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Tutta colpa dell’articolo 18

Io temevo che gli investitori esteri non spendessero in Italia perché spaventati da uno dei sistemi di tassazioni sul lavoro più alto al mondo.
Credevo che il fatto che anziché un libero mercato ci sia una serie di monopolisti più o meno garantiti nei loro ambiti d’azione e un antitrust che ha praticamente gli stessi poteri di Afrodite A (e se non avete mai visto Mazinga Z cercate su Wikipedia) li tenesse lontani.
Sospettavo poi che anche l’opacità dei rapporti tra certa politica e certa criminalità ci rendesse meno appetibili.
E forse, pensavo, forse il fatto che i dirigenti delle aziende private in Italia hanno quasi sempre il cognome uguale al nome dell’azienda non aiuta.
Invece no.
Sbagliavo.
I professori ci hanno spiegato che gli investitori esteri non investono perché c’è l’articolo 18 che impedisce i licenziamenti.
Che poi non deve essere neppure questo granché questo articolo se negli ultimi anni i licenziamenti sono stati centinaia di migliaia.
Però adesso lo tolgono, così saremo più competivi rispetto ai cinesi o ai cittadini del terzo mondo.
Ora, per essere davvero competivi sul mero piano della riduzione dei costi rispetto a certi mercati del sud-est del mondo dovremmo lavorare 18-19 ore al giorno, eliminare le ferie, far lavorare i bambini.
Voi forse non ci avete mai pensato, ma state sicuri, i professori sì.

Novità dalla Fiat…

  1. Dopo la vittoria al referendum, la Fiat sta preparando gli investimenti che erano stati promessi. Sono già partiti gli ordinativi di catene, fruste e pungoli, anche se non è ancora chiara la loro funzione organizzativa.
  2. Con il nuovo contratto i lavoratori della Fiat potranno lavorare di più e produrre più alacremente. L’importante è non fargli sapere che stanno fabbricando Stilo, Idea o Croma

Regali natalizi

Lui si aspetta un cellulare di nuova generazione, con la tv incorporata e un software per la gestione del bilancio familiare che pernette di pianificare gli investimenti alla fermata dell’autobus. Ha fatto a lunga la corte a quel cellulare, ha lasciato in giro le pubblicità, i volantini dei centri commerciali aperti sempre sulla pagina di quel telefono, persino le fotocopie del manuale di istruzioni prestato da un conoscente.
Lei gli regala una cinta. Firmata, che costa più del cellulare, è in pelle pregiata. Una cinta.
Lei si aspetta un paio di orecchini con topazio. Ha già l’anello e la collana, le mancano solo gli orecchini per completare il set, li vuole, l’ha scritto sulla lavagnetta in cucina, nello screensaver del computer e ha persino gridato orecchini l’ultima vola che hanno fatto l’amore.
Lui le compra un palmare con gli esercizi per la ginnastica pre-caricati. Costa il doppio degli orecchini.
Lui si andrà a comprare il cellulare prima della fine del mese, lei ha già indossato gli orecchini che si è comprata da sé alla festa di Capodanno.
Morale: se volete risparmiare, niente sorprese a Natale.