Sabrina Ferilli ? una cozza

Ho letto recentemente su un giornale free-press che c’è chi ha definito Sabrina Ferilli una cozza.
Chi mi conosce sa che sono un ammiratore di lunga data della signora Ferilli (spero però torni presto al cinema, le fiction – a parte Montalbano – mi annoiano). E condivido pienamente questa definizione: Sabrina Ferilli è un cozza. Lo penso e lo ribadisco perché lo ritengo un complimento straordinario. Sarà che sono nato vicino a Taranto, sarà che in fondo all’anima rimango fondamentalmente un cozzaro, ma non capisco perché dare della cozza ad una signora debba assumere un valore spregiativo.
La cozza è slanciata ed elegante nella sua figura affusolata e nera (il nero è sempre chic), non punge, non graffia, racchiude un alone di mistero, non si offre facilmente, richiede di essere dischiusa con pazienza. Quando si apre, è vero, dona tutto il suo carico di piacere straordinario. Può essere presa cruda, senza troppe precauzioni, e allora si raggiungono vette di libidine indicibile, però si rischiano tre giorni di dolori e una milza gonfia come un’anguria se va bene. Oppure si può prendere cotta, lavorata, arricchita, trasformata: è buona lo stesso, meno appassionante ma garantita da una conoscenza più approfondita.
Cosa si può dire di meglio ad una donna se non suggerirle con ammirazione che è una cozza?