Mi piace il presepe

Sarà la mia formazione religiosa, sarà che sono meridionale, sarà che preferisco l’arte tradizionale a quella contemporanea, ma il presepe mi piace tantissimo. Simpatici gli ometti di neve con la sciarpa, per carità, anche se il proprietario della sciarpa probabilmente non è della stessa opinione. Simpatiche le renne sorridenti (sorriderebbero di meno se vedessero lo zampone e il cotechino che orna le nostre tavole per non parlare del cappotto nuovo scamosciato). Anche le candeline, così romantiche, le palline sparse, i nastrini fanno la loro bella figura, non dico di no. Però, però, sono oggettini carucci ma senz’anima, decorazioni senza personalità. Babbo Natale poi prima di riacquisire un briciolo di dignità dovrebbe togliersi il vestito imposto dallo sponsor e tornare a vestirsi di verde, come era il vero Santa Nicolaus.
Il presepe è carico di anima, quella del pastore con la pecora sulle spalle, quella del mugnaio condannato da sempre sulla montagna più lontana (per via del profilo del mulino, che dona molto romanticismo al panorama,il mugnaio è condannato a stare fuori dal borgo del presepe per editto), quella del mercante sul carretto e della lavandaia materna. E poi il fiume con i fogli d’alluminio, la neve fuori posto (Betlemme non è sulle Alpi, suvvia!) Per non parlare ovviamente della Sacra Famiglia, del bue e dell’asinello, e dei poveri Re Magi, poveri perché tenuti nascosti nella credenza fino all’Epifania e tirati fuori per poche ore di celebrità. Stanno vicino al Redentore, al centro della scena, ma il pomeriggio del 6 il presepe si smonta, e a loro tocca aspettare un altro anno.
Mi piace, il presepe.