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Milaaaan! Milaaaan! Sempre con te…

Gli amici milanisti sono caldamente invitati a non proseguire la lettura di questo post. Anzi, di questo post-post: post-eliminazione. Non cominciate con la farsa del fare il tifo per le italiane sempre e comunque, come se Kakà e Shevcenko fossero di Sassari e Matera. Non sono stato io a pubblicare in piena campagna elettorale pagine e pagine pubblicitarie sui trionfi del Milan e del suo presidente. Non sono stato io a chiamare un partito scippando lo slogan di milioni di tifosi. Ma sono stato coinvolto in questa bagarre calcio-politica, e tutte le volte che il Milan perde non posso fare a meno di provare un brivido di piacere.
Certo, direte voi milanisti, il Milan non ha perso: sarebbe più giusto parlare di pareggio, con un netta vittoria nella seconda partita anche se non segnalata dal gestore della giustizia calcisitica in giacchetta nera di chiara matrice comunista. Una legge che permettesse di ricusare l’arbitro assegnerebbe il gol al Milan; e un’altra legge sull’annullamento delle partite contestate cancellerebbe il risultato della partita di andata. Quindi, se fossimo in un paese liberale, il Milan sarebbe in finale. Pecorella ci stava già lavorando, ma la legislatura è finita prima che potesse completare l’opera.
Cribbio!

La fine della democrazia

Come al solito le televisioni chiacchierano di politica in maniera quasi esclusivamente autoreferenziale (conferenza stampa del premier si o neo, Prodi cambi gli occhiali, Berlusconi cambi parrucchino e via discorrendo) e si trascurano dettagli terribilmente importanti. Ve lo ricordate Totò che gridava al megafono “Votantonio votantonio votantonio”? Per i più giovani, vi ricordate i manifesti elettorali con i faccioni dei candidati alla camera e al senato? Dove sono finiti? La televisione, impegnata in fattorie e grandi fratelli, non ve lo dirà. Non ci sono più. Semplicemente perché , con un colpo di spugnao degno di un regime totalitario dolce come quello attuale, sono stati cancellati dall’ultima legge elettorale. Peggio: è stata cancellato il diritto, per l’elettore, di votare questo o quel candidato. Noi potremo votare solo il partito: chi sarà eletto l’hanno già deciso loro, presentando la lista dei candidati che entreranno in parlamento a seconda della posizione in classifica stabilita dalle segreterie. Non solo non potremo scegliere tra più candidati dello stesso partito (diritto ahimè cancellato già in passato), ma non sapremo neanche per chi stiamo votando. Una volta i bolognesi eleggevano i loro parlamentari, e i romani i loro, e i palermitani i loro. Non è più così. Perché? Perché con la vecchia legge un partito con uno straordinario potere di seduzione televisiva ma con candidati pregiudicati impresentabili non sempre riusciva a farli eleggere. Tra i 2 e i tre milioni di elettori, è stato dimostrato, non votavano questo partito perché sì, ne apprezzavano gli spot e le convention, ma non riuscivano a fidarsi di quel brutto ceffo del candidato. Con la nuova legge il problema non c’è più: si vota lo spot, la convention, il logo: il brutto ceffo è nascosto dietro. Il parlamento è già stato eletto, di fatti: noi possiamo solo confermare le scelte dei partiti. Antonio La Trippa non potrà più fare campagna elettorale: sarà eletto solo se il suo partito l’ha deciso un mese prima. Forza, Italiani, scegliamo di andare avanti.

Siamo sull’orlo del baratro, tanto vale fare l’ultimo passo…

Una campagna assorbente

Difesa dei diritti delle donne! Emancipazione! Diritto alla sicurezza e alla libertà! In una campagna elettorale scialba in cui neppure i pubblicitari sembrano credere, ho visto stamattina un manifestino che mi ha fatto pensare: caspita! Che la sinistra si sia risvegliata? Che ci sia un partitino che ha deciso di riprendere i temi cari della sepolta battaglia femminista? Niente di tutto questo. Trattasi di una pubblicità di un prodotto per l’igiene intima delle donne nei loro giorni particolari.
Altro che battaglia su tema avvolgente, qui siamo alla battaglia assorbente…

Campagna elettorale

Siamo ormai in campagna elettorale, questo è evidente. Lo capiamo perché i politici cominciano a sfilare (alcuni attraversano le piazze colme di studenti con il medio alzato: a questo siamo arrivati). Perché declassano la comunicazione a insulto gratuito; perché si mostrano più preoccupati di mantenere la poltrona fra qualche mese che del destino di un paese che sta affogando (e non nell’acqua, magari: stiamo affondando in un mare di…melma). Perché questo bell’inizio nazional demagogico? Il presidente operaio, casalinga, anziano, giovane, ha caricato le batterie: quella che vedete è una foto che ho scattato stamane a Bologna.

Anche la guerriglia semiologica, come la chiamava Eco negli anni settanta, non si è fatta attendere: ecco la risposta. Ne vedremo delle belle