomi

Trappola d’ardesia, quinto romanzo (credo ma non vorrei sbagliare) di Roberta De Tomi, è prima di tutto una intensa storia d’amore. Ma non fraintendetemi, se state pensando a quelle vicende in cui una occhialuta segretaria timida si innamora del muscoloso fattorino, che alla fine della storia si rivela essere un ricchissimo archeologo e la porta con sé in giro per il mondo, siete fuori strada. Anzi, forse sarebbe più corretto scrivere che il romanzo è una storia d’amori, amori passionali, amori fugaci, amori di una notte e via, ma anche amori difficili tra fratello e sorella e tra padre e figlia. L’amore come sentimento spesso dissimulato, apparentemente denigrato, disprezzato, eppure fondamentalmente ricercato. La bravura con cui l’autrice modenese delinea i rapporti umani sta proprio nel non detto, nei gesti appena accennati, nei silenzi, negli sguardi che frugano, sostengono, si perdono.

Da un punto di vista prettamente narrativo alla storia non mancano tutti gli elementi del thriller: c’è una ragazza in stato confusionale ai bordi della strada, una anonima commessa di provincia che la accoglie in auto, e da lì una serie di avvenimenti e colpi di scena che coinvolgono il lettore fino a spingerlo a prendere le parti di questo o di quell’altro interprete. Sullo sfondo della bassa emiliana si delineano le figure talvolta approfondite, talvolta appena accennate di coniugi che tradiscono, drogati di lavoro, giornalisti indipendenti, genitori incapaci di essere padri, ispettori e giovani in cerca di emozioni.

Alla fine in questo affresco variopinto non ci sono buoni e cattivi, ma solo persone alla disperata ricerca del loro posto nel mondo. E una scrittrice che vorrebbe tanto essere cattiva ma non ci riesce e alla fine dimostra di credere all’amore – in tutte le sue forme: fraterno, sensuale, profondo – più dei suoi stessi personaggi. 

Piccola nota per i lettori maschi: descrivendo uno dei protagonisti che apre la porta a una ospite, De Tomi scrive:

“Nel presentarsi, ricorda di avere un pessimo aspetto. Barba di quattro giorni, pantaloncini a metà gamba,  una maglietta con una scritta sbiadita al centro, buchi sparsi qua e là. Della serie, come far scappare una  donna”.

Ricordatevene nelle vostre scelte d’abbigliamento, anche se pure su questo punto il romanzo riserva delle sorprese.

Trappola d’ardesia è edito da Delos Crime e si trova in formato digitale su tutti i principali negozi online.