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Babel

Lento come una vecchia tartaruga che si sgranchisce le gambe, pesante come una pizza con uovo tonno e melanzane fritte, insopportabile come il conoscente che ti parla di gruppi afro-jazz-funky sconosciuti e di guarda sbarrando gli occhi quando affermi di non avere idea di chi diavolo stia parlando.
MI riferisco ad un un film, lento, pesante e insopportabile: Babel. Un film che è piaciuto tanto ai critici, e che infatti ha vinto a Cannes. Ma i critici di mestiere guardano film. Finito questo ne vedono un altro. Loro non hanno l’angosciante consapevolezza di aver sprecato due ore e mezza della nostra breve volatile vita aspettando una cacchio di ambulanza che non arriva mai in uno sperduto villaggio del Marocco.
Per carità, capisco che ai critici sia piaciuto. Già sento le loro vocì: osserva il lento movimento della macchina che accompagna il distaccamento dell’uomo e ne evidenzia lo stato confusionale. Apprezza il cromatismo così freddo e blu in alcuni momenti e così intensamento rosso e avvolgente in altri. Apprezza la fotografia che ritaglia i personaggi come se fossero sagome su uno sfondo che non gli appartiene. Cogli i riferimenti colti e incrociati che sottolineano i parallelismi tra storie di identità lontane e pure così intrinsecamente legate. E via discorrendo. BALLE.
Mi piace il cinema d’autore, un film può anche essere lento, senza però stritolare, maciullare e compirmere fino allo spasimo i testicoli dello spettatore. Ti sto dedicando due ore e mezza di vita, regista d’autore dei miei stivali, meritateli, invece di indulgere su un panorama desertificato come lo stato d’animo di un io distante che piace tanto ai critici ma a me mi fa cadere le braccia a terra.
E non solo quelle.

Tu da che parte stai?

Fassino ieri ha partecipato alla manifestazione dei pensionati contro la finanziaria.
Per "ascoltare" avrebbe detto a chi gli faceva notare che quella era una manifestazione contro il governo che sostiene. Per carità, gli ondivaghi sono una parte consistente della popolazione: ma in questo caso non si tratta di un repentino cambio di idea, ma di un imbarazzante tentativo di tenere il piede in due scarpe, che poi è il peccato originale di questo centrosinistra.
Vuole rilanciare lo sviluppo e taglia dove può, parla di rispetto per l’ambiente e spinge per attivare i rigassificatori, sostiene di difende la giustizia e svuota le carceri, proclama di tassare i suv perché inquinano e poi fa una lista di eccezioni per cui a essere tassati saranno solo le finte navicelle spaziali dei luna park.
Non si può essere di destra e di sinistra, accontentare imprenditori ed operai, votare la finanziaria e sfilare per i cortei. Il piede va tenuta in una scarpa: possibilmente – sarò retorico? – una dei grandi magazzini, e non una griffata in coccodrillo.
Fate una cosa, e fatela bene. E date un ministero qualunque a Fassino così la smette di sfilare…