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Il travaglio usato

Non è che io abbia una visione romantica del lavoro, per cui uno debba trovare motivazioni esistenziali dietro quello che fa per portare a casa lo stipendio: si lavora e basta. Non è che mi aspetti di trovare la poesia del sentirsi realizzati, l’attaccamento ai propri strumenti, la propria esistenza proiettata in quello che si produce. Però che cacchio, un minimo di coerenza: se fai il medico cerca di curare bene le persone, se sei scrittore cerca di scrivere con attenzione, se fai il muratore costruisci pareti solide. Ieri ho visto un netturbino che guidava uno di quei camion rumorosissimi che svuotano i bidoni della spazzatura con una gru. Già li odio perché mi svegliano ogni mattina facendomi sobbalzare e gridare all’invasore, ma questo è un altro discorso. Mentre la gru faceva il suo dovere, il tizio ha finito la sua sigaretta e ha buttato il mozzicone dal finestrino. Per terra. Insomma, la scena mi ha infastidito. Forse se la spazzatura si raccogliesse ancora con le scope, anziché seduti comodamente in un camion, non si sarebbe comportato così, il cafone. Ma non è colpa dei netturbini: se gli scrittori dovessero lavorare di polso o per lo meno con la macchina da scrivere (e lì se sbagli non cancelli), forse scriverebbero meno cavolate, e se i medici dovessero preparare i composti curativi, forse li prescriverebbero con meno facilità. So quello che mi direte: è il progresso, baby, ci stiamo muovendo. Ma non so se stiamo andando avanti.

Il giorno pi? lungo

I primi a fare casino sono sempre i piedi, da sempre la parte più proletaria e battagliera dell’organismo: alzi la mano chi si ricorda di avere avuto male negli ultimi tempi alle orecchie, alle anche o ai polmoni. Quelle sono parti sottomesse e servili, i piedi no, i piedi si lamentano e fanno male. Dicevo, i primi sono stati i piedi, a lamentarsi della scarsa frequenza con cui il sangue li riforniva di ossigeno. Tanto hanno fatto che mi sono svegliato, in effetti mi sono accorto che erano gelati, e mi sono domandato se per caso non si fossero bloccati i riscaldamenti. Ma è ancora prestissimo, posso dormire ancora, maledetti piedi, li muovo un po’ per riscaldarli senza esagerare che non voglio dormire del tutto. Un paio d’ore dopo sono in piedi, in un silenzio irreale. Sarà che da qualche tempo vivo da solo, ma un silenzio così non me lo ricordavo. Non si sente passare la maledetta macchina che pulisce le strade la mattina presto e fa più baccano di una sfilata rave, al piano di sopra non hanno ancora cominciato a spostare i mobili (o uno dei coniugi c’ha l’amante e ogni notte lo nasconde nell’armadio, o vivono tutti in divani letto che hanno bisogno di essere oliati, o vivono tutti nell’armadio, non vedo altre spiegazioni). Vado in bagno, cacchio se fa freddo se n’è accorto anche lui e protesta pigramente perché non apprezza questa boccata d’aria fresca, l’acqua calda fa una condensa che sembra un geyser
Mi avvio pigramente a fare colazione, sembra domenica mattina, che strano, ma non è che è davvero domenica e ho dormito cinque giorni di fila, apro finalmente la finestra, capisco…
M***a, nevica. Cioè, non è che nevica m***a, ma è come se lo fosse, bastano pochi centimentri a mandare in tilt la circolazione bolognese. Ci metterò due ore ad arrivare in ufficio. Sarà un lungo, lungo giorno.

Quesito spinoso

C’è un quesito spinoso che mi rode in questi giorni.
Del televisore, ormai, non si può proprio fare a meno, e se si vogliono evitare i reality show, si può sempre usare per guardare i dvd. Appunto: anche il lettore dvd è un oggetto sempre più diffuso. Poi c’è il vecchio videoregistratore, ancora comodo per registrare i programmi interessanti che la Rai manda di notte. Forse bisognerà sostituirlo con un dvd recorder, ma c’è ancora tempo. Non sarebbe male avere un decoder digitale satellitare per vedere i canali digitali stranieri e non (quelli della Rai sono ottimi, di gran lunga superiori al pattume generalista). E quello terrestre? Ha un che di berlusconiano, è vero, averlo in casa è come essere corresponsabile dell’ostinata presenza di Fede nell’etere, però, però, qualche canale gratuito comincia a farsi largo, e poi, a patto che funzioni, 3 euro per una partita di calcio (con la 7, giammai Mediaset) almeno una ogni tanto, non sono tanti…Se fai la connessione a Fastweb ti regalano la tv via cavo, c’è poco e niente ma qualcosa c’è, solo che ci vuole un altro decoder.Per non parlare poi dei maniaci (come il sottoscritto) a cui piacerebbe avere anche un bel amplificatore per ascoltare la musica e vedere i dvd con cinque canali.
Il quesito è: per mettere tutta questa roba in casa, rinuncio al letto e dormo in poltrona, o sacrifico il forno e mangio d’asporto tutta la vita?

Schermo nero

In autobus sempre più spesso ci sono schermi digitali con il tipico sfondo nero e una scritta bianca lampeggiante; nei centri commerciali ci sono console con joystick tristemente appesi e lo stesso identico schermo nero; mi è capitato di vederlo anche sul terminale di un impiegato postale, per non parlare dei totem informativi. Sto parlando della schermata di Windows in tilt, o in crash come si dice in gergo. Le molteplici versioni di Windows variano, si adattano all’ambiente, si aggiornano e si ramificano, ma finiscono inevitabilmente per piantarsi tutte alla stessa maniera. Siano ad alta risoluzione o 3d, al plasma o catodici, anche per i computer esiste una livella nera…

Motor Show?

Lo chiamano Motor Show, lo spettacolo dei motori, come se quattro pistoni, un cinghia e dei bulloni potessero in qualche misura risultare spettacolari. Sto esagerando, è vero, il termine motor si riferisce più genericamente ad auto e motovetture che possono in taluni casi risultare spettacolari, specie agli appassionati. Il sospetto che tutto sommato non suscitino tutta questa attrazione resta, però: se sono sufficientemente spettacolari loro, a che serve il corredo di donnone seminude, personaggi televisivi, radio e discoteche ambulanti? Si va al Motor Show per le auto o per l’eccitazione di un meraviglioso cappellino con su scritto “Gomme da Gigi&Pippo” conquistato dopo ore di battaglie e attese? Interessano le carozzerie delle auto o quelle ben più esposte delle modelle? Ma il punto non è questo, sono stato una volta al Motor Show e mi è bastato, orde di quindicenni provenienti da chissà dove che urlano tutto il tempo “faccela vedé faccela..”, saltano al ritmo del dj Molto Fico, passaparola di gente che ha visto passare il calciatore, il pilota, il presidente, Jeeg Robot. Il punto è che mentre si festeggiano auto e moto, il vero Motor Show si celebra fuori, nella tangenziale intasata, nella viabilità impossibile, nelle strade completamente intasate dai visitatori. Altro che colline verdi e deserti incotaminati, è qui che circoleranno le belle auto in mostra, in questo inferno di clacson e abbaglianti…

Volontari e mercenari

Siamo tutti volontari e mercenari, se ci fate caso. Siamo volontari quando facciamo un favore ad un amico, quando facciamo la raccolta differenziata o aiutiamo il prossimo: non abbiamo nulla in cambio (specie se si tratta di un’amica e il favore era interessato, ma questo i miei lettori maschietti lo sanno bene). Però lo facciamo, e spesso ci fa sentire meglio. Chiaro che poi ci sono i volontari “professional”, quelli membri di associazioni che tutelano l’ambiente, i diritti umani, i poveri, gli animali, o che animano il quartiere. Ma siamo anche mercenari: non terremmo legato ben saldo il nostro fondoschiena alla sedia dell’ufficio se non fosse per un concreto e altrettanto saldo ritorno monetario.
La differenza sta nelle percentuali: mercenario 70% del tempo volontario 30% mi sembra un giusto compromesso; ma ci sono anche i mercenari al 100%, quelli che se li inviti da qualche parte prima di chiederti dove ti chiedono se si paga, quelli che si tatuano un favore fatto e richiedono il ritorno con gli interessi ogni volta che ti vedono. Volontari al 100% lo siamo stati, quando da bambini potevamo fare quello che volevamo, perché era la volontà, appunto, a contare, e non la merce. Sembra che anche molti imprenditori abbiamo riscoperto – a modo loro – la bellezza del volontariato, visto che tra stage, tirocini, cocopro e apprendistati, hanno ormai più volontari che dipendenti…